Chieri: ‘la grande distribuzione comanda sulla politica e decide chi apre e chi no’, dice Scimone (Ascom)
“I politici non contano più nulla, quel che conta e decide è la grande distribuzione.” Le parole di Ferdinando Scimone, presidente dell’Ascom chierese, seguono di qualche giorno all’intervista rilasciata dall’assessore all’urbanistica Massimo Ceppi, che ribadisce come l’attuale amministrazione abbia ‘stoppato’ l’arrivo, nella zona di Via Padana Inferiore contigua alla BigMat, di un nuovo, grande centro commerciale a cui la precedente amministrazione non aveva posto ostacoli. Scimone, da tempo, si dice deluso dalla posizione della politica locale (tutta, senza distinzione di schieramenti) nei confronti della grande distribuzione e della sua ‘game’ di nuovi centri commerciali.
“Non mi ha sorpreso – dice Scimone – quanto ha dichiarato Ceppi: chi, come lui, ha avuto modo di leggere le carte e di approfondire, una volta insediato, certo ne sapeva più di noi. Ma non da oggi, semmai dallo scorso settembre. E allora, perché ne parla solo adesso? Perché non lo ha detto prima?
Faccio un passo indietro. La precedente amministrazione aveva deliberato un piano di sviluppo commerciale che ci aveva molto preoccupato. Fin dai tempi dell’assessore Sodano noi avevamo espresso il nostro dissenso su questa operazione. Ci era peraltro stato detto che in quella zona sarebbero andate aziende di Chieri che si trovavano allo stretto e volevano ampliarsi, in aggiunta ad altri operatori non chieresi ma che non avrebbero dato fastidio al commercio sul territorio. Poi sento parlare di Conad, Scarpe & Scarpe…Chiaro che i conti non tornano. Continuiamo a manifestare perplessità su operazioni del genere, e personalmente mi do anche qualche risposta: qui non è più la politica che comanda, ma sono i grossi gruppi commerciali che contano. All’ex Mulino Berruto è stato detto di sì perché a qualcuno della grande distribuzione non dà fastidio. Diversamente nel caso del centro commerciale di cui parla Ceppi. E’ un problema di dimensioni: sono certo che chi rappresenta qui la grande distribuzione si fosse opposta anche all’ex Berruto, non se ne sarebbe fatto niente. Poiché non è andata così, vanno bene i tanti soldi che al Comune arrivano sotto forma di oneri di urbanizzazione. Il vero problema è qui: non tanto se opporsi o non opporsi, quanto piuttosto dove prendere i soldi. Far vedere che gli attuali amministratori sono stati bravi perché hanno detto no al megacentro commerciale è politicamente spiegabile, ma la preoccupazione che comandino i grossi gruppi rimane e si rafforza. Quando arriverà un altro pezzo di grande distribuzione che non disturberà chi già c’è, magari, in futuro, gli si dirà di sì…”
La riflessione di Scimone si proietta sugli altri scenari del commercio chierese. “Se questa amministrazione, che dichiara di voler bene al commercio chierese perché blocca la grande distribuzione che vorrebbe aggiungersi, vuole essere coerente, e davvero considerare il nostro commercio locale un bene comune, allora che blocchi la pedonalizzazione ‘selvaggia’, che eviti altre stupidaggini come quella fatta in Piazza Duomo. Resta da capire se questa amministrazione si muove con i commercianti o se sono solo frasi di comodo.”
Tornando alla grande distribuzione, Scimone chiude con una riflessione carica di inquietudine. “Da questo punto di vista – dice – Chieri è ancora vergine. Mi domando se l’amministrazione vuole fare di Chieri una cosa simile a Grugliasco, Moncalieri, Rivoli, con agglomerati di capannoni che qui per fortuna ancora non si vedono. Chieri potrebbe ancora essere una ‘bomboniera’ che ha fatto del commercio di vicinato un bene comune. Ma mi rendo conto che ci sono interessi fortissimi in gioco e che non si è fatta da noi una vera politica di salvaguardia del commercio: peccato, perché Chieri potrebbe essere la prima città a provare a dimostrare che è passato il tempo in cui si può aprire qualsiasi cosa facendo unicamente investimenti immobiliari e distruggendo la tradizione commerciale.”