PIEMONTE ARTE: BRUEGHEL, SICCHIERO, SISMONDA, MARTELLI…
REGGIA DI VENARIA, BRUEGHEL E L’ARTE FIAMMINGA
Quasi duecento anni di storia, quella di cinque generazioni che hanno reso immortale la pittura fiamminga, incarnandone stile e tendenze del suo periodo d’oro. Ma anche un invito a vivere un’esperienza giocosa e interattiva, entrando in contatto con i soggetti della Natura maggiormente rappresentati nelle opere di questa famiglia di geniali artisti. Alla Reggia di Venaria, dal 21 settembre al 19 febbraio nella Sala delle Arti, ‘Brueghel capolavori dell’arte fiamminga’, l’esposizione dedicata alla famiglia che inventò un modo di dipingere diventato “il marchio” di eccellenza nell’arte pittorica di una intera dinastia.
Il viaggio parte dal capostipite, Pieter Brughel il Vecchio, seguito dai figli Pieter Brueghel il Giovane e Jan Brueghel il Vecchio, dai pronipote Abraham Brueghel e Marten van Cleve. La mostra torinese porta anche una novità, la presenza di alcune opere della metà del Cinquecento, periodo di piena attività di Pieter Brueghel il Vecchio. Sette le sezioni attraverso cui si sviluppa il racconto appassionante delle realtà della vita e la meticolosa attenzione con la quale viene descritto il mondo. Si parte con ‘Il giudizio morale, tra salvezza e condanna’ in cui si sottolinea il dialogo tra la fantasia morale e visionaria de ‘I Sette peccati capitali’ di Hieronymus Bosch e la pittura di Pieter Brueghel il Vecchio, di cui è presentata ‘La resurrezione’. Si prosegue con ‘La natura regina’ dove ammirare fra gli altri la grande tela del ‘Paesaggio boscoso con la Vergine e il Bambino, san Giovannino e un angelo’ di Jan Brueghel il Giovane, per poi passare a ‘Soldati e cacciatori nella luce dell’inverno’, dove si trova una delle scene più celebri della pittura fiamminga, ‘La Trappola per uccelli’ di Pieter Brueghel il Giovane.
Le sezioni successive sono ‘Storie di viaggiatori e mercanti’, ‘Le allegorie, racconti delle meraviglie’, dove spicca una delle novità della mostra, l’olio su rame ‘Le Tre Grazie con un cesto di fiori’ di Jan Brueghel il Giovane e Frans Wouters, allievo di Rubens. Il percorso si conclude con ‘Splendore e vanità della vita silente’ e la sezione finale ‘La danza degli ultimi’ che presenta fra le altre opere la ‘Danza nuziale all’aperto’ di Pieter Brueghel il Giovane, una dei quadri protagonisti del percorso interattivo che porta il visitatore fra gli invitati dello sposalizio. L’opera infatti è reinterpretata in una delle installazioni multimediali del percorso, ‘Invito a nozze’, che fa entrare il visitatore dentro la scena del quadro. Le altre installazioni sono ‘Historia Animalium’, una sorta di palco teatrale movimentato da animali, ‘Florilegium’, in cui i protagonisti sono dettagli dei fiori delle opere in mostra, e ‘Alla ricerca del proverbio’, oltre 100 proverbi interpretati da personaggi e animali.
SICCHIERO E LA TARGA FLORIO
E’ stato emesso in questi giorni un Annullo postale delle Poste Italiane su busta primo giorno in occasione della centesima edizione della “Targa Florio”: sulla busta è riprodotta un’opera grafica dell’artista chierese Maurizio Sicchiero (nella foto)
CARMAGNOLA: NELLA LUCE DEL SACRO. L’OPERA DI SISMONDA A PALAZZO LOMELLINI
Nelle sale di Palazzo Lomellini a Carmagnola, s’inaugura venerdì 7 ottobre, alle 18, la mostra retrospettiva «Nella luce del sacro. L’arte di Carlo Sismonda tra pittura e musica», promossa ed organizzata dall’Associazione Culturale Carlo Sismonda Onlus-Centro Studi per la valorizzazione degli artisti della Provincia di Cuneo, presieduta da Mario Abrate, congiuntamente alla Saletta d’Arte Celeghini di Carmagnola.
