PIEMONTE ARTE: TUNINETTI, SHUNGA, CALDERARA E WOLF, MOMBERCELLI. BARUZZI, BERRUTI, VENTURA…

PRAGELATO: ” SULLE ALI DELLE API” ACQUERELLI DI GIANNA TUNINETTI

tuninetti-foto-033Una montagna di fiori quando fuori nevica. Sono i fiori di Gianna Tuninetti che il Museo del Costume e delle Tradizioni delle Genti Alpine di Pragelato, in borgata Rivets, presenta nella preziosa mostra dal titolo “Sulle ali delle api”, particolarmente impegnativa con oltre 120 opere in un percorso artistico e culturale lungo un intero anno; un viaggio scandito dal passare dei giorni e delle stagioni, percorso entusiasmante e competente di un’artista che sa colloquiare con l’anima attraverso il racconto di fiori, frutta, verdura ritratti ad acquarello. Inaugurata lo scorso 25 settembre, la mostra propone le prime 65 opere, ispirate alla magia dell’autunno e dell’inverno, che saranno esposte sino a fine marzo 2017. Altrettante opere, dedicate alle meraviglie della flora alpina nelle tinte calde e splendenti, delicate e radiose della primavera e dell’estate impreziosiranno il Museo del Costume dal 15 aprile al 3 settembre 2017.

tuninetti-foto-034“Sulle Ali delle Api è il titolo che ci ha ispirati osservando le tavole pittoriche di Gianna Tuninetti – spiega il Sindaco di Pragelato Monica Berton –   i suoi lavori, pur fissati su un foglio, sono fortemente vitali e sembrano librarsi nell’aria leggeri. I suoi colori, sempre estremamente trasparenti anche nelle intensità più accentuate sembrano raccogliere e rimandare luce e ci consentono di volare… come le api, ma sulle ali della fantasia e del piacere estetico. Il rimando alle api e all’ambiente montano ci è particolarmente caro poiché è opera di un’artista che conosce profondamente e possiede sapientemente il mondo che dipinge e la tecnica pittorica che utilizza.”

“Sulle Ali delle Api” è la conferma di quanto ha scritto Claudia Ferraresi pittrice, scrittrice e critico d’arte. ”Esistono mille modi per raccontare la superiorità della natura ma quello di Gianna Tuninetti è sinonimo di gioia, miele dell’anima, la goccia che può aiutarci a sperare” e aggiungeremmo… quel tocco delicato e coinvolgente, generoso e sapiente che offre al mondo un po’ di dolcezza e di velata umana comprensione, una visione realistica eppur poetica e leggera di un mondo declinato al “naturale”.

“ Sulle ali delle api” nella veste autunno-inverno ci propone cardi segnatempo, stelle alpine, cardun bleu, cardi pallottola e tante altre essenze botaniche comuni alle nostre terre raramente ritratte nella storia dell’arte.

Divertenti e inusuali le opere che ci raccontano ortaggi come porri o rape o cipolle sempre accostati a romantici bouquet. Gradevolissimi i diversi funghi che evocano sottoboschi silenti e muscose pinete Mondo antico e semplice che racconta le nostre radici con il quale Gianna Tuninetti ama confrontarsi e lo fa con piglio sicuro e ottica attualissima.

Altro aspetto interessante: l’esposizione delle opere pittoriche è accompagnata da apposite schede ove sono fornite nomenclatura scientifica e comune, notizie, curiosità riguardanti le essenze botaniche ritratte. Un valore aggiunto che renderà ulteriormente unica la mostra.

Gianna Tuninetti, ama dipingere in egual misura un semplice filo d’erba come esplodenti rose scarlatte, ispidi cardi o vellutate stelle alpine, funghi autunnali e turgide fragoline; in tutti i casi sono ritratti dal vero e con grande, seppur libera, aderenza botanica.

