ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati
TORINO- UN PROMETTENTE QUARTETTO D’ARCHI
 Il Quartetto “Schumann” nasce a Colonia nel 2007 e si è subito imposto come uno dei piĂą promettenti ensembles dell’ultima generazione. Prossimi impegni a Vienna, Londra, Amsterdam, tour in Israele e Washington. mentre dalla stagione 2016/17 avrĂ la prestigiosa residenza presso il Lincoln Center di New York. I fratelli Schumann (Erik, Ken, Mark) e Lilsa Randulu (viola) si presentano per la prima volta al pubblico torinese, aprendo la serata con il Quartetto in sol maggiore op. 77 n. 1 di F.J. Haydn, colui che stabilì in modo definitivo l’assetto del quartetto per archi, mettendo, spesso negli ultimi lavoro, in discussione ogni forma precostituita. L’Allegro moderato di apertura è giocato sulle tinte di piano e forte che non cancellano l’eleganza melodica e presenta una certa complessitĂ formale data da raffinati scambi contrappuntistici e improvvisi scatti ritmici. Nel secondo tempo Adagio siamo in presenza dell’esplorazione dei campi tonali;Il Presto, pur se reca il titolo di Munuetto, risulta veloce per la presenza di accenti troppo marcati sul tempo debole;il Finale ha forti connotazioni di virtuosismo dal carattere assai marcato e frenetico. I cinque pezzi op. 5 di Anton Webern risalgono al 1909 e vennero trascritti per orchestra d’archi ventuno anni dopo. L’op. 5 è breve e densa dove il calcolo preciso di ogni effetto, non solo risponde a una logica d’alto costruttivismo, ma crea quell’atmosfera di apatica incomunicabilitĂ che è l’energia vera della musica di Webern.
Il Quartetto in mi minore venne scritto da un Verdi sessantenne, unica sua opera strumentale di tale tipo. Perchè si lasciò sedurre dalla musica da camera in un’ Italia dove essa era rinchiusa nei circoli privati, relegata agli interessi di pochi conoscitori? La risposta è semplice. Verdi si trovava a Napoli per una ripresa di “Aida”, rinviata per l’indisposizione della protagonista: dato che non amava oziare stese il Quartetto che riscosse subito successo presso il pubblico tedesco. Anche qui emerge la personalitĂ inconfondibile del compositore con temi che richiamano lontane reminescenze operistiche, accostate a contrappunrti vigorosi e vitali. I movimenti sono quattro: un Allegro in forma sonata, un Andantino caratterizzato da mutamenti d’umore, un Prestissimo dall’andamento virtuosistico e uno Scherzo Fuga (Allegro assai mosso), Una partitura dall’efficace scrittura e dal forte impatto.
Torino, Conservatorio, p. Bodoni
Stagione Unione Musicale
mercoledì 3 febbraio, ore 21.00
QUARTETTO “SCHUMANN”; ERIK, KEN, MARK (violini, violoncello) , LISLA RANDULU (viola)
Musiche di F.J. Haydn, Webern, Verdi
TORINO- PROSEGUE IL CICLO SINFONICO DI BEETHOVEN
Terzo appuntamento all’Auditorium “Agnelli” del Lingotto con L’Orchestre National de France impegnata nell’integrale delle sinfonie beethoveniane che si concluderĂ il prossimo 27 maggio con l’Ottava e la Nona.Sul podio il milanese Daniele Gatti (foto) che a 55 anni ha giĂ retto , in qualitĂ di direttore musicale, le sorti di prestigiose istituzioni quali l’ Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma, l’Opernhaus di Zurigo, la Royal Philharmonic Orchestra e dal 2008 L’orchestre National de France con cui pochi giorni fa ha concluso una tournĂ©e in Canada e Stati Uniti, Due i capitoli di Beethoven in programma a cominciare dalla Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 60 (“Pastorale”) dove la sua concezione di natura sembra richiamarsi alla concezione kantiana che viene palesemente distinta e subordinata all’Io razionale in antitesi a quanto in essa vi è d’ignoto, di indeterminato, di appartenenente alle oscure forze dell’inconscio. La Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 è il cornonamento della libertĂ creativa conquistata attraverso il superamento della fase individualistica dell’assillo dell’ urgenza espressiva.
Torino, Auditorium “Agnelli” del Lingotto, v. Nizza
I Concerti del Lingotto
giovedì 4 febbraio, ore 20,30
ORCHESTRE NATIONAL DE FRANCE diretta da DANIELE GATTI
Musica di Beethoven