Un nuovo incontro con l’artista di Racconigi (1929-2011), reso possibile grazie alla collaborazione della Città di Carmagnola. Realizzata con la partecipazione di Marisa Antonacci, compagna di Sismonda, e il coordinamento artistico di Anna Cavallera, l’esposizione propone un percorso sul rapporto pittura/musica sfociato nel ciclo pittorico dedicato a Beethoven, con i dipinti «Sinfonie» e i bozzetti preparatori esposti per la prima volta in Italia. Una riflessione accompagnata dal catalogo con interventi di Mario Abrate, Alessandro Cammarata, Umberto Casale, Anna Cavallera, Piero Flecchia, Gianna Gancia e Carlo Morra.
Il rinnovarsi delle stagioni, delle luci, di un tempo che si misura tra colore e segni e suoni nell’atmosfera appartiene alla ricerca di Sismonda, alle trasformazioni della pittura, alle scansioni di una misura espressiva in cui – ha rilevato Albino Galvano – «ogni cenno realistico è superato e trasfigurato in simbolo».
E sono simboli, segnali, impronte di una visione che in questa retrospettiva a Palazzo Lomellini emerge dalle «tavole» dedicate alle sinfonie, dal paesaggio e dalla spiritualità delle immagini, dalle composizioni «Fiori» e «Riflessione pittorica».
Un itinerario che ricrea il mondo di Sismonda, il suo percorso tra pittura e musica, il fluire di note scandite nello spazio della memoria, dei sentimenti, di una quotidianità rivissuta all’interno di una continua e inesausta ricerca pittorica.
L’intensità degli accadimenti, dei silenzi, delle emozioni si traduce nei volti senza storia della folla, nelle lunghe ombre della notte, negli alberi dai rami contorti e proiettanti, in un moto ascensionale, verso cieli solcati da nuvole incombenti.
E nel tempo, il senso della sua ricerca si individua in lavori come l’«Omaggio a Beethoven», sinfonia n.6, in fa maggiore (Pastorale) del 1982, o nel rivelarsi del concitato accostarsi dei gialli, dei verdi, dei profondi blu e rossi evidente nella tavola «Musica e pittura», mentre le «Luci del Roero» annunciano una luna dal «contorno nebuloso», ma soprattutto suggeriscono una chiave di lettura della sua interiorità, del dialogo tra l’uomo e «quella dolce malinconia» che accompagna l’esistenza.
Una rassegna, quindi, che nel dispegarsi delle opere mette in evidenza la forza del linguaggio e di quei fogli di grafica che raccontano tutta la passione di Sismonda per la musica, per la luce che penetra e illumina case, chiesette e paesi, per il declinare delle colline che esprimono la volontà di andare al di là della realtà per cogliere e trasmettere il clima di una natura profondamente amata e reinterpretata.
Le sale di Palazzo Lomellini riconsegnano, perciò, un «corpus» di immagini che hanno il fascino di una personalissima lettura dell’ambiente e, in sintesi, di una scrittura che consegna al tempo il suggestivo affiorare dei notturni silenzi, degli oggetti in un interno e del profilarsi di albe luminose.
E i dipinti, i pastelli dai colori tenui, i nitidi disegni
sono il risultato dell’attenzione di Sismonda per gli alberi e la neve d’inverno, le barche in un porticciolo e «Il Maira in autunno».
L’interesse per la lezione di Carrà, Van Gogh e Spazzapan, per le sinfonie di Beethoven e per le arie popolari, si traduce in opere in cui si scoprono, accanto al paesaggio, le vibrazioni dell’animo, la ieratica fissità degli autoritratti, il dispiegarsi di una linea lieve ed impalpabile che restituisce l’essenza del gruppo di case disegnate nel 1935.
