Olia e Zopegni: ‘L’impegno dei profughi? Danno una mano e non tolgono lavoro a nessuno’

Manuela Olia

Manuela Olia

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Marina Zopegni

Marina Zopegni

d’Italia – AN, sull’argomento del lavoro volontario dei profughi. Immediata la risposta di Manuela Olia e Marina Zopegni, assessori alle politiche sociali e alle politiche del lavoro del Comune di Chieri. “Abbiamo letto sul vostro quotidiano on line – scrivono Olia e Zopegni – l’articolo sul lavoro volontario dei profughi. Ebbene, tale impegno non è assolutamente un lavoro, ma una forma di restituzione volontaria, seguita dall’associazione che li ospita, in collaborazione con Prefettura e Comune. Gli impegni sono ancora tutti da individuare, e certamente si starà attenti a non togliere a nessuno occasioni di lavoro. Come noto, esistono molti lavori di manutenzione o miglioramento di ambienti e servizi che il comune non può finanziare, e quindi non mi sembra che sarebbe preoccupante che qualcuno desse una mano a chiudere e aprire una mostra, oppure a mantenere il verde o dipingere una cancellata, lavori che altrimenti non sarebbero svolti. Il comune mette comunque in atto cantieri di lavoro quando i finanziamenti statali e regionali lo consentono, o altre forme di avviamento al lavoro come i progetti per la reciproca solidarietà e il lavoro accessorio della Compagnia di San Paolo o bandi per i voucheristi. Peraltro sono forme di politiche attive del lavoro che sono stati messi in atto sia dalla precedente amministrazione, che anche da quelle ancora precedenti, pur tenendo conto che il comune non ha una competenza diretta nel “creare” lavoro o per intervenire sul mercato del lavoro, competenza che è del centro per l’impiego e dello stato centrale. Questa amministrazione fa tutto il possibile per creare lavoro con le strumentazioni di cui dispone: 6 milioni di opere pubbliche progettate e cantierate in un anno, che impiegheranno un capitale umano e manovalanza significativa, non mi sembrano proprio un dettaglio. Nei bandi con cui affidiamo lavori (es. nidi, mensa, assistenza handicap…) teniamo che sia applicata la clausola sociale, che prevede l’assunzione del personale di cooperative che lavorino in un comune con il subentro di un’altra cooperativa, e che siano applicati i contratti di lavoro. Sono inoltre molteplici inoltre le attività a supporto delle attività produttive a fronte di poche risorse stanziate o stanziabili dal Comune. Inoltre, pur capendo che per i commentatori cui avete dato spazio, il problema dei profughi proprio non si dovrebbe materializzare, né a Chieri, ma nemmeno in Italia o in Europa (credo di capire che per loro sarebbe meglio se stessero tutti a casa loro a rischiare la vita), mi chiedo come si faccia a volere contemporaneamente che i profughi non stiano solo a ciondolare in giro e poi non appena si profila un impegno che può favorire l’integrazione, pretendiamo invece che stiano richiusi dove sono. Paventare conseguenze negative per i più fragili, facendo percepire altri poveri come una minaccia, mi sembra una grave responsabilità e una propaganda politica spregevole.”