Asti, l’agricoltura sociale come strumento di welfare per il territorio
La Legge 141 fa incontrare mondi diversi, quello agricolo e sociale, che in apparenza possono sembrare distanti ma nella pratica rappresentano una grande opportunità economica per gli imprenditori e una possibilità d’inclusione rivolta ai soggetti che vivono situazioni di disagio ed emarginazione. Nell’Astigiano è attivo un apposito tavolo di lavoro sviluppato d’intesa tra il Comune di Asti e i soggetti operanti sul territorio. Tra i promotori l’associazione “Asini si nasce…e io lo nakkui” di Asti, diretta da Cesarino Ivaldi. Il convegno “Discorsi terra-terra”, ospitato venerdì 26 febbraio dentro le mura della Casa di Reclusione di Quarto d’Asti, ha rappresentato un importante momento di approfondimento sul tema. Tra i relatori il senatore Enrico Buemi, il deputato astigiano Massimo Fiorio, il presidente della Rete Fattorie Sociali Marco Berardo Di Stefano, gli assessori comunali Piero Vercelli e Andrea Cerrato. Presente in sala anche Luca Brondelli di Brodello, Presidente di Enapra, Ente di formazione di Confagricoltura, che ha realizzato diverse iniziative formative sul tema dell’agricoltura sociale. L’agricoltura sociale, secondo Buemi, si propone come la soluzione più adatta per la riabilitazione dei detenuti: crea nuove figure professionali, che con il loro lavoro “restituiscono” alla società quanto tolto con le attività criminose, offre opportunità di reddito per gli imprenditori e garantisce al consumatore di avere nel piatto prodotti etici e di qualità. L’agricoltura sociale è quindi un’opportunità per integrare il concetto di welfare, non più solo assistenziale ma anche partecipato. L’incontro tra agricoltura e sociale è sintetizzabile con le parole di Marco Berardo Di Stefano, tra i fautori della legge: “L’agricoltura e la natura permettono ad ogni persona di scoprire o riscoprire i suoi naturali talenti, è possibile attraverso il lavoro avere una prospettiva diversa. Questo non solo permette di migliorare la qualità della vita dei beneficiari dei progetti di Agricoltura Sociale, ma per la collettività, una persona che riprende il suo percorso di vita nella dignità del lavoro, è anche motivo di risparmio economico ”. La cooperativa sociale agricola L’Asinergia, fattoria sociale e didattica associata a Confagricoltura Asti, è un valido esempio delle potenzialità offerte dall’agricoltura sociale nell’Astigiano. Con il progetto “Oltre il giardino” la cooperativa impiega i detenuti nell’orto e nel frutteto del carcere di Quarto: “E’ un modo per far riacquistare ai detenuti la propria dignità e una valida opportunità di rendita, senza sovvenzioni statali. Offriamo prodotti completamente naturali e di ottima qualità” chiarisce Patrizia De Pollo, presidente de L’Asinergia. Peccato che tra gli acquirenti non figura proprio il carcere dove i prodotti vengono coltivati, questo a causa della centralizzazione degli appalti di vendita. Un grave problema, come sottolineato anche dal garante regionale dei detenuti Bruno Mellano, a cui si deve presto porre rimedio apportando modifiche alla legge di riferimento. L’agricoltura sociale può essere tuttavia applicata anche in ambiti diversi dal carcere, come suggerito da Cesarino Ivaldi, ad esempio nell’affitto di terreni abbandonati che possono essere riqualificati e restituiti alla collettività. In conclusione dell’incontro Pina Romano (Confagricoltura) ha illustrato i dettagli dell’intesa – unica in Italia – tra Confagricoltura e il ministero di Grazia e Giustizia per promuovere speciali convenzioni con le direzioni degli istituti penitenziari, volte ad occupare gruppi di detenuti nella cura dei campi di proprietà delle carceri e creare imprese agricole a tutti gli effetti. Confagricoltura Asti convocherà nei prossimi giorni una conferenza stampa per illustrare i nuovi servizi, offerti dall’organizzazione, dedicati all’agricoltura sociale.