Sacco e l’ospedale unico: “Parole per imbonire i cittadini. Spostando tutto verso Moncalieri”
«Quali servizi? Quali condivisioni? Qui sembra solo di ascoltare fiumi di parole per imbonire la cittadinanza fintanto che ai vertici vanno avanti con i progetti. Spostando tutto verso Moncalieri»
Sono accuse forti, ma dette con cognizione di causa quelle di Rachele Sacco, presidente del Comitato per l’Ospedale a Chieri. «E’ proprio di ieri la notizia delle minacce arrivate con una lettera anonima ai medici dell’Ospedale Santa Croce e del Distretto di Moncalieri – commenta la notizia Sacco – La gente si sente presa in giro. Gli stanno togliendo tutti i servizi primari. Le lettere potrebbero non c’entrare nulla, ma sicuramente questa situazione è preoccupante. Vogliamo davvero che prima o poi qualcuno faccia qualche pazzia?»
Il Comitato da mesi chiede un incontro ufficiale con la Regione, per capire cosa accadrà a Chieri e ai servizi territoriali, ma l’audizione urgente non è ancora stata fissata. Era infatti il 4 maggio quando una delegazione aveva consegnato al presidente del consiglio regionale Mauro Laus 3275 firme per il mantenimento dell’ospedale chierese. «La Sanità sta perdendo via pezzi – riepiloga il presidente – Anche ad Asti verrà chiuso l’ospedale e chi abita nel Castelnovese non avrà alcun punto di riferimento nel circondario. Il nostro sindaco ormai si lascia trasportare dagli eventi senza lottare per il proprio territorio i propri cittadini. Moncalieri invece non fa altro che battersi per il proprio nosocomio e infatti sta ottenendo risultati. Ormai è praticamente notizia certa che l’ospedale sarà a Vadò. Ma per gli interessi di chi? Dei privati che in quel territorio hanno proprietà da poter dare ad Asl e Regione per collocare il nuovo nosocomio».
Il nome “Vadò” Sacco lo aveva già fatto alcuni mesi fa: «Monte Po, è una società mista nata per dare attuazione al polo integrato di sviluppo di Moncalieri, ed è partecipata al 41% da Finpiemonte Spa, al 10% dalla Camera di Commercio di Torino, mentre il restante 49% è suddiviso tra la Italdesign-Giugiaro (10%), dall’ingegner Cottino (10%) e l’impresa edilizia Zoppoli & Pulcher Costruzioni Generali (29%). La Regione, dunque, attraverso la propria finanziaria detiene un pacchetto importante delle quote societarie e per questo potrebbe far valere questa posizione di forza nelle trattative per collocare l’Ospedale Unico proprio in questa zona»
Nulla di più semplice da spiegare e ora passata la frenesia della campagna elettorale del capoluogo, dopo le dichiarazioni dell’attuale sindaco Appendino, contro la costruzione di opere pubbliche con il project financing, i quesiti aperti restano tanti: «In primo luogo vogliamo capire come mai non è stata valutata alcuna alternativa nel Chierese – chiarisce Sacco – L’Assessore Saitta non aveva sempre dichiarato che i Comuni dei tre ospedali (Chieri, Moncalieri e Carmagnola) sarebbero stati fuori dalla scelta? Oltretutto Vadò non rispetta i criteri della location imposti dalla stessa Regione con il protocollo d’intesa: quelle zone sono esondabili e sono terreni agricoli. Perché allora non va bene anche la zona al confine tra santena e Chieri? Forse perché non arriverebbero soldi al comune di Moncalieri? E nessuno si interessa degli abitanti del castelnovese? »
Il parallelismo con fatti precedenti è d’obbligo: «Ricordo bene quando tutta l’Asl To 5 aveva lottato contro la chiusura dell’emodinamica di Moncalieri dando come motivazione la troppa lontananza dal castelnovese e dall’astigiano – rammenta Sacco – Ricordo anche come la Regione avesse giustificato la chiusura adducendo il fatto che tra il Santa Croce e La Città della Salute ci fossero soli 3 chilometri di distanza e fossero troppo pochi per avere due strutture ospedaliere. Come mai ora nessuno fa più riferimento a quelle distanze? Adesso due ospedali in tre chilometri vanno bene?» E l’attacco continua: «I cittadini hanno bisogno di sapere quali servizi resteranno a Chieri senza vedere smantellato ogni giorno un reparto sotto i propri occhi – marca ancora- E il nostro sindaco Martano continua a subire le decisioni dall’alto senza opporsi o fare controproposte. Noi invece non ci arrendiamo e non ci fermeremo fintanto non avremo risposte chiare. Raccoglieremo ancora firme e lotteremo per i nostri cittadini del Chierese. Bisogna pensare “Alla Salute delle Città” e non alle “Città della Salute” »