PIEMONTE ARTE: DALI’, OMEDE’, FONDO RIVETTI, BASILICATA, DEMARCHI, GAM, CERRETO, CUNEO

dalìACQUI, SALVADOR DALÍ MATERIE DIALOGANTI

Palazzo Liceo Saracco

Quarantacinquesima mostra antologica

16 luglio /4 settembre 2016

Con grande entusiasmo l’Amministrazione Comunale, annuncia il Sindaco Enrico Bertero, sta lavorando all’organizzazione della 45ª edizione dell’Antologica dedicata all’eclettica e surreale produzione artistica di Salvador Dalí.

Curata dall’architetto Adolfo Francesco Carozzi, la mostra è realizzata con il supporto di The Dalí Universe, la cui collezione, assemblata e curata dalla Stratton Institute, é interamente dedicata al famoso artista surrealista Salvador Dalí. Negli ultimi 25 anni è stata esposta in piú di 100 musei e location di fama mondiale che hanno goduto del favore sia della critica sia del pubblico come dimostrano gli oltre 12 milioni di visitatori. Beniamino Levi presidente della Stratton Institute, conobbe bene Dalí e il suo enotourage. Infatti, fu Dalí stesso che suggerí a Levi la creazione e l’organizzazione di mostre dedicate al suo genio artistico.

La mostra, che sarà inaugurata presso il Palazzo Liceo Saracco venerdì 15 luglio 2016 e terminerà domenica 4 settembre 2016 osservando, per tutti giorni di apertura l’orario dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 22,30, offrirà ai visitatori una nutrita serie di opere realizzate con l’utilizzo di materie e tecniche diverse.

Verranno presentati, infatti, lavori eseguiti su carta, su ceramica, sculture realizzate in bronzo, oro, vetro, oggetti d’arredamento e fotografie.

Di notevole interesse e grande attrazione sarà sicuramente, aggiunge Enrico Bertero, la scultura monumentale in bronzo Profilo del Tempo, dal forte impatto emotivo, posizionata nello spazio esterno prospiciente l’edificio della mostra.

Il Sindaco desidera rivolgere un sentito ringraziamento per il patrocinio alla Provincia di Alessandria e per il sostegno economico alla Regione Piemonte, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, a Egea Commerciale, a Cuvage, allo Studio De Angelis, alla Notari srl ed a La Stampa, media partner.

 

 

I LUOGHI DELL’ARTE A TORINO

omedè quadroTra le ormai numerose sedi espositive torinesi, si segnala la Conserveria Pastis, in piazza Emanuele Filiberto 11a, che propone mostre personali di giovani artisti emergenti e le collettive del concorso «Io Espongo» per pittori, scultori, illustratori, fotografi che per il XIX anno aderiscono a questa iniziativa promossa e organizzata dall’Associazione Culturale Azimut.

Alle seconda esposizione hanno partecipato Alessandra Vendola, Cinzia Gallo, Simone Ercolini, Stefano Scagliola, Fabrio Crupi e Matteo Germano, richiamando l’attenzione del pubblico che ha votare le opere di maggiore interesse.

Di nuova costituzione è invece la Caffetteria etica «Sharewood», in piazza Santa Giulia 1/E, che inaugura i locali venerdì 15 luglio, alle 19, con la mostra personale di Sergio Omedè, che propone una quindicina di tecniche miste racchiuse nel titolo «Carte». Accompagnata da un testo di Clizia Orlando, l’esposizione offre un documento dell’esperienza dello scultore Omedè, docente al Liceo Artistico «Benedetto Alfieri» ad Asti, dove ha realizzato e collocato nella rotonda di corso XXV Aprile l’opera «De Historia».

(A.Mis.)

 

LE OPERE DELLA FONDAZIONE RIVETTI DONATE AL CASTELLO DI RIVOLI

fondazione rivettiLo scorso 7 luglio 2016, al Castello di Rivoli si è tenuto il convegno ARTE E IMPRESA. Omaggio a Marco Rivetti. Nel corso del suo intervento, Gianna Recchi, Presidente della Fondazione Marco Rivetti, ha annunciato che le opere del Fondo Rivetti attualmente in deposito presso il Museo, saranno donate al Castello di Rivoli entrando così definitivamente a far parte della Collezione permanente dell’istituzione.

