Ospedale unico, l’ipotesi di Sacco: “Sanda Vadò, tra Moncalieri e Trofarello. Chieri? Presa in giro”

 

Rachele Sacco

Rachele Sacco

Ad annunciare quella che potrebbe diventare l’area del nuovo Ospedale unico, non è l’assessore alla Sanità piemontese Antonio Saitta, o il sindaco di Chieri Martano, ma Rachele Sacco, presidente del Comitato cittadino per l’Ospedale a Chieri. Una fuga di notizie? Non proprio. Si tratta piuttosto di un’ipotesi a cui il Comitato cittadino è arrivato incrociando diversi dati, tra cui le direzioni politiche regionali e provinciali degli ultimi anni. «Partiamo dal dato più evidente– introduce Sacco – Il 23 novembre 2015 la Regione Piemonte ha varato la dgr.51 che è diventata operativa dal 24 dicembre dello stesso anno. La delibera definisce le modifiche del sistema oncologico regionale e l’individuazione dei centri Hub. In pratica la Giunta è andata a determinare quali saranno i centri oncologici che andranno chiusi e quali ne assumeranno le funzioni». Per quanto riguarda la zona Torino Sud Est di cui fa parte l’Asl To 5 si nota il progressivo smantellamento dei centri oncologici presenti nell’Ospedale Maggiore di Chieri a favore del Santa Croce di Moncalieri: «Per quanto riguarda il tumore alla mammella, la sede definitiva, ad oggi Chieri, diventerà Moncalieri – rileva Sacco dalla delibera – Stessa cosa accadrà per il colon retto, lo stomaco, e i tumori di testa e collo. L’unico a rimanere a Chieri sarà l’Hub dei tumori urologici» Le altre specialità saranno tutte demandate alla Città della Salute: «Senza oncologia la chirurgia non è più nulla – sottolinea Sacco –Va da sè quindi pensare che Moncalieri ci stia cannibalizzando». La delibera di novembre non è l’unica a portare verso l’ipotesi che la location sia già stata decisa: «Durante la riunione dei sindaci che c’è stata l’8 aprile qualcuno ha casualmente buttato lì la frase “Vadò sarebbe il posto migliore” – riporta Sacco – Sarebbe o è?» In un’intervista rilasciata dall’assessore Saitta a La Stampa il 23/07/2011 a firma di Alessandro Mondo, quando era stata fatta opposizione all’insediamento dell’Ikea per evitare il consumo di terreni agricoli, Saitta che all’epoca era presidente della Provincia, aveva dichiarato che “A poca distanza ci sono aree produttive dismesse o già destinate al commercio, dove (l’Ikea) potrebbe  benissimo collocare il suo nuovo centro”». Tra le interviste c’era l’intervento dell’allora vicesindaco di Trofarello Maurizio Tomeo che facendo riferimento alla zona di Sanda Vadò a cavallo di Moncalieri e Trofarello, di proprietà del Comune di Moncalieri e gestita dalla società Monte Po aveva dichiarato al giornalista: «Il 51% della proprietà, che ha 7 mila mq di superficie commerciale, appartiene alla Regione». Monte Po è una società mista nata per dare attuazione al polo integrato di sviluppo di Moncalieri, ed è partecipata al 41% da Finpiemonte Spa, al 10% dalla Camera di Commercio di Torino, mentre il restante 49% è suddiviso tra la Italdesign-Giugiaro (10%), dall’ingegner Cottino (10%) e l’impresa edilizia Zoppoli & Pulcher Costruzioni Generali (29%). La Regione, dunque, attraverso la propria finanziaria detiene un pacchetto importante delle quote societarie e per questo potrebbe far valere questa posizione di forza nelle trattative per collocare l’Ospedale Unico proprio in questa zona: «Ecco il motivo per cui il nostro sindaco Martano non ha minimamente provato a battersi per il proprio Comune e tanto meno ha mai informato i cittadini sulle varie fasi – motiva Sacco – Ed ecco la spiegazione del perchè gli incontri e le decisioni definitive siano state prese sempre dai tre Comuni capofila e tutte le possibili location differenti non siano state considerate. Dove è la partecipazione decantata dalla Giunta Martano?». In pratica, secondo le ipotesi del Comitato, le decisioni sarebbero già state prese e i vari incontri con sindaci e cittadini non servirebbero tanto per condividere la scelta, semmai a far entrare nell’ottica: «In pratica sarebbe come se il Protocollo di intesa fosse stato fatto ad hoc dopo aver individuato la zona? Ci stanno quindi prendendo in giro – sostiene Sacco – Intorno a Vadò hanno già potenziato le linee urbane, ci stanno lavorando da tempo, tanto è vero che non è iniziato ora il depotenziamento  dei nostri ospedali». Un dubbio che il  Comitato ha da tempo: «La nostra raccolta firme è iniziata perché avevamo sentore che si andasse verso Moncalieri e forse non ci sbagliavamo! – proseguono dal Comitato-Basta guardare come è strutturato il piano regolatore di Moncalieri per capire la direzione in cui hanno deciso di andare. Il paradosso è che parlano di baricentricità dell’ospedale, quando Moncalieri dista 3 chilometri dalla Città della Salute» Le sorti del Chierese restano dunque fondamentali: «Chieri e i 25 paesi del distretto dovranno andare a Vadò?- marcano dal Comitato – E che cosa ne sarà del tessuto economico (commerciale industriale artigianale e immobiliare) di Chieri? Noi abbiamo chiesto il 5 aprile una Audizione in Regione e continueremo con la raccolta firme per difendere il nostro territorio, cosa che sembra non interessare al nostro Sindaco Martano».