CRONACA – Santena, in carcere gli autori della truffa dell’eredità Ortolano-Robasto
Nella mattinata del 14 gennaio scorso la Squadra Mobile di Torino, al termine di una complessa attività investigativa, dava esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di D’ALCALA’ Vincenzo, nato a Roggiano Gravina (CS), classe 1957; ROSSI Francesco Maria, nato a Torino, classe 1966, entrambi indagati per i reati di cui agli artt. 110, 81 cpv., 624 bis e 648 c.p. I reati contestati nel provvedimento cautelare vedono come parte offesa i coniugi ROBASTO Paolo e ORTOLANO Luigia entrambi deceduti in Santena a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro tra l’estate e l’autunno del 2011. La notizia di reato è stata appresa a seguito del ritrovamento di una lettera manoscritta dal ROSSI nella quale veniva aggiornato D’ALCALA’ Vincenzo su alcuni “affari” e dove si faceva cenno all’eredità dei defunti ORTOLANO Luigina e ROBASTO Paolo. L’attività investigativa, coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino dott. Roberto FURLAN, ha permesso di ricostruire come i due imputati si sono appropriati dell’eredità dei defunti (morti senza eredi prossimi) attraverso una serie di attività criminose. In particolare, è risultato che – poco prima di morire – i due coniugi avessero acquistato delle quote di una società di intermediazione immobiliare operante in Svizzera per oltre un milione di euro, pagati con diversi assegni che, portati all’incasso, erano risultati scoperti. La società ha emesso una serie di decreti ingiuntivi nei confronti dei coniugi o meglio del curatore dell’eredità dei coniugi ROBASTO ma gli sviluppi investigativi consentivano di stabilire che la predetta società era riconducibile proprio a ROSSI e che le firme sui contratti di acquisto delle quote societarie nonché sugli assegni emessi per il loro pagamento non erano riconducibili ai coniugi in quanto falsificate. Inoltre erano stati emessi assegni (sempre con firma falsa) per presunti lavori di ristrutturazione – in realtà mai eseguiti – a favore di una ditta. L’autovettura dei coniugi è risultata intestata a ROSSI ma non è stata rinvenuta alcuna prova del contratto negoziale così come per due beni siti uno nella piazza principale di Santena e uno sulle colline di Cumiana, di cui ROSSI si era appropriato affermando che gli fossero stati donati in vita dai coniugi millantando un rapporto di amicizia familiare che durava da anni. Ulteriori approfondimenti investigativi hanno consentito di stabilire che il carnet di assegni dei coniugi era entrato in possesso di D’ALCALA’ e che questi aveva affidato a ROSSI l’incarico di “gestire” quella risorsa patrimoniale in modo da ricavarne denaro ed altre utilità. Il provvedimento cautelare, emesso dal G.I.P. dott.ssa Francesca FIRRAO, veniva notificato a ROSSI Francesco Maria, presso la casa circondariale di Ivrea, e a D’ALCALA’ Vincenzo, presso la casa circondariale di Cuneo, poiché entrambi detenuti. Il primo poiché colpito da diverse misure cautelari per i reati di bancarotta fraudolenta e riciclaggio mentre il secondo da altre due misure cautelari (per i reati di estorsione ai danni di D. G. L., rapina e tentata estorsione ai danni dello stesso ROSSI Francesco e l’altra per usura ai danni di due imprenditori della provincia di Torino). Di quest’ultimo procedimento penale, in data 26.11.2015, il Tribunale di Torino, con giudizio abbreviato, condannava D’ALCALA’ Vincenzo alla pena di 6 anni e 10 mesi di reclusione nonché 2 anni di misura di sicurezza della casa lavoro.