Le opere donate sono:

Marco Bagnoli, Porte regali, 1992

Pier Paolo Calzolari, Senza titolo, 1967

Rebecca Horn, Cutting Through the Past, 1992-93

Fausto Melotti, Scultura n. 24, 1968

Fausto Melotti, La pioggia, 1966-72

Fausto Melotti, Vento nel capanno, 1979

Mario Merz, Architettura fondata dal tempo – Architettura sfondata dal tempo, 1981

Giuseppe Penone, Soffio di creta H, 1978

Remo Salvadori, La stanza delle tazze, 1985-86

Emilio Vedova, Di umano ’85 – II, 1985

Gianna Recchi, Presidente della Fondazione Marco Rivetti, ha dichiarato: “in accordo con tutti i membri del nostro Consiglio di Amministrazione, dopo molti anni di felice sintonia con il Castello di Rivoli, ed in virtù della considerazione che Marco Rivetti aveva per il Museo che ha anche presieduto, sono contenta di annunciare la donazione definitiva delle nostre opere ad un museo dedicato da sempre alla creatività e alla ricerca scientifica nel settore dell’arte, fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo.”

Ringraziando per l’importante donazione che arricchisce il Museo di dieci opere di grande pregio storico e artistico, Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli e della GAM di Torino ha detto: “Ringrazio a nome di tutto il museo la Fondazione Marco Rivetti per la fiducia dimostrata nel corso degli anni e per questa importante donazione che arricchisce le Collezioni permanenti del Museo e il patrimonio culturale della nostra Regione.”

 

RIVOLI, MOSTRA DIPINTI: BASILICATA TERRA ACQUA FUOCO E CUORE D’ARGILLA.

rivoli mostra lucaniaL’Associazione Lucania Viva Centro Culturale “ Rocco Scotellaro “ di Rivoli, organizza in

collaborazione con l’Amministrazione del Comune di Rivoli e la casa editrice lucana Menabò creazioni d’arte, direttore artistico Ing. Carlo Pastore, che con tenacia, ha voluto dare vita ad un progetto editoriale in cui la nostra regione potesse narrarsi attraverso immagini e parole nuove, una mostra di acquerelli aventi per soggetto tutti i comuni della Basilicata. Il racconto, autentico ed emozionante, è stato affidato all’acquerellista francese Fabrice Moireau e allo scrittore belga Carl Norac. Il loro punto di vista esterno e l’estrema sensibilità di entrambi gli autori, sono la

chiave dell’opera, finalmente libera dalle immagini stereotipate con cui fino ad ora la nostra regione si è presentata agli occhi di chi non la conosce. I dipinti si susseguono nelle 180 pagine del libro accompagnati da didascalie e testi ricchi di poesia. Ognuno dei 131 comuni della Basilicata ha avuto la sua ribalta nell’opera, in cui assolato protagonista è il paesaggio autentico dei luoghi lucani. Il richiamo alla Terra natia e la stupenda opera editoriale, hanno convinto il Direttivo della Associazione, di portare a conoscenza dei lucani e non, i dipinti e l’interessante volume, esponendoli presso la Casa del Conte via F.lli Piol Rivoli, (TO) dal 15 luglio al 31 luglio 2016.

L’inaugurazione avrà luogo il giorno venerdì 15 luglio 2016 alle ore 17,30.

La presentazione del volume, avrà luogo venerdi 22 luglio 2016 alla ore 17,30.

Saranno presenti: Autorità, Storici, L’Editore, il Pittore e vorremmo anche Voi, che vivete fuori dal

Piemonte, particolarmente Voi emigrati all’estero, organizzando una visita alla cittadina storica, Rivoli e una visita alla grande e culturale Torino.

