Chieri, Campagnolo (C.N.A.): quei terreni a Fontaneto non devono tornare agricoli

Claudio Campagnolo (CNA)

Claudio Campagnolo (CNA)

Area industriale e capannoni vuoti, retrocessione dei terreni su cui era prevista la costruzione di capannoni, scelte strategiche per il futuro produttivo di Chieri. Questi i temi al centro del dibattito tra imprenditori e politica, dopo che l’amministrazione, per bocca dell’assessore all’urbanistica Massimo Ceppi, ha manifestato preoccupazioni su quel che doveva essere (e al momento non è né sarà a breve) Fontaneto 3.

Claudio Campagnolo, presidente del CNA chierese, cioè della confederazione che riunisce le imprese artigiane del territorio, parte dalla storia. “Il Consorzio Fontaneto 2000 – ricorda – si è col tempo trasformato in condominio e gestisce il 1° lotto dell’area industriale. La seconda parte dell’area è costituita da un consorzio che raggruppa due lotti, quello già costruito che comprende tra l’altro la nuova Cartotecnica Chierese e quello incompleto, in zona Tetti Fasano. La situazione è ancora confusa. A mio modo di vedere, Fontaneto dovrebbe essere completamente costruita e urbanizzata. Il precedente progetto, redatto dall’ingegner Rubatto al tempo della passata amministrazione, ipotizzava un’area anche dedita ai servizi, nella quale si potessero realizzare lotti di piccole dimensioni adatti a start-up e imprese artigiane: lotti da gestire in modo condominiale, con molti servizi comuni. Si pensava in tal modo di decongestionare il centro storico inducendo le piccole attività a trasferirsi a Fontaneto, riconvertendo a residenziale i vecchi capannoni: un’operazione all’epoca vantaggiosa, perché uno vendeva il vecchio laboratorio e ci guadagnava. Ma con la crisi, il vantaggio non c’è più e serve un intervento dell’ente pubblico per creare nuovi incentivi. L’area, del resto, è urbanizzata, e sarebbe uno spreco far tornare agricoli quei terreni, che si trovano in un’area di sviluppo a cui manca al momento solo il collegamento con l’autostrada. Vero che richiedere la retrocessione non è un obbligo, ma al momento quei proprietari che hanno soltanto costi e nessuna prospettiva preferiscono una scelta del genere, per rassegnazione. Credo però che l’amministrazione dovrebbe essere lungimirante e incoraggiare chi resiste alla tentazione.”