Chieri, più pellegrini che turisti. “Saranno tantissimi”, dice don Votta

Don Bosco logoC’è il turismo dei tour operator e quello, più modesto ma dai numeri altissimi, dei pellegrini per Don Bosco. Chieri, in questi (e soprattutto nei prossimi) giorni se ne accorgerà. Don Stefano Votta, moderatore dell’Unità Pastorale del Chierese che insieme a Don Eligio Caprioglio per i salesiani si occupa da mesi di questo secondo fenomeno, prova a mettere qualche punto fermo e a spiegare come mai si continua a fare confusione e a non capire quel che sta succedendo nell’anno di Don Bosco.

“A Chieri – dice Don Votta – c’è un bel movimento di turisti/pellegrini, e il flusso che già è alto è destinato a salire ancora parecchio nelle prossime settimane. Tanti sono attratti da Chieri perché ci è vissuto Don Bosco (e anche il Cottolengo, si capisce), ma sia il sottoscritto che don Eligio abbiamo fatto e facciamo il possibile per parlare ai nostri ospiti dell’arco e delle chiese, insomma anche dell’aspetto artistico. Ma per gente che viene da tanto lontano, come i 56 pellegrini provenienti dalla Siria che sono arrivati poche ore fa o quelli di Hong Kong della scorsa settimana, Chieri è e rimane la città di Don Bosco. Logico che, prima di venire, prendano contatti con la Diocesi, che poi li gira a noi.” Don Votta smorza qualsiasi polemica (“Vogliamo tutti il bene di Chieri, ci mancherebbe, e non c’è nessuna rivalità tra noi e il centro di accoglienza turistica del Comune…”) ma qualche riflessione gli viene spontanea: “Chi viene la domenica da noi e gira il centro – dice – trova quasi tutti i negozi chiusi e fatica a comprarsi i grissini o i cioccolatini di Don Bosco. Bisognerebbe fare qualcosa per questo.”

Intanto, con la Sindone che attrae a Torino altre folle di pellegrini, l’accoglienza chierese rischia di andare in tilt. “Il problema dei pullman c’è: ho chiesto alla polizia municipale di aiutarci per Via Trofarello, dove potrebbero essere riservate aree di sosta per loro. Altrimenti, non restano che i cortili di San Luigi…”

Ma che tipo di turismo è, questo dei pellegrini per Don Bosco? ‘Slow’ o ‘fast’? Da bed &breakfast o da sacco a pelo? “In tempi di crisi  come questi – dice don Votta – questi pellegrini non hanno la possibilità di concedersi il bed & breakfast. Però, c’è chi si ferma un’ora o due e chi chiede ospitalità per la notte. Ci siamo organizzati per tempo, tutte le parrocchie e gli oratori hanno collaborato e, attraverso la disponibilità di tante famiglie, siamo in grado di offrire un alto numero di posti letto, a seconda delle esigenze. Teniamo conto del fatto che, fino ad oggi, la stragrande maggioranza è costituita da adolescenti accompagnati da sacerdoti e suore. Insomma, con materassi per terra e sacchi a pelo la soluzione c’è per tutti.”

Qualche numero? “Grazie alla disponibilità delle famiglie, le parrocchie possono ospitare parecchie decine di persone. Saranno gli accompagnatori adulti, crediamo. Ma sommando tutte le disponibilità, riusciamo tranquillamente ad ospitare per dormire almeno mille persone per volta. Naturalmente, ci auguriamo che l’afflusso non sia così concentrato (e poi, in tutta la diocesi c’è disponibilità all’ospitalità), ma comunque noi siamo pronti. E nei prossimi ‘ponti’ festivi credo che dovremo lavorare molto.”