TORINO, IL GIORNO DELLA MEMORIA: MUSICA DAL LAGER DI TEREZIN
Il campo di concentramento di Theresienstadt, noto come ghetto di Terezin, a sessanta chilometri da Praga, è una delle più grandi e incredibili mistificazioni della storia. La città della Repubblica Cèca, incorporata (1938) nel Terzo Reich, è tristemente nota perchè il regime nazista vi rinchiuse il fior fiore degli intellettuali ebrei mitteleuropei: pittori, scrittori , musicisti e una forte presenza di bambini. Presentato dalla stampa hitleriana come esemplare insediamento ebraico, non fu che un luogo di raccolta di prigionieri da inviare ai campi di sterminio di Treblinka e di Auschwitz. Su 150mila ebrei passati da Theresienstadt fino alla sua liberazione, 35mila perirono nel ghetto e 88mila vennero deportati per essere eliminati. Terezin (o Theresienstadt) nacque come città fortezza per volontà di Giuseppe II° d’Asburgo-Lorena e dedicata a sua madre Teresa, La Gestapo prese il controllo della città il 10 giugno 1940, destinandola a ghetto dopo averla cinta di un muro: gli abitanti non ebrei (7mila) vennero espulsi. Dapprima la funzione del ghetto venne concepita come esempio di tutti gli altri insediamenti, poi presentat come “zona autonoma di insediamento ebraico”. Dopo pochi mesi si manifestò l’inganno nazista e la sua reale funzione, ovvero “collettore” per le operazioni di sterminio. Quando la guerra ebbe fine solo 17.247 prigionieri sopravvissero. Il 5 maggio 1945 il controllo del campo fu trasferito dalla Germania alla Croce Rossa e cinque giorni dopo venne liberato dalle truppe sovietiche. Gli ebrei rinchiusi a Terezin conducevano una vita drammatica: il cibo era scarso, le medicine inesistenti. Tra le migliaia di prigionieri vi erano molti importanti artisti, diplomatici, letterati e giuristi tedeschi, austriaci e cecoslovacchi. Nonostante la continua minaccia di deportazione, il campo ebbe una notevole vita culturale. Costoro si adoperarono a favore dei bambini deportati allo scopo di continuare il loro percorso formativo. Ogni giorno si tenevano lezioni ed altre attività culturali. Inoltre riuscirono a pubblicare una rivista illustrata che trattava di poesie, dialoghi e recensioni librarie completamente prodotta da ragazzi di età compresa tra i 12 e i 13 anni. Alla conclusione del conflitto ne sopravvissero solo 150 su 15mila.
Una esclusività di Theresienstadt fu il gran numero di musicisti rinchiusi che diedero vita a centinaia di concerti con un pubblico misto di ebrei ed SS, fra cui anche il gerarca nazista Adolf Eichmann. Ne ricordiamo i nomi più noti come Viktor Ullmann, Zikmund Schul, Pavel Haas, Gideon Klein, Hans Krasa. Alice Henz-Sonner, Erich Viogel, Pavel Lipinsky, Martin Roman, Julius Stwertka. Il repertorio proposto era vario e vasto e riguardava generi molto diversi dalle opere sinfoniche alla musica da camera, dagli oratori ai canti religiosi fino alla musica popolare e allo swing. Vennero allestite alcune opere come “Carmen” e “Tosca” (naturalmente con mezzi rudimentali). fino al Requiem di Verdi (con un pianoforte, quattro solisti e un coro ridotto). Quest’ultimo diretto da Rafael Schachter che disse: “Canteremo ai nazisti quello che non possiamo dire loro”. La musica, dunque, assunse un ruolo catarchico, usata come mezzo di fervente protesta e denuncia nei confronti dei nazisti. Con Verdi si voleva rivendicare l’ira e il giudizio di Dio con conseguente liberazione dal giogo del tiranno. Ci voleva uno straordinario coraggio a cantare frasi come “Confusi maledetti, gettati nella viva fiamma, chiama me tra i benedetti. Prego supplice e postato il cuore contrito come cenere, abbi cura della mia sorte” come recita un passo del “Confutatis” alla presenza di Eichmann, uno dei principali responsabili del genocidio. Una vera e propria “cantata” di protesta contro gli aguzzini, soprattutto con il suo “Dies irae” appartenente alla cultura cattolica che sarebbe stato eseguito questa volta da musicisti ebrei. Il giurista e scrittore Josef Bor, internato dapprima a Terezin, poi ad Auschwitz e Buchenwald, nel 1963 scrisse il romanzo “Il Requiem di Terezin” che rievoca nel dettaglio su come il coraggioso maestro Rafael Schachter realizzò l’incredibile impresa. Le quindici repliche del Requiem verdiano costituiscono uno degli episodi più clamorosi della storia della Shoah dove uomini e donne cantano in attesa di essere mandati a morte e consapevoli di quanto li aspettava. Eseguito con successo e applaudito dagli alti gradi nazisti i quali non si accorsero che era per loro. La tragedia di Terezin rappresenta un evento epocale per la cultura e l’arte mitteleuropea che in poche settimane perse una generazione di interpreti, compositori e virtuosi. Uno spaventoso buco generazionale di cui solo oggi s’inizia a prendere consapevolezza. Tutti gli esecutori del Requiem perirono insieme nei vagoni di un convoglio. I nazisti tentarono di cancellare l’obrobrio di Terezin con la sparizione delle prove di migliaia di persone le cui ceneri vennero disperse nel fiume. Una catena di donne e bambini eseguì il macabro lavoro durante la notte. Attendiamo con grande interesse la mostra sulla cosiddetta “arte degenerata” in programma il prossimo autunno alla reggia di Venaria.
Tra le manifestazioni dedicate al Giorno della Memoria spiccano quelle del 27 e 28 gennaio suddivise tra le pagine dei compositori attivi a Terezin quali Krasa, Ullmann, Haas, Klein, Schul e i brani del repertorio proposti nei concerti, firmati da Dvorak, Beethoven, Mozart, Janacek, Brahms, Wolf, Borodin che vengono eseguiti da docenti e allievi del Conservatorio torinese. In locandina la presenza di Valter Malosti (voce recitante) per i testi. Prima del concerto (ore 18) gli storici dell’ebraismo Maria Teresa Milano e Alberto Caviglion tengono una seminario di approfondimento sul tema.Il giorno dopo (ore 10,30) parziale replica del concerto serale precedente a beneficio delle scuole. Sempre con Malosti a drammatizzare l’evento, come compimento del laboratorio tenutosi in varie scuolae a cura dell’Istituto per la Storia della Resistenza.
Edoardo Ferrati
Torino, Conservatorio, p. Bodoni
mercoledì 27 (ore 21) e giovedì 28 gennaio (ore 10,30 per le scuole)
Il Giorno della Memoria
DOCENTI E ALLIEVI DEL CONSERVATORIO “VERDI”
Ingresso libero