Ivan Giannini, da Torino a “The Voice of Italy”. Con il rock nel cuore

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Lo abbiamo visto esibirsi sul palcoscenico di quest’ultima edizione di The Voice of Italy, talent show in onda ogni mercoledì sera su Rai 2. Alto, moro, capelli lunghi, barba ben delineata ed un’anima Heavy Metal. Ivan Giannini, trentasettenne di Torino è entrato nel team di Max Pezzali con una indiscussa presenza carismatica. E’ stato però eliminato al termine della sfida knock out che lo ha visto gareggiare contro Charles Kablan.

 Ivan, raccontaci i tuoi esordi. Quando hai iniziato a fare musica e come è nata la tua passione per il genere Heavy Metal?

Avevo 13anni quando ho visto in TV un video degli Iron Maiden: è stato un vero colpo di fulmine! Mi sono avvicinato all’Heavy Metal perché non riuscivo ad integrarmi con i ragazzi della mia età, ero molto timido e di conseguenza molto solo. Ascoltare questo genere di musica era la mia valvola di sfogo quanto poteva esserlo correre libero in mezzo a un prato o urlare a squarciagola. Così ho iniziato a suonare la chitarra. Durante il primo anno di Liceo scientifico a Venaria ho scoperto altri ragazzi “metallari” come me con cui ho iniziato a confrontarmi e a condividere la mia passione. Con loro ho creato un gruppo improvvisato ma mancava sempre il cantante, e da quel momento ho cominciato a cimentarmi anche in questo ruolo.

 

E dopo il liceo?

 Ho iniziato la Facoltà di Lettere poi ho cambiato percorso di studi e mi sono laureato in informatica, ma non ho mai smesso di fare musica. Mai. E non ho mai smesso di scrivere brani. A vent’anni ho partecipato ad un concorso canoro ed ho vinto una borsa di studio per accedere ad una scuola fondata da Mogol che si chiama CET (Centro Europeo di Toscolano) dove ho conosciuto tanti artisti famosi italiani tra cui Gianni Morandi e Gianni Bella. Qui ho capito come funziona la discografia italiana: autori, compositori, cantanti, case discografiche che aspettano di trovare il loro interprete. Il segreto sta nell’ inserirsi in questo meccanismo ma io non ho mai trovato un autore che scrivesse per me e per la mia vocalità.

 

 

Ti ricordi qual è stato il momento in cui hai sentito che stavi facendo un salto di qualità?

 Sì, a 23anni, quando sono entrato a fare parte di un gruppo storico di Torino“60-70” che fa il tributo ai Deep Purple. Avevamo anche tre, quattro date a settimana e facevamo concerti in tutto il Nord Italia, poi ho avuto tanti gruppi conosciuti soprattutto nell’underground dell’Heavy Metal e all’estero nei paesi dell’Est Europa, in Giappone e Sud America. Ho cantato spesso in Svizzera con le band tributo.

 

 

Hai detto che sei anche autore, vero?

 Sì, io scrivo da sempre ma pubblico all’estero. I brani musicali e i CD che realizzo vengono principalmente distribuiti e venduti sul mercato asiatico ed est europeo. Posso comunque anticipare che c’è un singolo in uscita per il mese di giugno-

 

 

Sei mai riuscito a fare della tua passione la tua professione?

 No, da quando avevo 23 anni lavoro in Comune a Torino come vigile urbano.

 

 

Che tipo di rapporto hai con questo lavoro che è lontano dalla tua passione per la musica?

 Fino a trent’anni sentivo che questo lavoro mi toglieva tempo ed energie mentali. La musica devi respirarla in ogni istante, ti ci devi immergere totalmente per acquisire la tua identità. Oggi invece il mio lavoro di vigile è un valore molto importante. E’ certo nobile perseguire l’ideale di vivere di musica ma oggi è impossibile; non dimentico mai che chi nel passato vi si è dedicato esclusivamente, oggi è disoccupato.

 

 

Quali sono gli ostacoli più grandi che un musicista trova sulla strada?

 La cosa più difficile è trovare un bravo autore. Non tutti hanno l’idea giusta per l’epoca musicale in cui si vive; ci vuole la melodia forte e poi qualcuno che scriva le parole giuste; se fai rock e metal di solito non lavori con gente specializzata a scrivere testi.

 In secondo luogo la cosa complicata al giorno d’oggi è continuare a parlare alle generazioni, e nella musica pop questo è praticamente impossibile. Il mercato musicale cambia frequentemente e vi è un continuo ricambio di stili.

 

Parlaci della tua partecipazione a The Voice.

 A The Voice mi hanno iscritto mio padre e la mia fidanzata. E’ stata un’esperienza bellissima ma non dal punto di vista musicale. Tra prove e passaggio televisivo avrò cantato circa una ventina di minuti; nessuno mi ha dato qualche consiglio di cui far tesoro, mi hanno sempre assegnato il brano da cantare ma niente di più. Inoltre l’ambiente è pieno di ragazzini che non si rendono conto che il mondo della discografia è disumano, una sorta di tritacarne. Loro invece smaniano per entrarci. C’è una gran fame di successo, di apparire e diventare un personaggio dello star system. Dal lato umano invece mi è piaciuto tantissimo, mi sono sentito coccolato e rispettato come artista e ho vissuto quei momenti con disincanto.

  

Hai qualche concerto in programma con la tua band?

 Suonerò alla “Notte delle chitarre” il 31 luglio ad Aramengo.

 

 

Alessia Dettoni