CHIERI IN VERSI di Adelino Mattarello: la grandinata
Mia Martini, indimenticata, ci cantava una canzone sulla nevicata eccezionale del ’56 a Roma. Per Chieri la grandinata del 2 luglio 2016 potrebbe essere una cosa analoga.
LA GRANDINATA DEL 2 LUGLIO 2016
Sembrava un normale temporale,
nessuno pensava facesse così male.
Arrivato all’improvviso
non si è limitato a sferzarci il viso.
E’ stato veloce come il baleno
e poi ci ha preso in giro con l’arcobaleno.
Chi si ricorda e ha memoria,
nulla di simile nella storia
e se siamo qui a raccontare
fa male al cuore doverlo fare.
Grandine come pesche,
con le imposte che sembravano esche,
ha fatto danni irreparabili
e persino inimmaginabili.
Cruscotti e lunotti a pezzi
su auto, moto e altri mezzi.
Tende, finestre e porte in frantumi,
per pregare non bastavano 100 numi.
Piante divelte e spezzate
addosso a portoni e cancellate.
Qualcuna caduta per il corso
come volesse dare all’asfalto un morso.
Condomini e case scoperchiate
con famiglie intere annacquate
e muri all’improvviso crollati
come dall’alto telecomandati.
Nei campi i rii ingrossati
in un momento son straripati
e sembrava tutto un immenso stagno
dove certo non potevi fare il bagno.
Il mais è come tritato
e il grano che si andrà a trebbiare
sembra già macinato
e solo paglia a casa potrai portare.
I vigneti sono spogliati
come d’inverno appena potati
e la frutta sulle piante non c’è più
e la trovi solo se guardi giù.
Addio fiori splendidi e profumati:
gambi, petali, corolle tutti andati.
E chi era felice per il suo orticello
non gli è rimasto nulla: che macello.
Li chiamano trombe d’aria, tifoni, nubifragi,
e per loro non si fan sufragi.
Dicono che così sarà il fututo.
Se fosse vero per tutti sarà duro.
Adesso è importante le maniche rimboccarsi
e senza tante parole o studiare il da farsi,
mettersi tutti insieme e le cose sistemare
e almeno all’apparenza un po’ rimediare.