Trofarello – Progetto Paese: “Il Consiglio di Stato ha sbagliato”
Il Consiglio di Stato ha sbagliato. È questa in estrema sintesi quello che emerge dal lungo post apparso nella serata di domenica sul sito di Progetto Paese. 《Dopo aver letto con attenzione il provvedimento del Consiglio di Stato, noi di Progetto Paese riteniamo, confortati anche dall’opinione del nostro avvocato Stefano Papa del Foro di Torino, che noi abbiamo ragione ed il Consiglio di Stato torto – così si legge sul sito – Il Consiglio di Stato nell’escluderci definitivamente imputa alla lista Progetto Paese di non essersi attivata ‘per emendare l’errore e per depositare comunque, nel termine previsto dall’art. 33, ultimo comma, del d.P.R. n. 570 del 1960, le dichiarazioni di incandidabilità ai sensi dell’art. 12 del d. lgs. n. 235 del 2012’. La cosa era impossibile perché il comma 3 dell’articolo richiamato (che non viene nemmeno preso in considerazione dal TAR ma solamente dal CDS) precisa che le integrazioni sarebbero state possibili solo nel caso di contestazione della lista, non di ricusazione della stessa; se la stessa commissione ci avesse chiesto di integrare i documenti, solo se vi fosse stata una ‘contestazione’, allora sì, avremmo in tal caso depositato i nuovi moduli (che comunque abbiamo portato al TAR, come la stessa commissione ci ha indicato con la formula di rito)》.
Gli accadimenti vengono così descritti:《Il martedì mattina (26esimo giorno antecedente la data delle elezioni) dopo essere stati in municipio a rifare tutte le firme questa volta sul modulo nuovo, avremmo agevolmente potuto portare i moduli nuovi alla Commissione circondariale; ma ciò ci veniva impedito dalla stessa formulazione della legge che prescrive che l’integrazione è prevista nei casi di contestazione; nei casi di ricusazione si può soltanto procedere con ricorso al TAR! Se lo avessimo fatto, come ha fatto la lista milanese, la Commissione avrebbe respinto ugualmente la nostra lista. Come è successo in tutti i casi che si sono verificati in tutti i TAR italiani (perché i TAR non pensavano minimamente di contraddire una sentenza del CDS di un paio di anni prima). Poi lo stesso TAR avrebbe comunque bocciato il ricorso come ha fatto con decine di alte liste; forse il CDS avrebbe poi approvato il ricorso ma soltanto perché ha deciso di riformare un suo parere assunto l’anno scorso in materia; cosa che non poteva essere nemmeno ipotizzata》.
Lista ricusata, lista modificata, lista contestata. Il nodo della questione sarebbe – a detta di Progetto Paese – tutto in queste poche parole.
Prosegue infatti la spiegazione: 《Il CDS con la sentenza ci dice che non abbiamo fatto ricorso alla Commissione Circondariale. Ma se il significato del participio passato ‘ricusato’ è quello che pensiamo noi tutti, non può essere confuso con ‘modificato’ oppure ‘contestato’. La nostra lista è stata infatti ‘ricusata’ e non ‘modificata’ o ‘contestata’. Quindi non potevamo (e non lo abbiamo fatto) ricorrere a quella commissione》.
Ma allora perché il Consiglio di Stato afferma in sentenza che Progetto Paese avrebbe potuto / dovuto farlo? Anche a questa domanda viene fornita una risposta nel lungo intervento di Progetto Paese. Una risposta che non scioglie i nodi ma che, d’altra parte, è l’unica possibile:《Non lo sapremo mai perché come è noto le sentenze del Consiglio di Stato sono inappellabili》.
Si conclude così, con amarezza e le molte energie spese per la campagna elettorale e per i ricorsi al TAR e al CDS, una vicenda giuridicamente chiusa, ma ancora tutta aperta negli animi dei protagonisti.
Sandra Pennacini