Cappella di S.Giovanni Evangelista
L’altare dedicato alla Beata Vergine e a San Giovanni Evangelista, che occupa l’estremità del transetto sinistro, come quello della parte opposta apparteneva al duca Amedeo VIII di Savoia. Non sappiamo per quale motivo egli se ne sia privato e lo abbia ceduto a Benvenuto Bertone de’ Balbis, figlio di Aimonetto, né conosciamo l’anno esatto in cui ciò sia avvenuto.
La prima descrizione di questa parte della Collegiata è quella della visita apostolica di mons. Angelo Peruzzi (1584), la quale la dice “tota picta”, cioè interamente dipinta, ma priva della pala dell’altare. La pala era assente proprio perché le pareti, anche quella attorno all’altare, erano completamente affrescate. Ma il vescovo dispose ugualmente di procurarla.
La visita pastorale di mons. Provana, circa cinquant’anni dopo (1632), non accenna più all’esistenza di affreschi, che evidentemente erano stati o raschiati o scialbati, ma sottolinea la presenza della pala:“Sull’altare c’è un’icona senza cornice con le immagini della Trinità, della Beata Vergine Maria e di S. Giovanni Evangelista”. Silvio Balbo Bertone l’aveva commissionata al pittore di Trino Vercellese Giovanni Crosio, allievo del Moncalvo.
In varie parti di questa cappella (sull’inferriata, ai lati dell’altare, in cima all’ancona neogotica) compare ancora lo stemma dei Bertone. A sinistra dell’altare c’è anche una lapide che ricorda Ludovico Balbo Bertone, del ramo francese di Crillon, morto ad Avignone nel 1616.
La pala reca la data 21 maggio 1622 e il nome dell’autore, Giovanni Crosio di Trino Vercellese, allievo del Moncalvo.
Nella parte centrale del dipinto, che nel lessico pittorico evidenzia una forte dipendenza dal maestro, compaiono la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista in atto di adorazione verso la SS. Trinità che, circondata da angeli, occupa la parte alta del quadro. Nel registro più basso, in un contesto edilizio che vuole ricordare la Roma antica, compare la scena di San Giovanni Evangelista che, secondo una tradizione, alla Porta Latina venne immerso in una caldaia di olio bollente restandone illeso.
La pala del Crosio è collocata al centro di una decorazione architettonica di stile gotico-fiammeggiante dipinta dal torinese Gabriele Ferrero nel 1877 in occasione del restauro generale del Duomo.
In quella stessa circostanza un altro torinese, Enrico Gamba, ai lati dell’ancona dipinse le figure allegoriche della Carità e della Religione: due dipinti che fanno pendant con quelli della Fede e della Speranza, dello stesso autore, che fiancheggiano il dirimpettaio altare del transetto destro.
Sulla parete sinistra ha recentemente (2005) preso posto un quadro dipinto nel 1815 per la cappella di Santa Croce da Giovanni Vacca (l’opera è datata e firmata) raffigurante la regina Elena, madre di Costantino, e il vescovo di Gerusalemme, S. Macario, nel momento in cui sul Golgota viene disseppellita la vera Croce di Cristo.
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