ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati
TORINO: DOMENICO TORTA, UN MENESTRELLO NEL TEMPIO DELL’OPERA
“Piccolo popolo, flebili fiabole frivole” è il titolo del quarto spettacolo che Domenico Torta, volto noto ai chieresi e docente di musica, realizza in collaborazione con il Teatro Regio. Quest’ultima fatica. che vede la luce dopo quasi tre anni di lavoro e riflessione, si potrebbe sintetizzare nell’acronimo “pp e fff” (piano pianissimo e fortissimo) come dalla grafica dei segni dinamici indicati nelle partiture tradizionali. Protagonista è il mondo dei semplici (contadini e tessitori) che fino a metà del secolo scorso ricopriva un ruolo non indifferente nel contesto rurale, e progressivamente inghiottito da una globalizzazione che ormai ha raggiunto livelli aggressivi, cancellando così “l’ultimo uomo libero”. Il veicolo, meglio dire la cultura, dell’oralità, ormai estinta, è stato ghermito dalla cultura dell’immagine appiattita sull’autoreferenzialità. Tutto faceva perno sull’oralità, qui affidata a una voce recitante, dove il significato e la forza della parola giocavano un ruolo fondamentale sempre sorretto da semplici azioni come una stretta di mano, uno sguardo, il raccconto di antiche leggende e filastrocche, i canti e i racconti degli anziani. Un insieme di elementi ormai estinti che Torta recupera con sguardo retrospettivo dove” le flebili fiabole frivole” accompagnano quasi per mano l’ascoltatore e dove la musica è di tutti in uno scenario ricco di sorprese e di atmosfere coloristiche da scoprire e indagare. Il lavoro si apre con la “Sinfonia del mondo”, una sorta di classica ouverture, dove vento, mare, fuoco e pioggia danno origine all’alba della vita.: “L’umanità imparò ad osservare e a vedere, ad ascoltare e sentire, ad immaginare e a narrare… Il riflesso di quell’immenso paesaggio fu subito musica. L’uomo col tempo, creò gli strumenti per poterlo raccontare…” Lo stesso Torta ha steso il testo delle quattro fiabe precedute da un breve prologo.
1).”L’omino e la vecchia torre”: un vecchio e acciaccato sagrestano che si arrampica in cima alla torre campanaria per far risuonare il concerto delle campane, si pone il problema di come passare le consegne, ma invano. Il campanone tacerà e l’omino se ne andrà via con discrezione
2).”Le sei principesse”: Un mago, a cui il re ha rifutato di dargli in sposa una delle sue sei figlie. escogita una vendetta, trasformando il re in una torre e le sue figlie in campane. Ad ognuna di esse viene dato un nome: Coscienza dalla voce profonda e potente; Scadenza a guardia dell’orologio, parla con tono preciso e deciso; Partenza che saluta colui che si allontana dal reame, Invadenza, la pettegola che vuol farsi sentire ad ogni costo; Intelligenza che ricorda ai bimbi l’importanza della scuola; e Urgenza rispettata e temuta dal suono insistente e penetrante. Le sei sorelle un giorno si trovano d’accordo, danzando liberamente nell’aria. A nessuno è concesso il privilegio di avvicinarsi alla loro regalità, esse vegliano sul destino degli uomini.
3).”I tre rastrelli musicanti”: alcuni vecchi musicanti nella notte chiedono ospitalità in una stalla. Una volta deposti i loro strumenti cadono nel sonno. Appoggiati al muro ci sono tre rastrelli che s’interrogano, dando così origine a un dialogo che trova soluzione nel dedicarsi solo alla musica.
4)..”E un patà”: qui i tre rastrelli comprendono che la musica appartiene a tutti e si organizzano in una corporazione di musicisti che ottiene grandi successi in Europa.
Conclusione: quale morale presente in tutte le favole che si rispettano? E vissero felici e contenti.
Oltre all’organico “classico” (archi e legni) sono presenti strumenti sconosciuti o quasi al moderno ascoltatore: omenofono (macchina del vento), talossofano (crivello o cilindro) contenente semi di granturco ben essicati, pirofano (crepitio di carta stropicciata), brocheofano (lunghi bastoni rivestiti di plastica), bronteofano, macchina del tuono (lastra rettangolare in rame). Tutti mezzi idonei per riceare il sibilo del vento, la pioggia, la risacca del mare, il tuono che sono elementi interagenti con l’organico complessivo della partitura, fatta anche di suoni che imitano i versi degli animali. La partitura, che ho avuto il privilegio di leggere in anticipo, risulta complessa e scritta con molta chiarezza e si trova allegata a un libretto con disegni circa le disposizioni scenico-strumentali. Oltre che da ascoltare anche da vedere grazie ai Musicanti, ormai collaudati strumentisti-attori .Un lavoro dove le corrispondenze non vengono elaborate musicalmente e non sono neppure importanti sul versante drammaturgico. Tuttavia, si avverte un certezza di base, ossia la presa di coscienza consapevole dell’uomo che non può più vivere un’esistenza “fuorilegge” basata su una sorta di anarchica libertà. La forma musicale è assai prossima alla geometrica perfezione, mentre le quattro fiabe potrebbero essere quattro atti che segnano, ciascuno, un evento temporale o un’evoluzione della struttura vista nelal sua totalità, Gli esiti sono originali, poeticissimi e al contempo pungenti e fulminei. Esempio di eclettismo nel senso più positivo del termine alla cui base sta una solida intelaiatura sia di scrittura che di espressione. Un dono a “tutti coloro che sappiano guardare ed ascoltatore con la semplicità del cuore di un bambino”, firmato Domeico Torta.
Torino, Piccolo Regio, piazza Castello
Venerdì 27 febbraio, ore 20.00
biglietti esauriti
Produzione Teatro Regio di Torino in collaborazione con il Museo del Paesaggio Sonoro di Riva presso Chieri
Repliche per le scuole in collaborazione con la Fondazione “Laura Cosso” del castello di Miradolo (Pinerolo)
I MUSICANTI DI RIVA PRESSO CHIERI, ARCHI E QUARTETTO DI LEGNI DELL’ORCHESTRA DEL TEATRO REGIO DI TORINO
STEFANO VAGNARELLI, violino e direttore
RANIERI PALUSELLI, percussionista solista
Testo, musica e regia di Domenico Torta