Chieri, Don Marco e la vocazione ‘a vivere nelle carceri’
“La luna di pomeriggio nessuno la guarda, ed è quello il momento in cui avrebbe più bisogno del nostro interessamento, dato che la sua esistenza è ancora in forse.” Palomar, Italo Calvino
Si è aperta con questa citazione la serata animata da Don Marco Pozza, cappellano del carcere ”Due Palazzi”di Padova, giunto martedì 12 presso la Parrocchia Santa Maria Maddalena di Chieri per tenere un apposito incontro dal titolo “Perché solo tu puoi essere protagonista della tua Vita”. Il sacerdote è riuscito a mostrare la sua grande capacità comunicativa fin da subito: lo stesso pomeriggio è rimasto sorpreso dalla vista del satellite e non ha rinunciato ad immortale in una fotografia quel magico momento. Inizia in questo modo ad incantare il pubblico e prosegue legando quell’immagine alla sua storia. Don Marco riesce a tenere il pubblico con il fiato sospeso per oltre un’ora e mezza: espone la sua rinuncia quotidiana al male, per scorgere ciò che non è inferno all’interno dell’inferno stesso.Nonostante l’erudizione il sacerdote opta per un linguaggio semplice e profondo: vuole giungere al cuore delle persone. Mano a mano che racconta diverse storie travagliate diventa sempre più chiaro che l’uomo ha sempre e solo una grande paura: il non essere amato. Don Marco insiste: ”Non sognate, siate sognati!”. La sua vocazione a vivere nelle carceri nasce proprio così: grazie alla storia di un ragazzo coetaneo il sacerdote realizza che solo il fare sentire l’altro amato e pensato può salvare la vita ad entrambi.Il giovane vicentino cerca di mostrare quante etichette vengono attribuite ai carcerati, purtroppo condivise anche da lui nel passato, e sottolinea più volte che l’unica cosa condannabile è il gesto compiuto da questi uomini, non gli uomini stessi.Da questo incontro emerge tanta verità: don Marco non ha paura di mettersi a nudo di fronte al pubblico, rispondere alle domande che gli vengono poste e condividere alcuni momenti dolorosi del suo passato. Tanti sono i messaggi che lascia nel cuore dei molti giovani seduti accanto a lui sul palco. Sottolinea soprattutto che l’importante non è allungare la vita quanto cercare di allargarla e viverla a pieno: “Se io fossi in voi- dice- andrei in giro orgoglioso di essere torinese: non dimenticate mai le parole del beato Pier Giorgio Frassati “vivere e non vivacchiare”.
Chi non ha potuto partecipare alla serata non disperi: l’intero incontro è stato registrato e sarà presto disponibile il video.
Federica Marocco