E una deliziosa «Prova d’orchestra», appena accenata dal nero della china, sembra introdurre all’incisività del nero della «Via Crucis», dove, si è potuto rilevare in occasione della mostra a La Castiglia di Saluzzo del 2014, i contorni del volto di Cristo, della Croce e della corale partecipazione dei personaggi, sono fortemente definiti da un tratto deciso, rapido, conciso che ricorda il «cloissonnisme» di Rouault.
E dai soggiorni parigini della fine degli anni Cinquanta alla gestualità di Spazzapan, dalla natura del Roero alla campagna nei dintorni di Carmagnola, puntualmente ripresa da Solavaggione, dalla fedeltà al territorio di Racconigi alla «Sacra conversazione» dei Musei Vaticani, si entra in contatto con un dipingere permeato dalla luce e definito da una figurazione che ha varcato i confini dello studio per espandersi in più ampi e incommensurabili orizzonti, ancora da esplorare pienamente.
E attraverso ai colori, ai segni, alla musica, riaffiora il sogno di un pittore e di un compositore di sinfonie, mentre dal candore di un’infanzia ritrovata emergono i versi di Jacques Prévert: «gioca l’uccello-lira» e i bambini «ascoltano la musica/ e i muri della classe/ tranquillamente crollano./ E i vetri diventano sabbia/ l’inchiostro ritorna acqua/ i banchi ritornano alberi/ il gesso ridiventa scoglio/ la penna ridiventa uccello».
E il quadro diventa spartito.
Angelo Mistrangelo
CARMAGNOLA, Palazzo Lomellini, piazza Sant’Agostino 17, orario: giovedì, venerdì e sabato 15-18, domenica 10-12/15-18, sino al 6 novembre.
SCOMPARSO LO SCULTORE E FOTOGRAFO PLINIO MARTELLI
Nella notte del 24 settembre, all’età di settant’anni è morto l’artista torinese Plinio Martelli. Nato a Torino il 21 dicembre del 1945, figlio d’arte, anche il padre era pittore, Martelli ha frequentato l’Accademia Albertina di Belle Arti, allievo di Enrico Paulucci e Mario Calandri.
Il suo percorso si è sviluppato, a partire dalla prima personale alla galleria torinese Christian Stein, attraverso una ricerca che unisce il disegno alla scultura, la fotografia al cinema sperimentale, in una sorta di linguaggio in continua e intensa evoluzione.
Presente all’evento Fluxus degli anni Sessanta, con Ben Vautier, Alighiero Boetti, Ugo Nespolo e il poeta visivo Arrigo Lora Totino, recentemente scomparso, ha lavorato con impegno assiduo per trasformare la molteplicità delle esperienze personali in opere concettuali, innovative, sottilmente ironiche.
Invitato alla Biennale di Venezia del 1978, Martelli ha lungamente collaborato con il gallerista Franz Paludetto: dalle sculture esposte alla Galleria LP 220 di Torino alle mostre «Photos» e «Relique» al Castello di Rivara, dove era invitata anche la moglie e pittrice Titti Garelli.
Vicepresidente del Piemonte Artistico Culturale e già docente di pittura all’Accademia di Belle Arti di Cuneo, il suo discorso, ospitato ad Artissima e al Museo Internazionale di Arti Applicate, ha trovato pieno riscontro nell’interpretazione antropologica del tatuaggio, nel ritorno alla pratica del disegno nella stagione del contemporaneo, nelle immagini degli «Angeli» e «Vanitas», sino alle sculture dalla personalissima misura espressiva.
Nel 2014, i suoi lavori sono stati esposti alla GAM nell’ambito del ciclo «Surprise», a cura di Maria Teresa Roberto e Gregorio Mazzonis, mentre si ricordano le mostre alla Fondazione Peano di Cuneo, alla Galleria Dantesca («Le Cortigiane») e all’Istituto Italiano di Cultura a Sidney.
