PIEMONTE ARTE: CIVETTA, SICCHIERO, PELLEGRINI, PINEROLO, DEMNIG…
TROFARELLO, I CENTO ANNI DELLA PITTRICE GIUSEPPINA CIVETTA
E’ stato detto che l’arte è anche benessere: una riflessione che sembra appositamente coniata per Giuseppina Civetta, che il 2 gennaio ha festeggiato il traguardo dei cento anni presso la Casa di Riposo Trisoglio di Trofarello.
Un lunga vita, quindi, tra famiglia e arte, impegno pittorico e il marito Angelo Saglietti, scultore del Novecento italiano definito da Marziano Bernardi «modellatore espertissimo…e nella ritrattistica psicologicamente penetrante».
Nata a Santo Stefano Belbo il 2 gennaio del 1916, Giuseppina Civetta ha frequentato il Liceo Artistico a Torino e, successivamente, ha lavorato come decoratrice alla manifattura ceramica Ars Pulchra, mentre ha realizzato una serie di tavole per l’enciclopedia UTET. Nel secondo dopoguerra si è trasferita, per un certo periodo di tempo, con la famiglia in Svizzera, esponendo in diverse occasioni i suoi quadri insieme alle pregevoli e plastiche sculture del marito, nato a Saluzzo il 13 aprile del 1913 e scomparso a Torino il 10 luglio del 1979.
Vi è nell’esperienza della Civetta una delicata stesura del colore che sottolinea il valore della composizione, della delicata resa del soggetto sia questo il lirico ritratto «Bocciolo di rosa» o il trittico (tavole su fondo oro) de «Il barone rampante», «Il cavaliere inesistente» e «Il visconte dimezzato», che ha meritato una lettera di sincero riconoscimento da parte dello scrittore Italo Calvino.
Premio St. Vincent per la pittura, la Civetta affida ai suoi quadri i momenti di una ricerca espressiva sempre misurata, elegantemente eseguita, immersa nello spazio atmosferico.
Angelo Mistrangelo
LE INCISIONI DI SICCHIERO ALLA GALLERIA SARTORI DI MANTOVA
Le incisioni di Maurizio Sicchiero sono in mostra alla Galleria Arianna Sartori di Mantova in via Ippolito Nievo 10. La mostra -“Dal Polesine al Piemonte” le acqueforti raccontano- è stata inaugurata sabato 9 gennaio alla presenza dell’artista. La personale rimarrà aperta al pubblico fino al 3 febbraio con orario: dal Lunedì al Sabato dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30, chiuso festivi.
MAX PELLEGRINI: UN ARTISTA TORINESE IN CALIFORNIA
L’artista torinese Max Pellegrini espone sino al 27 marzo a Palm Desert, in California, dopo l’esposizione alla Gam di Torino nel 2013 e la personale a New York al Centro Italiano di Cultura del 2015. Pellegrini è un outsider della scena artistica degli anni ’60 e ’70; i suoi dipinti sono un flashback nella cultura classica e pop – un viaggio nel tempo con struggenti narrazioni pregne di riferimenti simbolici. Come sottolinea Carol Chen, la curatrice della mostra,“Pellegrini, non esitando a perseguire le proprie passioni eccentriche, è rimasto a distanza dalla scena e dai dialoghi che hanno definito il suo tempo. Il risultato è che la sua opera si percepisce misteriosamente familiare e allo stesso tempo leggermente eccentrica e non convenzionale. Nel 1980 le varie ricerche di Pellegrini confluirono in uno stile distintivo e in uno sguardo che è tutto suo e che che combina colori, texture e modelli che si ispirano ugualmente alla psichedelia, al Surrealismo e all’Art Nouveau con narrazioni figurative che riflettono il particolare e idiosincratico pensiero dell’artista. Con la sua ampia panoramica sulla storia dell’arte e sulla cultura contemporanea, Pellegrini ha sviluppato un unico punto di vista, in cui egli è in grado di fondere i diversi riferimenti con un effetto provocatorio, ironico, a volte addirittura irriverente.
Una ricerca la sua che appartiene alla cultura e all’arte nazionale e internazionale del secondo Novecento e del primo Millennio, in una sorta di continua analisi e interpretazione di una realtà ridefinita con una <scrittura> intensa e intensamente rivelata da una personalissima rappresentazione e visione pittorica.
LA PITTURA DELL’OTTOCENTO A PINEROLO
Nelle sale della Galleria Il Portico, Filippo Zuccarello ha riunito un’ampia scelta di opere dell’Ottocento italiano per un collezionismo attento a una pittura dalle rasserenanti atmosfere: dai monti innevati di Bozzalla alla figura femminile, con accanto una capretta, di Caprile.
