PIEMONTE ARTE: BEATO ANGELICO, BELGIOIOSO, BURNETT, ORSI
CASTELLO DI MIRADOLO, DAL 28 MARZO LA MOSTRA DEDICATA AL BEATO ANGELICO
“Beato Angelico. Il Giudizio svelato. Capolavori attorno al trittico Corsini”
Fondazione Cosso, Castello di Miradolo
28 marzo – 28 giugno 2015
Dal prossimo 28 marzo la Fondazione Cosso presenterà nelle sale storiche del Castello di Miradolo una intima e raffinata mostra dedicata a Beato Angelico. Il Giudizio svelato. Capolavori attorno al trittico Corsini. Un percorso affascinante che racconta il dipinto di Fra Giovanni da Fiesole, il trittico con l’Ascensione, il Giudizio Universale e la Pentecoste custodito presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Corsini a Roma. La mostra è nata grazie a una fruttuosa collaborazione tra la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma, la Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Corsini e la Fondazione Cosso; la curatela è affidata a Daniela Porro, Giorgio Leone e Antonio D’Amico, che hanno voluto “svelare” il Giudizio Universale, dipinto da Beato Angelico nei suoi anni romani, intorno al 1447-’48, attraverso l’accostamento di tre fondamentali codici miniati, provenienti da due prestigiose istituzioni fiorentine, il Museo di San Marco e la Biblioteca medicea Laurenziana, e dalla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, nonché due grandi capolavori come la delicata e “piena di grazia” Madonna dell’Umiltà, in arrivo dal Museo Nazionale di San Matteo di Pisa, e le tavolette con la Nascita di Gesù e l’Orazione nell’orto, provenienti dai Musei Civici di San Domenico di Forlì.
La splendida cornice neogotica del Castello di Miradolo, a poco più di mezz’ora da Torino, immerso in un parco storico, segnalato tra le “meraviglie verdi” d’Italia nel circuito dei Grandi Giardini Italiani, apre le sue porte per ospitare questo nuovo e affascinante evento primaverile. Ogni opera rappresenta un momento importante non soltanto nel percorso di Beato Angelico come miniatore e pittore, ma soprattutto nel suo essere un frate domenicano che, attraverso l’arte, ha elevato l’anima a Dio e dipingendo ha tracciato, con somma grazia, una teologia per immagini.
La dolcezza del giovane Profeta Davide orante, colui che annuncia la venuta del Messia, quel Cristo Signore nato dalla Vergine madre e poi crocifisso, morto e sepolto per salire al Padre e giudicare tutte le creature, è il tema portante di una deliziosa mostra che sviscera i protagonisti del Trittico Corsini, proponendo un crocevia di figure, in un suggestivo e intimo confronto fra capolavori.
Anche in questa occasione, le opere sono presentate in mostra in stretto dialogo con un esclusivo allestimento multimediale, che accompagnerà il visitatore attraverso le sale espositive, tra suggestive proiezioni e una colonna sonora appositamente dedicata.
La mostra, che inaugurerà poco prima di Pasqua, si inserisce in un percorso di grande vivacità culturale per la città di Torino e il territorio, caratterizzato non soltanto dai grandi eventi di respiro internazionale legati all’Expo, ma anche all’ostensione della Sacra Sindone, per la quale giunge alla Diocesi di Torino un altro capolavoro del Beato Angelico, il “Compianto sul Cristo morto”.
Orari
Giovedì e venerdì 14-18.30
Sabato, domenica e lunedì 10-19
Chiuso il martedì e il mercoledì
Biglietto di ingresso alla mostra
Intero: 10 euro
Ridotto: 8 euro (gruppi, convenzionati, studenti fino a 26 anni di età, over 65, militari)
Ridotto dai 6 ai 14 anni: 3 euro
Gratuito: bambini fino a 6 anni di età, Abbonati Musei
ILARIA BORLETTI BUITONI A STUPINIGI
Ilaria Borletti Buitoni, Sottosegretario al Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo, ha visitato la Palazzina di Caccia di Stupinigi nella mattinata di Martedì 24 Febbraio 2015 alla presenza del Commissario Straordinario della Fondazione Ordine Mauriziano Giovanni Zanetti e del Commissario Vicario Cristiana Maccagno.
COLLEGNO, SIMBOLI E SPIRITUALITA’
“Splendore della tradizione” – Mostra di Icone contemporanee e delle sculture di Paolo Belgioioso Venerdì 13 marzo inaugurazione alle 18, alla Sala delle Arti, in via Torino 9 parco Carlo
dalla Chiesa a Collegno . La mostra continuerà fino al 5 Aprile 2015 con il seguente (orario:
mer.-dom. 15/19 )
Simboli e spiritualità: due aspetti della mostra che racchiude le opere dello scultore Paolo Belgioioso e le icone contemporanee.
