Asti. Prorogata fino al 28 ottobre la mostra Professione Reporter.

Berlino. Henri Cartier-Bresson

Berlino. Henri Cartier-Bresson

La Fondazione Giov-Anna Piras proroga fino al 28 Ottobre la mostra Professione Reporter, a cura di Flavio Piras e Alessandro Carrer.  L’intento del progetto è di riflettere, attraverso una struttura ampia e articolata, sulla grande varietà di approcci fotografici che hanno caratterizzato gli anni d’oro del fotogiornalismo internazionale del ventesimo secolo, offrendone una visione singolare e atipica sotto diversi aspetti: in un unico spazio verranno presentati lavori di quaranta fotografi, da Henri Cartier-Bresson e Robert Capa, fondatori della storica Magnum Photos, a Larry Borrows e Nick Ut, da Marc Riboud, e David Seymour, a Joseph Koudelka e Sebastiao Salgado, da Tina Modotti a Margaret Bourke-White, da Walker Evans a Robert Frank, con la possibilità di scoprire, per alcuni, scatti emblematici ma poco noti, e con l’occasione di approfondire, per altri, sguardi e filosofie attraverso sezioni monografiche dedicate. È opinione diffusa che il reportage costituisca la vocazione per eccellenza della fotografia stessa. La fotografia documentaria ha (e ha avuto, nel corso della propria storia) la capacità e il privilegio di mostrare il mezzo, lo strumento, ovvero la fotocamera, “al massimo della sua forza e radicalità”. Pur avendo connessioni esplicite con lo spazio e con il pubblico, il genere del reportage è anche “una delle forme più intime della pratica fotografica” (Graham Clarke) e presuppone un nodo diretto e immediato tra lettore e soggetto, sostenuto da un preciso mandato di registrazione e denuncia: la fotocamera produce una coscienza e manifesta, parafrasando Franco Vaccari, un “inconscio etico-morale”. Se poi ci si allontana dal presente dello scatto, dalla “scheggia di storia e realtà” che la fotografia ha saputo (o provato) a fermare, il valore documentario della testimonianza si diluisce progressivamente nell’oceano del tempo così che, anni dopo, bruciata la notizia, rimane la grandezza o la bellezza dello scatto fotografico in sé, ancora più denso della sua connaturata ambiguità. L’arbitrio del fotografo si mescola inesorabilmente all’istante fotografato, e la storia del soggetto tende a perdersi in quella dell’osservatore, fino a produrre rituali del tutto nuovi. Alla fine resta l’immagine, e il potere che essa è in grado di esercitare sull’osservatore. A complemento del progetto, una sezione della mostra è dedicata a uno dei più grandi reportagisti italiani, Mario Dondero, scomparso alla fine dello scorso anno: del fotografo “inafferrabile e ubiquo”, come lo ha definito lo scrittore Ermanno Rea, saranno presenti alcuni dei suoi celebri ritratti (tra gli altri Sartre, Beckett, Pasolini, Wells, Bacon) insieme a una serie di scatti realizzati nel 1970 alla redazione di Charlie Hebdo, a testimoniare uno sguardo che è sempre stato capace di sentire e raccontare il mondo. La scelta di rendere omaggio alla fotografia di Mario Dondero in una mostra tutta internazionale non è intesa però ad escludere l’Italia dalla storia della fotografia di reportage; piuttosto, vuole anticipare un futuro progetto della Fondazione dedicato tutto al fotogiornalismo italiano. Il progetto espositivo “Professione reporter” costituisce un focus su di un importante tassello della collezione del Fondo Giov-Anna Piras: frutto di un’attenta selezione, la mostra si snoda lungo i 1500 mq di spazi espositivi della Fondazione e raccoglie circa trecento scatti di alcuni tra i più importanti reportagisti del Novecento, offrendo al pubblico l’opportunità di abbracciare in una lunga carrellata e attraverso stampe originali, tanto la diversità di stili quanto la coerenza, l’organicità di un progetto di fondo, come se la mission di ogni singolo fotoreporter, la sua dichiarazione d’intenti, finisse per coincidere, nella somma dei diversi sguardi, con lo “scopo” della fotografia tutta; vite immerse nei frastuoni della storia ma sempre trascorse sulla soglia dell’inquadratura, a testimonianza di quell’attimo che, già passato, ci restituisce tutta la verità e la singolarità di un evento che si fa rappresentazione. Il Fondo Giov-Anna Piras è nato per promuovere l’arte e la fotografia moderne e contemporanee attraverso mostre ed eventi volti a valorizzare e condividere il proprio fondo collezionistico con la collettività. Dal 2006 il Fondo è impegnato nella conservazione di opere e supporti foto-cartacei, nella catalogazione fotografica, nella cultura archivistico-bibliografica e collezionistica relative a svariati settori di interesse artistico-culturale.mostra

 La mostra è corredata da un catalogo con interventi critici e una breve presentazione per ciascun autore in mostra.

La Fondazione Giov-Anna Piras è in via Brofferio 80.

Gli orari: fino al 28 Ottobre 2016 dal Lunedì al sabato dalle 9.30 alle 12.30. Pomeriggio chiuso. Dal martedì al venerdì il pomeriggio aperto solo su appuntamento chiamando al numero 0141- 352111. Entrata libera.