 

ROBERTO DEMARCHI: FORMA, MATERIA E SPIRITO

demarchiUna mostra, Tre appuntamenti:

Palazzo Tovegni

Via Conte Adami, Murazzano (CN)

Dal 09 luglio al 21 agosto 2016

 

Orario: da giovedì a sabato ore 15-18,

domenica ore 10-12 e 15-18

Spazio Don Chisciotte

Via della Rocca 37, Torino

Dal 15 settembre al 6 novembre 2016

Fondazione Bottari Lattes

Via Marconi 16, Monforte d’Alba (CN)

Dal 17 settembre al 12 novembre 2016

 

Il 9 luglio alle ore 18, la Fondazione Bottari Lattes in collaborazione con il Comune di Murazzano inaugura la mostra Forma, materia e spirito di Roberto Demarchi, visitabile fino al 21 agosto presso Palazzo Tovegni di Murazzano.

La Fondazione Bottari Lattes e il Comune di Murazzano hanno realizzato altre mostre in questi anni: Situazioni 1, nel 2013, con Hayman e Gatti, Taylor, Fanuli, Marchi, De Biasi; Situazioni 2, nel 2014, con Zanin, Gilli, Pergolesi, Daniele, Frapiccini, Mastromatteo, Romano; Italo Cremona ironico e visionario, nel 2015.

L’evento proseguirà poi dal 15 settembre al 6 novembre, presso lo Spazio Don Chisciotte, a Torino e dal 17 settembre al 12 novembre presso la Fondazione Bottari Lattes a Monforte d’Alba.

Un sottile fil rouge lega le tre mostre che la Fondazione Bottari Lattes dedica a Roberto Demarchi. Insufficiente sarebbe pensare ad una opportuna distribuzione in tre sedi diverse di un vasto corpus di opere che vanno dal 2001 al 2015 tratte da numerose mostre realizzate in precedenza dal pittore torinese e curate da storici e critici dell’arte quali Antonio Paolucci, Claudio Strinati, Luca Beatrice, opere sulle quali, negli anni, si è posata l’attenzione di scrittori e poeti: Andrea Zanzotto, Giovanni Raboni, Yves Bonnefoy, Gunter Kunert, Pavlos Matesis, Titos Patrikios ed altri hanno sentito di dover scrivere poesie e saggi sul suo lavoro.

L’arte di Roberto Demarchi, che si affaccia al mondo nella sua prima mostra nel 1969 (presentazione di Angelo Dragone) con stilemi decisamente figurativi ha, negli anni, trovato, non cercato, una intensa quanto misteriosa, nel suo farsi, sintesi di forma, materia e spirito.

La loro sinergia è una delle componenti essenziali di questo evento che si sviluppa in Palazzo Tovegni a Murazzano con la riflessione, attraverso un linguaggio pittorico astratto, sul momento aurorale del pensiero occidentale per poi navigare, nelle sale della storica sede della Fondazione a Monforte, nei mari profondi dell’origine della nostra comune storia e dei nostri comuni miti, così come narrati nell’Antico e Nuovo Testamento ed infine condensarsi in una antologia, un compendio esistenziale, nello spazio Don Chisciotte in Via della Rocca a Torino.

Ed è proprio la vita, l’esistenza il collante che fa di queste tre componenti (forma, materia e spirito) il fil rouge che lega queste mostre.

Roberto Demarchi nasce a Torino, impara il mestiere del pittore a bottega in Via Cavour, a due passi da Via della Rocca, ma la sua famiglia e tutta la sua ascendenza è delle Langhe, là dove, in alto, signoreggia Murazzano e dove, più in basso, si adagia Monforte. Demarchi si iscrive in una tradizione di pittura astratta che ha precedenti illustri, italiani e stranieri, ma il suo modo di esprimersi è veramente unico e singolare e non può essere rapportato ad altre esperienze. Vi è nel suo pensiero figurativo astratto una sintesi singolare di speculazione filosofica e di istinto libero e scevro da qualunque intellettualismo. E’ rigoroso, il maestro Demarchi, fino ad un limite estremo che non ammette compromessi o modifiche rispetto alle acquisizioni cui è giunto (Claudio Strinati, Storico dell’arte).

