Astimusica. Piazza Cattedrale travolta dalle “onde” di taranta di Vinicio Capossela.
Non è stato un concerto come gli altri, ma quasi un rito collettivo, un’esperienza purificatoria. Vinicio Capossela ha portato ieri sera in piazza Cattedrale non una performance fatta di canzoni, ma un vero spettacolo teatrale, un concerto a tema, con un filo conduttore che viene dalle radici della terra degli avi, dalla “polvere” (titolo dell’ultimo album) dei campi di grano, dalle arsure delle mietiture, dal meridione che è sud del paese ma è anche sud del mondo. E il pubblico di Astimusica non è stato solo spettatore. E’ entrato nello spettacolo, lasciandoci travolgere dalla “taranta” e dai ritmi folk di Vinicio e della sua band “in costume”, scatenandosi nel ballo e rispondendo alle chiamate che l’artista irpino lanciava dal palco con cori e battito di mani. Si sono visti sul palco mariachi messicani, demoni meridiani, cortei funebri, figure stregonesche, maschere di animali cornuti, sposalizi e Re della cantina, personaggi che hanno preso vita in una scenografia che ricostruiva il campo di grano con il suo corredo di fatica, sudore, canti di cicale e vento che non accarezza, ma spettina e ferisce gli occhi.
Undici musicisti sul palco (protagoniste assolute le percussioni) hanno fatto del ritmo il leitmotiv della serata: frenetico di una frenesia a volte allegra, a volte mesta, ma sempre trascinante. E Capossela il popolo della piazza lo travolge e lo fa migrare verso quel mondo che racconta nelle sue canzoni della Cupa (strumento musicale “povero” tipico del meridione). Lo fa cantare, lo fa ballare. Gli racconta le storie dei suoi nonni e dei suoi bisnonni. Gli racconta il dolore e il sacrificio del migrante, ma anche l’orgoglio di chi ha trovato il suo posto nel mondo, lontano da casa e con la casa nel cuore.
E Asti c’era e c’era con entusiasmo. “Un pubblico meraviglioso” il commento di Capossela a fine concerto, appena raggiunto il camper dietro al palco. “Un pubblico meraviglioso, continuava a ripetere – racconta Massimo Cotto, direttore artistico di Astimusica – mentre sorseggiava un bicchiere di vino bianco, al termine di uno spettacolo coinvolgente ed entusiasmante. Asti ha accolto Vinicio con un calore direi poco piemontese, lo stesso che sono sicuro riserverĂ a Renzo Arbore, attesissimo, tanto che le prevendite sono superiori a ogni aspettativa. SarĂ l’ultimo grande concerto di un’edizione che ricorderemo a lungo”.
Carmela Pagnotta