Un percorso che permette di entrare in sintonia con una ricerca che unisce segno e colore, immagini stilizzate e momenti d’arte Sacra, Madonne e volti intensamente espressivi.
In questa dimensione si delinea l’esperienza di Belgioioso che, formatori all’Accademia Albertina allievo di Sandro Cherchi, è approdato a una personale definizione del soggetto: dalla sequenza delle figure scavate nella materia all’emblematica verticalità delle sculture.
Il suo discorso travalica la realtà per raggiungere una sottesa e spirituale misura creativa, per affidare al modellato la volontà di comunicare sensazioni, emozioni, intuizioni.
Una ricerca che, anche in questa occasione, rivela il senso di una
puntuale e interiorizzata visione e risoluzione tecnica.
E insieme a Belgioioso, si possono vedere le icone contemporanee della scuola d’iconografia dell’Abbazia di Maguzzano, di tavole che raccontano della «Vergine in trono», della «Pentecoste» e della presentazione di Gesù al tempio. La leggerezza dell’impianto compositivo, i fondi oro, il candore del Bambino, sono momenti di un linguaggio sensibile e meditato.
Angelo Mistrangelo
ALBA,WALL OF SOUND GALLERY: MOSTRA FOTOGRAFICA “DAVID BURNETT. NON SOLO BOB MARLEY”
David Burnett è un fotoreporter con più di 40 anni di esperienza in 80 paesi, uno dei più importanti testimoni visivi del nostro tempo. Ha vinto praticamente tutti i premi possibili in ambito fotogiornalistico, incluso “World Press Photo of the Year” (1980). In un recente numero della rivista “American Photo”, il suo nome spicca tra le “100 personalità più importanti della fotografia”. Burnett è stato l’ultimo fotoreporter a documentare il conflitto in Vietnam per la rivista “Life” e nel 1973 si trovava in Cile durante il colpo di stato dei militari di Pinochet che destituì Salvador Allende. Ha raccolto nel libro 44 Days le sue foto scattate durante la rivoluzione khomeinista in Iran. Nel 1989 era in Germania per documentare la caduta del muro di Berlino, poi in Eritrea durante la guerra di liberazione. Burnett si è anche dedicato al mondo dello sport
fotografando tutte le Olimpiadi dal 1984 ad oggi. Ha immortalato leader mondiali e numerosi candidati alla Presidenza degli Stati Uniti, nonché tutti i Presidenti americani da Kennedy a Obama. E’ tra i fondatori dell’agenzia Contact Press Images. Ricordiamo che Burnett ha fotografato Bob Marley in due occasioni: come inviato della rivista “Time” nel 1976, in Giamaica, e l’anno dopo su invito della rivista “Rolling Stone” durante la tranche europea dell’Exodus tour. Gran parte di queste immagini è rimasto inedito per oltre trent’anni finché nel 2009 Chris Murray della Govinda Gallery di Washington le ha esposte in una mostra a seguito della pubblicazione del libro (il primo di Burnett), Soul Rebel.
Wall Of Sound Gallery – Via Gastaldi 4 – 12051 Alba (CN) Italy – tel 0173362324
TORINO, STUDIO BIASUTTI: CARLO ORSI, “BENIN”
MISSIONE GERMANA ERBA IN BENIN – Dal 5 al 19/2/2015 presso la GIAMPIERO BIASUTTI Studio d’Arte per il ‘900, Torino, Via Della Rocca 10, si svolgerà la mostra fotografica di Carlo Orsi per Cute-Project. Si
tratta di un reportage fotografico realizzato nel corso della missione di chirurgia plastica
ricostruttiva effettuata da Cute-project a N’Dali in Benin, presso l’Hopital Saint Padre
Carlo Orsi ha realizzato le sue fotografie lavorando a stretto contatto con il team medico
e infermieristico, cogliendo attimi di inarrivabile bellezza e verità. Con le sue immagini
ci descrive le emozioni di pazienti e operatori sanitari, e ci porta con lui ad osservare la
vita quotidiana intorno all’ospedale. L’artista ci racconta una difficile realtà, con intensa
maestria, riuscendo a infonderci speranza e amore per la vita.
Il ricavato della vendita delle fotografie e dei cataloghi fotografici della missione sarà
interamente devoluto a Cute- Project.
La Giampiero Biasutti Studio d’Arte per il ‘900 ospiterà gratuitamente la mostra per
sostenere Cute-Project.
Cute Project ha come obiettivo la formazione teorica e pratica del personale sanitario
dei paesi in via di sviluppo, nell’ambito della chirurgia plastica ricostruttiva, con
indirizzo specifico rivolto alla cura delle ustioni e dei loro esiti. www.cute-project.org
Carlo Orsi: Benin
Solo con uno sforzo si può costringere la macchina fotografica a mentire: è un mezzo fondamentalmente sincero: di conseguenza è assai più probabile che un fotografo si accosti alla natura in un atteggiamento di ricerca , di comunione , anziché con la sfrontata arroganza dei cosiddetti “artisti”. La visone contemporanea , la nuova vita si fonda su un approccio sincero a tutti i problemi morali e artistici (Edward Weston) (in Sontang, p. 160) .