I suoi dipinti accolgono la semplicità formale dell’astratto per lasciare spazio ad una più complessa articolazione concettuale. Sono interpretazioni di un mondo antico e mitologico, mettono in scena l’idealizzazione astratta dell’icona. Per questo Roberto Demarchi è un “pittore della scena”, capace di visualizzare in astrazione visiva la complessità dell’opera classica, evitando la maniera e la ripetizione. Perché, ci sembra dire, ogni quadro è un’epifania (Luca Beatrice, Critico d’arte).

Il nostro sguardo si concentra oltre il silenzio e, inquieto, penetra le ombrosità archetipiche di Roberto Demarchi… Sono spartiti pittorici rivolti alla luminosità dell’inesprimibile, in opposizione a quel raffigurato che dona, solitamente, finte certezze all’osservatore (Paolo Levi, Critico d’arte).

E’ la linea che altri hanno chiamato della “ classicità “. Forse potremmo meglio definirla la linea della ricerca (e poi della intuizione e della rappresentazione), dell’ordine insieme razionale e poetico che governa il mondo visibile. Di questa tendenza stilistica riflessiva e speculativa, fondata sulla felicità del ritmo e delle proporzioni. Sulla appagata filosofica contemplazione della natura delle cose, partecipa Roberto Demarchi, torinese (Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani).

 

 

 

TORINO, ACCADE ALLA GAM: SALOTTO NEGLI UFFICI E FORMICHE GIGANTI IN CAFFETTERIA

gamCon il caldo arrivano anche le novità: gli spazi sociali della GAM si rinnovano.

Da lunedì il pubblico potrà accedere anche all’atrio degli uffici del museo, dove è stato allestito un salotto firmato Studio 65 e realizzato da GUFRAM: un nuovo luogo di riunioni di lavoro per i curatori del museo, ma anche di occasionali incontri e saluti: ci si può sedere sul glorioso Divano Bocca pop o sulle poltrone della serie Capitello, sopra un tappeto di nuvole, e magari veder passare anche un artista con il direttore Carolyn Christov-Bakargiev!

Inoltre nella caffetteria del museo, gestita da IlCatering di Lorenzo Casassa, la giovane artista di Chicago, Erin Hayden (nata nell’Illinois nel 1990), appena approdata a Torino, si è lanciata nella creazione di un gigantesco Wall Painting intitolato “Incontro”, che dona alle collezioni permanenti della GAM.

Hayden è un’artista femminista e dedicata a valorizzare la pittura in epoca digitale in cui troppe immagini sono virtuali e immateriali. Sui muri della caffetteria, ora rosa shocking, campeggiano gigantesche e inquietanti formiche nere.

Di questa nuova opera l’artista afferma: “Volevo imbrogliare gli avventori del bar, attraverso un meccanismo di illusione ottica prima di tutto, aggiungendo finte finestre che sembrano riflesse dalla luce sui muri e ho voluto portare nello spazio l’immagine di altri organismi viventi che, quando mangiamo, di solito non ci piace vedere. Le formiche sono forti e resistenti, resilienti e affascinanti creature.”

Dopo i recenti studi alla Northwestern University, Erin Hayden espone nel 2016 nella mostra “Intention to Know” alla Stony Island Arts Bank, centro d’arte creato dall’artista Theaster Gates nella Southside di Chicago. La sua opera è stata recensita in diverse riviste e pubblicazioni, come il Chicago Tribune, New City: Art, Studio Magazine, Mutantspace, Frieze e Artforum.

Questo progetto è il primo di una serie di commissioni a giovani artisti italiani e internazionali di nuove pitture murali nella Caffetteria della GAM.

