Piovà Massaia, mostra “Il Cardinal Massaia, missionario cappuccino in Etiopia”
La mostra è allestita in un locale che può definirsi storico perché si trova nell’antico castello dei
marchesi Ricci e dei conti Radicati e perché nel secolo scorso vi trovò sede il cinematografo di
cui rimane ancora il proiettore. Tutti gli oggetti esposti provengono da collezioni private, gentilmente concessi dai frati del Monte dei Cappuccini di Torino, dall’Ecomuseo del Basso Monferrato Astigiano, dai missionari della Consolata di Torino e dal sacerdote don Mebrate Dealegn che ne ha fatto omaggio direttamente dall’Etiopia. Nella loro varietà di genere e libertà di accostamento essi testimoniano non tanto episodi particolari della biografia del Cardinal Massaia quanto piuttosto forme di vita dei territori in cui egli è passato: documenti, abitazioni,
suppellettili, armi, gruppi di popolazioni oppresse, agricoltori con i loro animali, mercanti, personaggi di ceto elevato e povero; in sostanza tutto il paesaggio in cui il Massaia si è trovato a svolgere la sua missione, cercando gli umili e affrontando i potenti. Per poter coordinare la visita di questa poliedrica raccolta è utile dare qualche cenno sulla vita del Cardinale.
Nato l’ 8 giugno 1809 nella frazione La Braia di Piovà d’Asti e battezzato con il nome di Lorenzo Antonio; cresce seguendo l’esempio del fratello Guglielmo, sacerdote. Dopo aver frequentato il Seminario di Asti, indossa il saio cappuccino presso la chiesa della Madonna di Campagna a Torino il 6 settembre 1926, prendendo il nome di Guglielmo, come il fratello. Terminati gli studi e il presbiterato a Vercelli, è direttore Spirituale dell’Ospedale Mauriziano di Torino dal 1834 al 1836; insegna filosofia e teologia nel Convento di Moncalieri-Testona dal 1836 al 1846; diventa consigliere spirituale del beato Cottolengo, del futuro Re Vittorio Emanuele II, di Silvio Pellico. Intanto nel 1846 Papa Gregorio XVI istituisce il Vicariato Apostolico dei Galla in Etiopia e chiama il Massaia a reggerlo come vescovo titolare di Cassia. Lascia l’Italia il 4 giugno 1846, ma raggiunge il territorio dei Galla solo cinque anni dopo, il 21 novembre 1852 dopo aver superato difficoltà inimmaginabili attraverso il Mediterraneo, il Mar Rosso, il Nilo, la Terra Santa, l’Oceano Indiano e
il Sudan e dopo aver subito quattro esilii, prigionie e rischi di morte a causa dell’ostilità dei
governi africani. Fonda le Missioni del Galla nel Gudrò nel 1852, nell’ Ennerea nel 1854,
nel Kaffa, in Lagamara nel 1855 e nel Ghera nel 1859. Le armi della sua conquista sono
l’istruzione religiosa, le cure contro le malattie endemiche, soprattutto le vaccinazioni contro
il vaiolo per cui è chiamato l’ “Abuna Messias”. Dopo un rientro in Europa, in Francia, dal 1864 al 1866 per chiedere aiuti, compone la prima grammatica della lingua galla e il catechismo; fonda la Missione della Scioa (1868- 79) dove re Menelik II lo trattiene come consigliere e dove nel 1868 dà luogo alla importante Missione di Finfinni dove nel 1889 sarà fondata Addis Abeba capitale di tutta l’Etiopia. Il 3 ottobre 1879 l’imperatore Joannes IV decreta l’esilio del Massaia e da quel momento
termina l’eroica attività missionaria del vicario apostolico, costretto a firmare la rinuncia scritta a Smirne il 24 maggio 1880. Rientra in Italia dove vive i suoi ultimi dieci anni al convento dei Cappuccini di Frascati scrivendo i suoi ricordi africani su invito del Papa Leone XIII. Nel 1884 Leone XIII lo nomina cardinale con motivazioni di profondo riconoscimento dei suoi meriti.
Muore a san Giorgio a Cremano (Napoli) il 6 agosto 1889; la sua salma è tumulata nella chiesa dei Cappuccini a Frascati. Alla sua morte Leone XIII esclama: “ E’ morto un Santo”. Le sue memorie furono pubblicate, dopo cinque anni di faticosa stesura, in dodici volumi con il titolo: “I miei trentacinque anni di missione nell’Alta Etiopia” Una nuova edizione del testo manoscritto è stata curata del padre cappuccino Antonino Rosso e si trova su YouTube: “La testimonianza di fra Agostino Rosso” e su Google scrivendo “I miei trentacinque anni in alta Etiopia”. Alla lettura di quest’ultima edizione de “I miei trentacinque anni di missione nell’Alta Etiopia” si invita chi, avendo terminato la visita della mostra, desideri sapere di più non solo sulla vita operativa del
Massaia, ma soprattutto sulla grandezza della sua personalità spirituale, tutta segnata dall’impegno a superare gli interessi terreni per ricercare ed affermare i valori eterni che si celano nella natura dell’uomo. Non si può capire l’amore del Massaia per quelle genti sfruttate da governi prepotenti, se non si vive l’emozione della parola diretta del missionario, sostenuto solo e sempre dalla sua carità infinita, dalla sua fede assoluta. Anche nella chiesa parrocchiale, di fronte all’ingresso della mostra, il monumento marmoreo del Cardinale lo rappresenta nell’atto di scrivere le sue memorie. Altri oggetti sono esposti in una vetrina vicino alla statua, tra i quali un calice che il Cardinale
donò alla Parrocchia e alcuni estratti dei suoi scritti. Si può altresì visitare nella stessa chiesa il fonte battesimale in cui il piccolo Lorenzo Antonio ricevette il battesimo.
Orario mostra
fino al 8 – 11 – 2015
Su prenotazione al n. 349.4501408
nel mese di giugno
apertura festiva dalle 15 alle 18
Associazione Fra’ Guglielmo Massaia
piazza Don Borio, 1 – 14026 Piovà Massaia (AT) – Tel. 349.4501408
Sito web: www.fraguglielmomassaia.it