ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati
TORINO- MUSICA CAMERISTICA DI SCHUMANN– La pianista Beatrice Rana e il quartetto d’archi “Modigliani” (foto) , non solo giovani interpreti di belle speranze, ormai saldamente inseriti nel contesto del concertismo internazionale, sono ospiti dell’Unione Musicale per una serata monografica dedicata a Schumann. La pianista avellinese a diciotto anni vince il Concorso di Montreal e nel 2013 il prestigioso “van Cliburn” di Fort Worth (USA), mentre il quartetto “Modigliani” vince il celebre Frits Philips di Eindhoven (Olanda) nel 2004 e due anni dopo il Joung Concerts Artists di New York. I Quartetti per archi di Schumann, dedicati a Felix Mendelssohn Bartholdy, sono un gruppo di tre quartetti eterogenei, non sono preferiti dagli interpreti, quasi dimenticati dal grande pubblico. Nonostante, sono lavori scritti con grande slancio nel 1842, non occupano un posto di primo piano nella letteratura quartettistica e sono un esempio dell’inclinazione del musicista renano a fantasticare, usando un approccio stilistico eclettico che fugge da ogni catalogazione. Asciutta è la scrittura del Quartetto in la minore op. 42 n. 1 dove emerge un Adagio di matrice beethoveniana dall’ordito piĂą articolato e piĂą ricco di soluzioni strumentali e timbriche. PĂą omogeneo e breve è il Quartetto in fa maggiore op. 41 n.2 dove persuade, in modo pieno, il secondo movimento (Andante quasi variazioni) controllato nella scrittura armonica. Infine, il Quintetto in mi bemolle maggiore op. 47 per archi e pianoforte, scritto anch’esso nel 1842, costituisce uno dei vertici della produzione cameristica di Schumann che qui è venata di malinconia racchiusa in un clima intimo. Le aspirazioni romantiche vengono racchiuse in una sorta di “manifesto” dove gli opposti istinti di un’anima trovano compimento nella cosiddetta espressione.
Torino, Conservatorio, p. Bodoni
Stagione Unione Musicale
Mercoledì 6 marzo, ore 21.00
BEATRICE RANA (pianoforte), QUARTETTO D’ARCHI “MODIGLIANI”: Philippe Berchard, Loic Rio (violini), Laurent Morfaing (viola), Francois Kiffer (violoncello)
Musica di Schumann
TORINO- DRAMMATICO STRAVINSKIJ SU SOGGETTO CLASSICO– “Oedipus Rex” è un’opera-oratorio in due atti su libretto di Jean Cocteau, tratto dalla tragedia di Sofocle e tradotto in latino da Jean DaniĂ©lou. L’idea di usare un testo latino venne a Stravinskij in seguito alla lettura del libro di Johergensen su San Francesco dove si riferiva che il santo “invece della sua lingua usava il provenzale nei momenti solenni o quando il suo cuore era troppo pieno per potersi esprimere nel linguaggio volgarizzato dell’uso quotidiano”. A Stravinskij sembra che la lingua che corrisponde a simili requisiti sia il latino “materia non morta, ma pietrificata, diventata monumentale e immunizzata contro ogni trivializzazione” In tal modo il compositore non si sentiva piĂą condizionato dalla parola nel suo senso piĂą stretto, che diviene così materia puramente fonetica la quale viene scomposta a volontĂ , ponendo l’accento sulla sillaba, l’elemento originale che compone la parola stessa. Alla scelta dell’ Edipo concorsero il suo significato piĂą riposto e, nel contempo, una delle basilari esigenze espressive dello stesso compositore che si concentrò sull’interiorizzazione del dramma depurato da ogni suo aspetto spettacolare . A tale scopo elimina qualsiasi normale azione scenica. All’infuori dell’indovino Tiresia, del pastore e del messaggero tutti i personaggi “devono abitare i loro costumi e le loro maschere costruite. Essi non muovono che le braccia e le teste. Essi devono avere l’aspetto di statute viventi. Il coro si dissimula dietro una sorta di bassorilievo formato da panneggui scultorei che non fanno vedere altro che i volti dei coristi”. I protagonisti del dramma restano immbili. essi appaiono e scompaiono. La scena non deve avere alcuna profonditĂ : tutto deve svolgersi in primo piano. I personaggi nello loro fissitĂ sono avulsi da ogni apparenza esistenziale e appaiono proiettati su un piano mitico. Tutto questo si riflette nella musica la cui articolazione è governata dall’uso delle classiche forme chiuse (arie, duetti, cori) che al suo interno si raggruma in blocchi che si contrappongono senza connessioni tematiche in una gigantesca architettura sonora. Alla stereotipia armonica corrisponde spesso la rigidezza delle strutture ritmiche. Il concerto è aperto dall’agile e celebre Sinfonia n. 1 in re maggiore op. 25 (“Classica”) di Prokof’ev.
Torino, Auditorium RAI “Toscanini”, p. Rossaro
Giovedì 7 e Venerdì 8 marzo, ore 20,30
ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE R.A.I. diretta da JURAJ VALCUHA (foto)
Interpreti: Toni Servillo (recitante), Sonia Ganassi (Giocasta), BRENDEL GUNNELL (Edipo), ALFRED MUFF (Tiresia), MARKO MIMICA (Creonte), MATTEO MEZZARO (pastore, messaggero)
CORO FILARMONICO DI BRNO diretto da Peter Fiala
Musiche di Prokof’ev, Stravinskij