L’altar maggiore, le volte, la controfacciata
ANTONIO CERUTTI FEA. Annunciazione (olio su tela, cm 230×165, 1646).
L’altar maggiore fu ricostruito in marmo nel 1775 su disegno dell’architetto chierese Giuseppe Michele Vay in sostituzione di quello originario in laterizio.
Sopra di esso è collocata una pala del chierese Antonio Cerutti Fea, fratello di Giovan Francesco. I due artisti erano nipoti di Francesco Fea, allievo del Moncalvo, essendo nati da una figlia del pittore e da Gasparo Cerutti. Cresciuti alla scuola del nonno, ne avevano adottato il cognome, evidentemente per sfruttarne la popolarità.
La paternità di Francesco Fea nei confronti di questa pala è garantita dalla sua firma, notata per la prima volta da Secondo Caselle, che si legge sulla base dell’inginocchiatoio della Vergine. Insieme alla firma c’è la data di esecuzione: 1646. Il che significa che questa pala fu eseguita, probabilmente su commissione dei coniugi Montuto, fondatori dell’Orfanotrofio, per l’altare della chiesa originaria e da quella trasferita nella chiesa settecentesca.
Il soggetto del dipinto, l’Annunciazione, si deve al fatto che il fondatore aveva espresso l’intenzione di voler erigere l’Orfanotrofio “ad onore e gloria di Dio e della Vergine Annunciata”. Donde la dedicazione della chiesa e, di conseguenza, dell’altar maggiore.
Maria, in sontuose vesti e sotto un baldacchino, vi è rappresentata inginocchiata e nell’atto di leggere un libro (probabilmente la Bibbia). Davanti a lei l’Arcangelo Gabriele è rappresentato in posizione dominante e nel gesto di indicare con la mano destra il cielo: a significare la provenienza del suo incredibile messaggio. Nella parte alta del quadro, in uno squarcio delle nubi, compare la colomba dello Spirito Santo.
La Vergine è raffigurata e con gli occhi fissi sul Libro Sacro, forse a significare fiducia nella Parola di Dio anche di fronte ad un annuncio incomprensibile. Fra i due protagonisti compare il tradizionale giglio, simbolo di purezza. Sul pavimento due colombe (ulteriore simbolo di candore e innocenza).
Dal punto di vista stilistico il quadro denota il persistere del linguaggio del Moncalvo che Antonio Cerutti Fea ha assorbito nella bottega del nonno.
GIOVANNI MASSOGLIA. I quattro Evangelisti (1904-1905)
Nel 1904-1905 la decorazione della chiesa venne interamente rinnovata sotto la guida di Giovanni Massoglia, il poliedrico artista (ingegnere, architetto, scultore, pittore, intarsiatore, ecc.), in altre arti autodidatta ma come pittore cresciuto alla scuola di Enrico Reffo nel Collegio degli Artigianelli e di Alberto Gamba presso l’Accademia Albertina.
Egli si servì di diversi collaboratori (i fratelli Borgogno per la decorazione della navata, i fratelli Gianoli per gli stucchi, i Ceaglio per le indorature, Federico Siffredi per il medaglione centrale della cupola) ma volle eseguire di persona i quattro Evangelisti nei pennacchi della cupola.
FEDERICO SIFFREDI. L’ Arcangelo Gabriele (1904-1905).
Collega del Massoglia nel Collegio degli Artigianelli di Torino, e cresciuto con lui alla scuola di Enrico Reffo, Federico Siffredi fu spesso suo collaboratore nei lavori di decorazione. Sue opere si possono osservare in varie chiese di Torino, ad esempio nella chiesa dei Santi Angeli Custodi di via Avogadro, nella chiesa di Nostra Signora della Salute di via Vibò e in quella di San Giuseppe. In provincia, suoi lavori si trovano nella chiesa di Babano presso Cavour, nella cattedrale di San Donato di Pinerolo, nella parrocchiale di Favria Canavese ecc.
Nella chiesa dell’Annunziata dell’Orfanotrofio femminile Massoglia affidò al Siffredi l’esecuzione ad olio dell’Arcangelo Gabriele nel medaglione al centro della cupola.
AUTORE IGNOTO, Gesù appare a Santa Margherita Maria Alacoque (XIX sec.)
Un quadro di autore ignoto, probabilmente risalente alla fine del secolo XIX. Forse già utilizzato come pala di qualche altare, attualmente è collocato sulla controfacciata, al di sopra della bussola dell’ingresso.
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