La definizione della relazione fra il mezzo tecnico e la realtà del grande fotografo americano Edward Weston, precisa con chiarezza e intelligenza il reportage che Carlo Orsi espone ora a Torino nella galleria di Giampiero Biasutti intitolato significativamente Benin . Si tratta infatti delle riprese eseguite durante il suo ultimo, recente viaggio nello stato africano con i membri della missione umanitaria della Cute Projetct Onlus. Fotografie che hanno una ragione e una storia. Da alcuni anni Carlo si reca periodicamente in Africa per finanziare con i suoi scatti il lavoro di medici e di sanitari (che non percepiscono compenso) applicato alla chirurgia plastica ricostruttiva, soprattutto quella rivolta alla cura delle ustioni. La dottoressa Eva Mesturino dell’équipe attiva nell’ospedale N’Dali a Cotonou, in Benin, introduce nel bel catalogo della mostra i protagonisti di questa vicenda, pazienti, bambini, donne, uomini: il chirurgo torinese Daniele presidente di Cute Projetct Onlus, le infermiere Lori e Samantha, Sibi con, sul volto, i segni tipici della sua etnia, incisioni rituali come fili sulle guance, Ezio chirurgo plastico, Amadou dalla faccia bruciata coperta da un velo nero per non mostrare i bordi degli occhi completamente rovinati;Raaji e Felician operati di cheloidi, Yves un bell’uomo di quarant’anni col viso distrutto dall’acido, Eva una ragazzina di undici anni alta e magra operata di labioschisi, per citarne solo alcuni.
Volti devastati da cui emergono le orbite senza palpebre, volti coperti da bende bianche contro la pelle scura, la bocca spalancata nell’urlo sotto la medicazione delle piaghe che sfregiano la pelle , terribili ferite sui corpi dei bambini, piccoli corpi intubati, orrendi labbri leporini, vesciche infette sono ripresi dalle fotografie nette, precise, esatte di una realtà intollerabile anche solo a guardarsi. Incisive come i ferri dei chirurghi che operano a N’Dali . Sconvolgenti in ogni dettaglio. Sono l’ inequivocabile testimonianza di una realtà che Carlo, con pudore e umanità, senza compiacimento, con enorme rispetto per il dolore dell’uomo porge all’osservatore a suscitare umana pietas. La suprema saggezza dell’ immagine fotografica consiste nel dire: “Questa è la superficie. Pensa adesso- o meglio intuisci- che cosa c’è di là di essa, che cosa deve essere la realtà se questo è il suo aspetto” , scriveva Susan Sontang.
La comprensione e la compassione per le sofferenza sono infatti la cifra che segna tutto il reportage. Non solo dolore si legge però nella campagna fotografica in Benin, ma appare la tenerezza delle madri che allattano i bimbi piccoli, li cullano, attendono la visita del medico, bimbi che giocano, si riparano sotto le stie di polli, galli, galline, chirurghi in sala operatoria intenti a sanare le infermità, la felicità di medici, pazienti e della comunità, condivisa nella festa dopo le cure riuscite a dare senso e speranza all’ impegno e al lavoro.
I forti, vigorosi, teneri, lancinanti ritratti rivelano la sensibilità e l’attenzione per la figura umana che da sempre connota la fotografia di Carlo Orsi. Come si è visto, fra le sue ultime esperienze, negli scatti esposti alla mostra “Sette fotografi a Brera” aperta nell ’autunno 2014 nelle sale della Pinacoteca, o negli intensi volti pubblicati nello squisito libretto- strenna per il nuovo anno, uscito purtroppo in un numero limitato di copie. Ma nella sua fotografia compaiono pure inaspettate tangenza con la cultura figurativa ottocentesca. Mi riferisco all’inquadratura del grande albero contro cui è appoggiato un ragazzo. E’ assai vicina all’ attenzione rivolta dalla pittura della prima metà dell’ Ottocento alla rappresentazione delle piante e ripresa dalla fotografia nella seconda metà di quello stesso secolo. Di Felix Bonfils attivo in Libano è, infatti, simile ma non uguale, l’ albumina (1867-1878) Albero di Abramo a Hebron con gli uomini in piedi sotto un enorme albero.
Le senso di questo forte e profondo reportage non è tuttavia nelle immagini esteticamente efficaci ma nell’uso di una fotografia che, se non può forgiare un atteggiamento eticamente corretto, può però indurlo o consolidarlo obbligando, attraverso lo sguardo, a una riflessione su vite e realtà tanto diverse, dolorose e sconvolgenti.
Cecilia Ghibaudi