CRONACA – Torino, rubano gioielli per 8 milioni di euro: arrestate tre persone

 

polizia 113Nelle prime ore della mattinata di mercoledì 27 Aprile c.a. la 5^ Sezione – Reati contro il patrimonio – della Squadra Mobile di Torino, ha dato esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare emesse nell’ambito del procedimento penale 5228/16 n. dal GIP di Torino Dr. Vitelli, nei confronti di: ZEFI ZEF, nato in Albania il 12/01/75; JOVANOVIC Denis, nato in Serbia l’1/05/76; LANZA Sylvie Aurora, nata a Moncalieri il 16/01/75; RIZZI Maddalena, nata a Torino il 26/02/53. I primi due sono destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere mentre le due donne sono destinatarie della misura degli arresti domiciliari; i predetti sono ritenuti dall’Autorità Giudiziaria gravemente indiziati, a vario titolo, del reato di furto in abitazione aggravato. L’articolata attività investigativa, svolta anche attraverso l’ausilio di attività tecnica e di numerosi servizi di osservazione, ha avuto inizio a seguito di un furto commesso in data 20/09/15 ai danni di una facoltosa donna torinese presso la sua abitazione di via Giolitti in Torino ed avente ad oggetto monili preziosi custoditi all’interno di una cassaforte nell’appartamento della donna, per un valore complessivo di circa 7/8 milioni di euro. Dall’attività di indagine è emerso che l’esecutore materiale del furto è l’albanese ZEFI ZEF, pluripregiudicato per reati della stessa indole, molto attivo nel milanese che, per le modalità di esecuzione del reato, necessariamente doveva essersi avvalso della complicità di persone vicine alla vittima. L’individuazione di ZEFI come autore materiale del furto, personaggio dal notevole spessore criminale nell’ambito dei reati contro il patrimonio, è avvenuta grazie anche ad una comparazione fisica fatta utilizzando i filmati di videosorveglianza estrapolati la cui fondatezza ha trovato ulteriori conferme dai dati emersi dall’attività investigativa. Fin da subito l’attenzione degli investigatori è stata attratta dal fatto che gli unici ambienti messi a soqquadro dai rei erano quelli in cui la donna era solita nascondere le chiavi della cassaforte, a sua volta occultata all’interno di un armadio dietro un pannello rimovibile. Dopo una minuziosa attività investigativa che ha visto coinvolte tutte le persone più vicine alla donna ed anche grazie ad una complessa attività di analisi dei traffici telefonici, l’attenzione si è concentrata su due donne, le odierne indagate, che gestiscono un’attività commerciale poco distante dall’abitazione della parte offesa e di cui la donna era abituale cliente. In particolare le indagini hanno evidenziato che JOVANOVIC Denis, compagno della LANZA, vanta numerosi precedenti per reati specifici nonché un periodo di detenzione trascorso qualche anno prima presso la casa circondariale di Asti, insieme a ZEFI ZEF con il quale, dall’attività tecnica, è risultato avere avuto numerosissimi contatti nel periodo precedente il furto, consolidando in tal modo l’ipotesi che la loro conoscenza non fosse limitata soltanto al periodo carcerario. Di fondamentale importanza per la progettazione ed esecuzione del furto sono infatti risultate le dettagliate informazioni sull’appartamento e sulla vita della vittima, fornite da JOVANOVIC a ZEFI ZEF. Le due donne odierne indagate, rispettivamente madre e figlia, quest’ultima come detto compagna di JOVANOVIC, intrattenevano con la facoltosa torinese anche un rapporto di amicizia, oltre che di natura commerciale, e nonostante ciò non si sono fatte scrupolo di riferire particolari importanti sulla struttura della casa della vittima, sulle sue abitudini, sul luogo in cui era custodita la cassaforte e quello in cui la donna era solita nasconderne le chiavi. Entrambe erano state più volte in casa della vittima con la scusa di farle provare degli abiti e, nelle varie occasioni, avevano avuto modo di studiarne gli ambienti e le abitudini. Gli autori del reato si sono introdotti nell’appartamento della vittima dopo essere entrati in possesso delle chiavi di casa sottraendole, la sera prima, dall’abitazione di una delle domestiche della parte lesa che era temporaneamente assente. Tale particolare era noto soltanto alle due indagate che, nei giorni precedenti, si erano interessate all’assenza della domestica offrendosi di cucirle un abito da cerimonia per un matrimonio cui avrebbe dovuto partecipare nel sud Italia, carpendo, in quei frangenti, informazioni importanti sui tempi dell’assenza. L’attività investigativa è stata svolta sotto la direzione del Pubblico Ministero Dr. Padalino e sono tutt’ora in corso ulteriori accertamenti finalizzati all’individuazione degli altri complici del delitto.