Info 011 4429518/95   www.gamtorino.it

 

 

 

CERRETO, PITTURA TRA ‘800 E ‘900

Cerreto è un paese di 224 abitanti, con un sindaco, Mario Saini, che in fatto di iniziative culturali fa «il diavolo a quattro». Dopo una stagione trascorsa tra proiezioni cinematografiche, rassegne d’arte, presentazione di libri e serate musicali (ha fondato il Fans club Giorgio Conte), domenica scorsa, nelle sale del municipio e del ristorante «L’Asilo», Saini ha inaugurato una collettiva intitolata «La pittura tra ‘800 e ‘900», con opere di Felice Casorati, Massimo D’Azeglio, Giovanni Battista Quadrone, Carlo Pittara, Paolo Bedini, Gaetano Fasanotti, Cesare Gheduzzi, Giacomo Soffiantino, Luigi Spazzapan, Enrico Paulucci, Ugo Nespolo, Adriano Parisot, Piero Ruggeri, Salvo, Fernando Eandi e altre notevoli firme.

L’esposizione accoglie anche un’opera in vetrofusione, ricavata dal calco del primo paio di sci, in legno, che il futuro campione del mondo Piero Gros da bambino ebbe in regalo dai genitori. Ognuno degli sci riprodotto è autografato dall’atleta.

La ricca antologia mette a confronto due mondi diversi dell’arte: la Scuola piemontese che nell’immediato post-impressionismo seppe accogliere la modernità della ricerca cromatica dei maestri francesi, la peculiarità dell’evoluzione stilistica ed espressiva casoratiana, fino alla contemporaneità che contraddistingue le opere di Ugo Nespolo.

Nel «Pescatore» di Massimo D’Azeglio, si snoda un racconto, per l’efficace forza evocativa che mette in moto ricordi atavici di una natura cancellata dal tempo e dall’uomo. Solare e ottimista il paesaggio raffigurato da Paulucci con colori «fauve» , mentre Adriano Parisot, che visse e lavorò per anni a Cerreto, è presente con un’opera informale, frutto di una ricerca che nel 2° Dopoguerra lo accomunò a Ruggeri, Saroni e Soffiantino. E proprio di quest’ultimo artista torinese, che nella seconda fase dell’attività pittorica si convertì al naturalismo astratto, il quadro esposto reca una dedica a Parisot. La mostra chiuderà il 31 luglio. Orario: tutti i giorni: 10- 12 e 16-18. Info: 0141/996.073, (ore ufficio).

 

CENTO ANNI D’ARTE NELLA PROVINCIA DI CUNEO

cavalleraFrancesco Franco, Riccardo Cordero e Carlo Sismonda, sono tra i personaggi del libro di Anna Cavallera «Artisti della provincia di Cuneo 1900-2000», pubblicato dalle edizioni Primalpe di Cuneo, aprile 2016. Una pubblicazione di 50 pagine (10 euro), che racchiude le ricerche, le opere, i documenti legati agli artisti che hanno contribuito alla definizione o alla trasformazione della cultura visiva della provincia Granda, caratterizzata dalle «sette sorelle»: Cuneo, Alba, Bra, Fossano, Mondovì, Savigliano e Saluzzo.

E proprio di Saluzzo è Anna Cavallera, giornalista del settore arte del «Corriere di Saluzzo», autrice del libro «L’Annetta C. Storia di una barca goletta nel centesimo anniversario del suo naufragio», edito L’Artistica Savigliano, 2013.

Il suo discorso sottolinea gli aspetti di un’ampia serie di esperienze che dalla pittura figurativa alle pagine informali, dalle cadenze espressioniste a un lirico realismo e alle ricerche contemporanee, esprimono l’impegno, il valore, la qualità dei lavori realizzati in cento anni di racconti per immagini, di atelier ricchi di bozzetti, schizzi e progetti, di incontri nel segno della cultura.

Una ricerca, quindi, non facile, ma scandita da una serie di riproduzioni, in gran parte a colori, che accompagnano il testo e permettono di entrare in sintonia con l’intensità cromatica di Ego Bianchi e i dipinti di Lalla Romano della scuola di Felice Casorati, con Pietro Lerda e Aime, Giuseppe Penone, Silvio Rosso e gli scultori Franco Garelli, Unia e Bersezio.

