Il presbiterio, il coro, la navata centrale
Il presbiterio e l’altar maggiore, originariamente dedicati a San Giorgio, erano di patronato della famiglia Villa di Villastellone che all’inizio del Quattrocento aveva promosso e finanziato la ricostruzione della chiesa. Vi erano le statue di San Giorgio e di San Francesco, e ad un certo punto vi fu collocato anche la pala raffigurante San Giorgio a cavallo che (racconta Antonio Bosio) in passato si trovava nel palazzo municipale e che il Comune di Chieri donò alla chiesa.
All’inizio dell’Ottocento la pala venne sostituita con quella della Risurrezione, proveniente dal soppresso monastero delle Clarisse.
Il presbiterio, il coro e la navata centrale sono i settori nei quali è più evidente l’intervento promosso alla fine del secolo XIX dal parroco don Giuseppe Olivero, mirante a dare alla chiesa un nuovo volto in chiave neogotica e liberty.
GUGLIELMO CACCIA (Il Moncalvo), La Risurrezione di Cristo e i Santi Francesco e Chiara d’Assisi (1615 ca.)
Questo quadro, collocato nell’abside con funzione di pala dell’altar maggiore, non è stato dipinto per questa chiesa ma proviene dalla cappella dell’ex monastero di Santa Clara, soppresso in seguito al decreto napoleonico del 16 agosto 1802: il parroco di allora, don Emanuele Borelli, lo ottenne dal Demanio insieme all’altare (nel 1909 sostituito con quello neogotico esistente) e ad altri elementi di arredo.
È un’opera di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, eseguita in uno dei periodi nei quali l’artista visse e lavorò a Chieri: forse attorno al 1615, quando era impegnato nella decorazione del presbiterio e del coro della chiesa di San Domenico.
È un dipinto caratterizzato da colori particolarmente brillanti e da un accentuato movimento, inusuale nelle opere del Moncalvo: Cristo sembra balzare dal sepolcro; attorno a lui un volteggiare di angioletti; i soldati sono raffigurati in preda al panico.
Diversa e contrastante con il resto dell’opera è l’atmosfera che regna nella parte sinistra del registro inferiore, dove i Santi Francesco e Chiara d’Assisi sono raffigurati in atteggiamento di serena ed estatica contemplazione.
ANONIMO, Angeli (sec. XVII)
Nell’abside, sotto la pala della Risurrezione e sopra gli stalli lignei del coro, compare un dipinto seicentesco di raffinata fattura: un quadro oblungo sul quale sono raffigurati cinque angioletti che sorreggono un lungo cartiglio con su scritto: “Psalm. CL. Laudate Deum in choro et organo”: una frase che costituisce la sintesi di due versetti del salmo 150 e che voleva essere un’esortazione per i frati che si radunavano per la recita dell’Ufficio Divino.
PANGELLA VINCENZO, Decorazione geometrica e floreale (1900 ca.)
A questo decoratore chierese, conosciuto anche per interventi nel Duomo e nella chiesa di San Domenico, appartenente ad una famiglia di decoratori (si conosce anche un Giuseppe e un Pietro Pangella), si deve la decorazione geometrica e floreale che copre interamente le pareti del coro, del presbiterio e della navata centrale, gli intradossi degli archi e i costoloni delle crociere delle volte (queste ultime dipinte di azzurro stellato).
KIRCHMAYR ANGELO, Angeli musicanti, San Tommaso d’Aquino, Sant’Antonio da Padova, San Francesco d’Assisi, San Stanislao Kostka (1899 ca.)
La parte figurativa della decorazione di fine Ottocento e inizio Novecento si deve ad Angelo Kirchmayr.
A lui si deve la teoria di angeli musicanti che occupa la zona alta dell’abside, del presbiterio e della navata centrale. Sulla volta dell’abside essi sono raffigurati assisi sulle nubi; lungo la navata sono in piedi ai lati delle finestre.
Sulle pareti del presbiterio il Kirchmayr ha firmato anche le quattro tele che raffigurano: a destra San Francesco d’Assisi (nel momento in cui riceve le stimmate) e San Stanislao Kostka; a sinistra sant’Antonio da Padova e san Tommaso d’Aquino che dagli Angeli viene cinto con il sacro cingolo.
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