Cappella della Risurrezione
Dei documenti antichi, alcuni chiamano questa cappella “delle Cinque Sante Vergini”, altri “delle Sante Brigida e Felicita”, altri “di Santa Brigida”.
Vi si apriva una porticina che metteva in comunicazione l’esterno e l’interno della chiesa: molti la usavano per comodità preferendola all’ingresso principale ma creando un traffico che disturbava le celebrazioni liturgiche. Motivo per cui nel 1584 mons. Angelo Peruzzi, vescovo di Sarsina, in occasione della sua visita apostolica ordinò di sopprimere la cappella.
Piuttosto che sopprimere la cappella, il Capitolo preferì chiudere la porticina e cedere la cappella ai Bonaudo di Mombello i quali la dedicarono alla Resurrezione del Signore.
Sull’altare i Bonaudo collocarono l’omonima pala di Giovanni Crosio, discepolo di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo.
Non si conosce la data esatta di esecuzione di quest’opera, che comunque è anteriore al 1632 visto che ne fa menzione la visita pastorale di mons. Provana, avvenuta in quell’anno: “ (Il vescovo visitatore, ndr) … vide che l’altare… intitolato alla Risurrezione di Nostro Signor Gesù Cristo, di Antonio e Francesco Bonaudi, era abbastanza fornito di tutto… con un’icona bellissima dalla cornice dorata…”.
La scena è dominata dalla figura di Cristo. L’agitarsi delle vesti, il sottolineato sbigottimento dei soldati, il volteggiare degli angioletti le conferiscono vivacità e drammaticità. Pacato ed estatico è invece l’atteggiamento di San Francesco e della Maddalena. Il Crosio vi conferma il suo legame con la “maniera” del Moncalvo ma se ne distingue per maggiori plasticità delle figure, complessità di composizione e vivacità del colore.
Il bel dipinto è impreziosito da una splendida cornice. Il Bosio fa notare che tutt’attorno, nella parte più interna, vi sono scolpiti i gigli di Francia alternati con i nodi di Savoia, attribuendoli al fatto che la cornice “pare fosse dono di Madama Reale Cristina”
Sulla parete sinistra della cappella ha recentemente preso posto il grande quadro che fino al 1981 fungeva da pala d’altare nell’attigua cappella dei Santi Lorenzo e Martino e che fu asportato per restituire visibilità agli affreschi sottostanti.
Nel quadro, un tempo attribuito al Moncalvo, compaiono la Madonna fra uno stuolo di puttini e i due Santi che la venerano nell’atteggiamento rapito caratteristico dei Santi del Moncalvo. In secondo piano sono rappresentati il martirio dell’uno e il gesto di donare il mantello al povero dell’altro. Il restauro del 2001 ha riportato alla luce la data di esecuzione, il 1622, e la firma del vero autore: F.F., cioè Francesco Fea, il chierese allievo del Moncalvo, che rispetto al Crosio dimostra più dipendenza dal maestro, maggiore staticità delle figure, meno vivacità di colori.
© Tutti i diritti riservati ©
Vietata la riproduzione, anche parziale, senza autorizzazione scritta