Vi è nel libro della Cavallera un susseguirsi di impressioni, di luoghi, di ricordi che appartengono a una stagione legata a Basso Sciarretta e Aldo Mondino, alla sperimentazione di Piero Simondo e Pinot Gallizio, al fututista Fillia e Accigliaro e Livio Politano. E con le tele della Savanco vengono ricordate le cartelle di grafica di Teresita Terreno e poi Tanchi Michelotti, Bernard Damiano, la linea penetrante di Reviglio e della Monaco, Corrado Ambrogio, Titti Garelli, il raffinato paesaggista Guido di Montezemolo e, nell’area dell’interpretazione del vero, Giuseppe Augusto Levis, allievo di Delleani, il suggestivo naturalismo di Matteo Olivero, Camillo Filippo Cabutti, Terzolo, Mennyey e Boetto.

E dalla fossanese Ametista si passa ai green di Fissore, alle delicate impressioni figurative di Maria Rosa Ravera Aira e, con Piero e Nicola Bolla, prendono forma le immagini e le composizioni di Giuseppe e Araldo Cavallera, sino alla misura espressiva di Nini Piumatti e Vito Tanga, Ivo Vigna, Nino Tagliano, Anna Valla, Ugo Giletta, Franco Giletta, Mario Gosso, Moira Franco, Marco Cazzato e Valerio Berruti.

Un lungo percorso che rinnova l’interesse intorno all’arte del secolo scorso nella provincia di Cuneo, per ritrovare personalità e vicende a volte dimenticate, per delineare l’evoluzione del linguaggio, tra tradizione e avanguardia, operando – si legge nell’introduzione – «all’incrocio di questa antinomia, mediante attraversamenti che riescano a cogliere entrambe le polarità».

                                           Angelo Mistrangelo

EXILLES, MOSTRA “MONO GENESI – ICE RESEARCH” DI JONATHAN GUAITAMACCHI

L’arte contemporanea internazionale, dopo il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, aggiunge in Val di Susa un nuovo tassello grazie alla mostra MONO GENESI –Ice Research del noto artista di origine londinese Jonathan Guaitamacchi che porterà al forte un complesso lavoro dedicato ad alcuni ghiacciai dell’arco alpino. E’ un lavoro in continuo divenire in cui le foto in bianco e nero in cui la morfologia dei ghiacciai diventa il paradigma perfetto dell’architettura naturale, vengono accostate puntualmente a una serie di bozzetti in cui le forme create dalla neve solidificata sono reinterpretate come fossero scenari metropolitani. Un sogno fantastico a occhi aperti in cui guglie e crepacci offrono l’ispirazione per la progettazione di palazzi e strade del futuro. MONO: il bianco e il nero. GENESI: l’origine. Da questi due concetti parte la ricerca di Jonathan Guaitamacchi che spingendosi in altezza, approfondisce il dualismo per lui centrale tra lo spazio urbano e lo spazio naturale. Il suo sguardo, dalle vedute aeree delle grandi città come Londra o Johannesburg, s’inerpica sulle catene montuose del nostro territorio, fino ai ghiacciai dell’arco alpino che raccontano l’età del pianeta e il futuro che ci attende. Tocca da vicino le stratificazioni della neve accumulatasi negli anni che non rappresentano altro che pagine di storia, solidificate in un momento e rese lentamente evanescenti in un altro. Sono i cicli della vita, fissati nel freddo estremo. Così l’opera d’arte, monitorando lo scorrere del tempo, letteralmente “goccia a goccia”, si fa reportage inatteso. Infatti, questi luoghi a dispetto della qualifica convenzionale di “eterni” sono in realtà in continua trasformazione o ancora, in alcuni casi, già scomparsi. Mono Genesi è il ritratto di un grande regno fantasma, ma vivo, splendente e sempre in movimento verso valle. “Qui – dice Jonathan Guaitamacchi – capisci che la natura ha un altro passo e poiché tutto è ciclico respiri la sensazione che prima o poi questi ghiacciai ritorneranno esattamente dov’erano prima”.