‘La fiera? Noiosa, è mancata l’atmosfera giusta’, parola di ristoratore

 

san martino slow foodGuido Vergnano, presidente dell’associazione dei ristoratori chieresi che ha curato pranzi e cene alla scorsa Fiera di San Martino, rilancia le sue critiche alla manifestazione, replicando a quanto Maurizio Sicchiero, responsabile dell’associazione culturale Avezzana, ha detto ieri. Sicchiero aveva difeso, proprio contro la tesi di Vergnano, le poesie di Carducci diffuse per altoparlante in centro città.

“Mi permetto di dissentire – dice Vergnano – da quanto ha replicato il mio amico Maurizio Sicchiero: ben venga un momento di cultura, ma veramente le poesie recitate così attraverso quel sistema di diffusione altro non potevano ricordare se non un rosario. Meglio sarebbe stato allestire uno o più “salottini” in cui si potesse ascoltare la recita delle poesie “live”, a intervalli programmati. Avrebbero potuto avere il successo che ha avuto la lezione della carissima prof. Valeria Martano. Ma soprattutto avrebbero testato il tasso di gradimento del momento culturale in una manifestazione che, chiamata da sempre Fiera, sta cambiando decisamente fisionomia. Una fiera presenta momenti caratteristici, che sono quello commerciale, con l’esposizione di prodotti vari, alimentari e non, agricoli e zootecnici in particolare visto il tema che da sempre ha caratterizzato San Martino, e quello ludico, con divertimenti (giostre, balli ecc.) accompagnati da musica e canti. Tutto insieme crea l’atmosfera giusta, invitante ed allegra, che la deve caratterizzare. Altro è una manifestazione culturale. Il connubio delle due cose, così come è stato impostato, ha rappresentato un intristimento dell’aspetto fieristico e un impoverimento del momento culturale, rendendolo noioso, addirittura fastidioso.

Non amo il Carducci, ci sono poeti decisamente superiori, che mai avrebbero scritto “T’amo o Pio Bove”. Vogliamo confrontare questa poesia con “La Cavallina Storna” del poeta fanciullino? O con “L’Infinito” di Leopardi? La prima sembra quasi una foto tessera rispetto ad un ritratto di Toscani. O il busto di Re Vittorio confrontato col Discobolo. Non c’è pathos, non c’è sentimento,  non c’è coinvolgimento”.