Nello scorso mese di agosto, cinque sue opere storiche erano presenti alla Galleria Cortile Lagrange. Sino al 27 novembre la digigrafia, foglia d’oro zecchino, «San MichelOdino» del 2016 è visibile alla rassegna «Artieri fantastici. Capolavori d’artedesign», allestita nell’ex Chiesa di San Francesco a Cuneo.
Angelo Mistrangelo
CUNEO: 20° CONCORSO INTERNAZIONALE SCULTURA DA VIVERE, VINCE IL PROGETTO DI VALENTINA ACETO
Sabato 1 ottobre si è svolta la premiazione del 20° Concorso Scultura da Vivere finalizzato alla scelta dell’opera da realizzare il prossimo anno nei giardini di Piazza Pio Brunone Lanteri nel quartiere Cuneo Nuova.
Il pubblico, che ha avuto la possibilità di esprimere la propria preferenza tra i quattro bozzetti finalisti scelti dalla giuria, ha decretato vincitrice di questa edizione Valentina Aceto dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino con il bozzetto “Hic et Nunc”.
Il bozzetto era stato segnalato dalla giuria per l’originale e accurata ricerca che ha preceduto la progettazione durante la quale l’autrice ha più volte verificato con la sua presenza nella piazza le variazioni dell’incidenza della luce e dell’ombra del suo corpo nel luogo, fino a formulare una particolare scultura che diviene funzionale ai fruitori dell’area verde ma nel contempo è anche un’attestazione della presenza fisica dell’autrice nello spazio reale.
Il progetto artistico si presenta come una composizione di tre elementi, che possono essere fruiti dal pubblico come seduta, rappresentanti la linea d’ombra corrispondente alla proiezione del corpo dell’artista sul terreno nei quattro giorni corrispondenti ai due solstizi e ai due equinozi (due linee d’ombra sono coincidenti).
Alla domanda su quale significato possa avere l’installazione di una scultura in un parco, o comunque in uno spazio frequentato da persone di differenti fasce d’età con differenti esigenze e finalità, Valentina Aceto – in relazione al suo progetto – risponde così: “ho sentito la necessità di uscire dai tradizionali limiti della funzione monumentale della scultura per realizzare un progetto che potesse non solo rendere concreto il mio passaggio ma soprattutto potesse anche coinvolgere altre persone nella riflessione sulla loro presenza (o assenza) in un dato luogo e in un determinato momento. Questa riflessione mi ha portato all’idea di realizzare degli elementi che mantenessero il disegno originale generato dalla proiezione della mia ombra, ma che, a dimensioni reali potessero avere anche una propria funzionalità di seduta. Sedendovi la gente potrà entrare direttamente in relazione con l’opera, creare un dialogo con essa tramite il contatto fisico, ma anche un dialogo con altre persone potendo sostare in questo luogo di raccolta cittadino; spazio che entra in contatto con la sfera privata, senza mai eliminare tuttavia la propria dimensione pubblica.”
Il secondo premio è stato vinto da Francesco Paglialunga dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, terza classificata è Valeria La Rocca dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, mentre la menzione speciale è andata a Li Biao dell’Accademia di Belle Arti di Carrara.
ALBA, PREMIO BOTTARI LATTES GRINZANE
Numerosi gli appuntamenti organizzati in occasione del Premio Bottari Lattes Grinzane, venerdì 14 ottobre alle ore 17.00 vernissage della mostra “Mario Lattes. Antologia Personale”, presso Palazzo Banca d’Alba (via Cavour, 4) e alle ore 18.30 Lectio magistralis dello scrittore Amos Oz, vincitore della Sezione “La Quercia”, al Teatro Sociale di Alba (piazza Vittorio Veneto, 3);
sabato 15 ottobre alle ore 16.30 Cerimonia finale del Premio Bottari Lattes Grinzane al Castello di Grinzane Cavour (Cn) – segue rinfresco.
Tutti gli eventi sono a ingresso libero fino ad esaurimento posti, con possibilità di prenotazione:
email:organizzazione@fondazionebottarilattes.it
tel. 0173 789282
www.fondazionebottarilattes.it