Ospedale unico: ‘ma a Chieri cosa rimane?’ Martano: i cittadini meritano una informazione corretta
“I perché dell’ospedale unico” è il titolo dell’incontro che il Comune di Chieri ha organizzato per lunedì prossimo, 29 febbraio, in Sala Conceria, sul tema ‘caldissimo’ del futuro della sanità locale. Il fatto che arrivi sette giorni dopo l’affollatissimo evento parallelo del Comitato per l’Ospedale a Chieri e, ancor più, la presenza annunciata tra i relatori di Antonio Saitta, assessore regionale alla sanità, rende il tutto ancora più interessante. Oltre a Saitta e al sindaco Martano, che sarà presente soprattutto in veste di presidente della rappresentanza dei sindaci dell’Asl TO 5, interverranno Massimo Uberti (il cui intervento è stato il momento più stimolante della prima serata), direttore generale dell’asl 5, e poi i medici Franco Bertagna, Claudio Marengo, Alessandro Mastroianni, Salvatore Oleandri e Dorino Piras.
Le domande che tutti si pongono campeggiano nel volantino che ‘lancia’ l’evento: quali i benefici e i vantaggi? Quanti posti letto e quali servizi garantirà? Che fine farà l’ospedale maggiore?.
A questo e ad altro Claudio Martano prova a dare una risposta che sa di anticipazione: “Cercheremo – dice – innanzitutto di dare una informazione tecnica e oggettiva ai cittadini. Innanzitutto, la gente si domanda: ‘ma a Chieri cosa rimane?’ Nel protocollo d’intesa non c’è scritto, i dubbi sono legittimi, speriamo che Saitta magari in chiusura di serata ci aggiunga qualche dettaglio. Io comincio da quella votazione all’unanimità che noi sindaci abbiamo fatto per far decollare l’intesa sull’ospedale unico. Non era mai successo prima che fossimo tutti d’accordo, certo è la scelta ottimale in termini di efficacia e qualità dei servizi. Cosa rimarrà a Chieri? Certamente un pronto soccorso, che non sarà un DEA ma un punto di primo soccorso. Poi, delle consulenze specialistiche di buon livello sul territorio, la casa della salute dove convergeranno anche i medici di base, in modo da garantire orari di accesso molto ampi. E ancora, un laboratorio analisi, o almeno un centro prelievi con ritiro anche decentrato degli esiti. E una radiologia di primo livello. Il resto andrà contrattato a livello di distretti. Ben che vada, dovranno passare almeno 5-6 anni prima che funzioni il nuovo ospedale unico: che costerà moltissimo, ma darà risparmi di gestione importanti, che verranno destinati a servizi sul territorio.”
Martano non ritiene corretto basarsi sulle risposte dei cittadini a domande necessariamente generiche. “E’ giusto che i cittadini partecipino e dicano la loro – dice il sindaco – ma partecipare non vuol dire scegliere con un referendum dove fare l’ospedale, perché questo è un problema tecnico che trascina scelte politiche prese dopo informazioni specifiche. Di qui in poi, i cittadini possono, anzi devono dire la loro, una volta informati bene.”
Martano insiste sul fatto che la scelta dell’ospedale unico non ha alternative: “Oggi il livello di medicina richiesto necessita di attrezzature e competenze di alto livello, l’ospedale unico migliora l’offerta.”