Chieri, Murè, amianto sul tetto della Gambino: nuova ordinanza, poi ci penserà il Comune. ‘E si potrebbe arrivare all’esproprio’, dice l’assessore
L’amianto sul tetto della vecchia fabbrica Gambino del Murè è ancora lì, e minaccia di cadere in pezzi sulla testa dei passanti che camminano sul marciapiede. Ma, ad una settimana dalle dichiarazioni dell’assessore all’ambiente del comune di Chieri, Massimo Gaspardo Moro, qualcosa si sta muovendo.
“Abbiamo deciso di fare una nuova ordinanza ai proprietari della fabbrica – dice l’assessore – che intima loro di procedere allo smaltimento dell’amianto sul tetto. Il problema è che se anche stavolta i titolari non fanno nulla, dovremo agire noi in sostituzione per poi ottenere dal giudice la rivalsa di quanto speso. Una strada tortuosa e non breve, comunque. Ci siamo anche confrontati con altri comuni che hanno lo stesso problema.”
Intanto, in situazioni normali, si sarebbe già dovuto transennare il marciapiede che corre al bordo della fabbrica, lungo corso Buozzi. “Ma non si può precluderlo ai passanti – dice Gaspardo Moro – perché quel marciapiede è l’unico a disposizione dei pedoni che devono raggiungere Strada Valle Pasano. Sull’altro lato del corso, infatti, il marciapiede non c’è.”
E allora? “L’ordinanza che stiamo predisponendo è chiara. In primo luogo, ordiniamo alla proprietà di mettere in sicurezza il tetto per evitare cadute di materiale pericoloso. Poi, si ordina lo smaltimento dell’amianto, e qui le cose rischiano di andare per le lunghe. E i costi sono elevati. Se poi dovessimo farlo noi…”
La rivalsa non è comunque l’unica soluzione. O meglio, non è detto che finisca così. “Se la rivalsa non dovesse andare a buon fine, il comune potrebbe chiedere l’esproprio del fabbricato”. Per chi ricorda la lunga vertenza con i proprietari della fabbrica, ai tempi del progetto per la mega rotonda e il sottopasso del Murè, questa potrebbe essere la nèmesi finale. “Ma non basterebbe demolire – conclude l’assessore – una parte di quella fabbrica: per fare la rotonda si dovrebbe anche spostare il poligono del tiro a segno. E qui, il Demanio militare che ne ha la proprietà non vuole davvero sentire ragione…”