Si tratta di un incontro consueto, che caratterizza il programma espositivo della galleria situata nel centro storico di Pinerolo.
E così il discorso pittorico unisce le pagine espressive di Cosola a quelle di Fontanesi e Delleani, il colore materico di Lupo e Bosia alla figurazione di Pittara, Bossoli, Ferro, Follini, Maggi, Mus e Olivero, sino al verismo di Quadrone e all’interno con una giovane donna ripreso da Induno.
Dipinti che si possono vedere in galleria insieme ai quadri di Bertea, Gheduzzi, Grosso, Pasini, Reycend e Falchetti.
E proprio di Giuseppe Falchetti è stato presentato da Ferdinando Viglieno-Cossalino il catalogo ragionato dell’artista, pubblicato dall’Editrice P Il Punto Piemonte in Bancarella.
Il volume «1843-1918. Giuseppe Falchetti una vita per la pittura», costituisce perciò un documento ricco di notizie, immagini, riproduzioni a colori, che permette di ripercorrere la storia umana e pittorica di Falchetti, sino all’«evolversi di una ricerca» (Tiziano Passera) scandita da un impegno costante e costantemente rivolto alla realizzazione di opere dalla misurata raffigurazione, di una pittura formatasi, inizialmente, nello studio del maestro Giuseppe Camino a Caluso, come si legge nel testo di Viglieno-Cossalino.
Angelo Mistrangelo
Pinerolo, Galleria Il Portico, vicolo Bernezzo-angolo via del Duomo 2, orario:10-12,30/16-19,30, festivi 10-13/16-20, lunedì
chiuso, tel.0121/321333.
TORINO, “PIETRE D’INCIAMPO” DI DEMNIG
Per il secondo anno Torino accoglie le pietre d’inciampo (Stolpersteine) di Gunter Demnig.
Fra giovedì 14, venerdì 15 e sabato 16 gennaio 2016 verranno posate nel territorio cittadino
quaranta pietre dedicate alle vittime della deportazione nazista e fascista. Il Museo in collaborazione con la Comunità Ebraica di Torino, il Goethe-Institut Turin e l’Associazione Nazionale Ex Deportati (Aned) – sezione Torino, per il secondo anno porta a Torino le Stolpersteine di
Gunter Demnig, il primo monumento dal basso a livello europeo ideato e realizzato dall’artista tedesco per ricordare le singole vittime della deportazione nazista e fascista.
L’artista produce piccole targhe di ottone poste su cubetti di pietra che sono poi incastonati nel selciato davanti all’ultima abitazione scelta liberamente dalla vittima. Ogni targa riporta “Qui abitava…”, il nome della vittima, data e luogo di nascita e di morte/scomparsa. In tutta Europa sono state posate più di cinquantamila pietre; a Torino, con le pose di quest’anno, saranno presenti nel territorio cittadino sessantasette pietre. Le pose avranno inizio giovedì 14 gennaio a partire dalle ore 10,00 e termineranno sabato 16 gennaio alle ore 11,30. Verranno posate quaranta pietre in sette Circoscrizioni della città. Fra le altre pose si segnala l’installazione multipla di giovedì 14 alle 10.00 in piazza Castello 161, che ricorda gli ebrei Benvenuto e Enrico Colombo (fratelli) e il figlio di Benvenuto, Mario Colombo.
È inoltre possibile visualizzare on line e geolocalizzare le pietre presenti sul territorio cittadino
collegandosi alla pagina pietre.museodiffusotorino.it . In questa sezione, oltre agli indirizzi delle
pose, sono indicate le biografie delle vittime a cui sono dedicate le pietre d’inciampo di Torino.
Come lo scorso anno, gli studenti di dieci istituti scolastici torinesi di ogni ordine e grado sono stati
coinvolti attivamente in un percorso didattico realizzato dal Museo in collaborazione con l’Istoreto
la cui conclusione è prevista nelle settimane a ridosso del Giorno della Memoria 2016.
CIRCOLO DEI LETTORI, LIBRO DI BAGLIO
Al Circolo dei Lettori, in via Bogino 9, sabato 16 gennaio, alle 18,15, viene presentato il libro di Lillo Baglio «E i matti dove li mettiamo?»/ «Viaggio nella coscienza del mondo degli altri», Roberto Chiaramonte Editore (15 euro).
All’incontro intervengono lo psichiatra Annibale Crosignani, primario emerito delle Molinette, e lo storico Marco Marchetti, mentre brani del volume saranno letti dall’attore Stefano Ghione.
L’autore ha delineato un particolare percorso intorno alla follia, al «disturbo mentale», al «dialogo tra i cosiddetti matti che si trovano a parlare della mente».
Un dialogo che non potrà che interessare e coinvolgere il lettore.
(A.Mis.)