L’assoluta luminosità e leggerezza pittorica sono frutto di grande studio e attenzione ritrattistica, mai un ripensamento, mai una incertezza e, sempre e soltanto colore. Infatti i suoi ritratti nascono dall’immediatezza dell’acquerello sul foglio, niente abbozzi preparatori, nessun segno di matita. Tanta freschezza e luminosità portano spesso l’osservatore a percepire il profumo di quei fiori dipinti.

Il Museo del Costume e delle Tradizioni delle Genti Alpine è aperto tutti i sabati fino al 17 dicembre 2016 con orario 16.00-18.00. Durante il periodo delle festività natalizie sarà aperto nelle giornate del 27-29-30 dicembre e 1-3-5-7 gennaio sempre con orario 16.00-18.00. Dal 14 gennaio al 16 aprile sarà aperto tutti i sabati sempre con medesimo orario. Prevista l’apertura speciale anche per il lunedì di Pasquetta. E’ possibile visitare la mostra anche in altri giorni e orari contattando telefonicamente l’ufficio del turismo di Pragelato: 0122 741728.

 

MOSTRA “SHUNGA-E, IMMAGINI DI PRIMAVERA”, L’ARTE EROTICA GIAPPONESE DAL XVIII AL XX SECOLO

shunga-utamaro_cs_Le stampe chiamate shunga sono xilografie giapponesi dal contenuto esplicitamente erotico, concepite secondo lo stile della scuola ukiyo-e, prodotte principalmente durante il periodo Edo (antico nome dell’odierna Tôkyô, 1603-1868), entrate a far parte della vita e della cultura giapponese in maniera sorprendente. In Giappone, le prime raffigurazioni shunga risalgono al periodo Heian (794 – 1185). A quei tempi erano per lo più riservate agli ambienti di corte. Dipinte su rotoli di carta, si ipotizza fossero ispirate a modelli cinesi, soprattutto alle opere di Zhou Fang (730 – 800), il grande pittore erotico attivo durante il regno della dinastia Tang. Nella prima metà del diciannovesimo secolo, ad opera di Harunobu, si giunse alle opere pienamente policrome (nisiki-e) con l’impiego, per le edizioni più lussuose, di quindici e fino a diciassette colori attraverso l’incisione di altrettante matrici in legno.

La complessa esecuzione delle matrici era affidata ad abili incisori, guidati dagli artisti che avevano realizzato i soggetti. Harunobu, Hokusai, Hirosige, Utamaro sono solo alcuni nomi degli artisti più acclamati in quest’arte. Un’arte che gioca su tutta una gamma di espressioni, forme e colori che vanno dalla varietà delle passioni umane alla grazia delle figure femminili, dall’esaltazione delle emozioni amorose all’esplorazione di tutte le inclinazioni della sessualità, anche le più promiscue, non disdegnando atti omosessuali e scene di gruppo. Le ambientazioni erano realistiche: lussuose dimore, bagni pubblici, case da tè, alcove, in barca o all’aperto. All’inizio del XVII secolo la scuola di pittura Kano stilò un’insieme di regole sull’estetica dell’arte shunga. Vennero codificate le gradazioni di colore con cui dovevano essere stampati i genitali, sia maschili che femminili e i colori da utilizzare nel resto dell’opera. Si stabilì anche la convenzione della rappresentazione in dodici scene amorose, simboleggiando i mesi dell’anno, secondo l’esperienza artistica già teorizzata dal pittore Tosa Mitsunobo (1434-1525). L’arte shunga assunse così la definizione di “genere”, al pari del paesaggio e del ritratto. Queste stampe si affermarono negli ambienti artistici europei, intorno alla metà del XIX secolo. A Parigi circolavano tra i pittori realisti ed impressionisti: Theodore Duret, Degas, Renoir, Pisarro e Monet. Degas ne fu fortemente influenzato, in alcuni tagli prospettici delle sue opere si possono riscontrare significative analogie con l’arte giapponese. Ma anche Van Gogh non rimase estraneo al fascino di queste opere; i ponti e gli ombrellini delle donne di Claude Monet rimandano alle immagini di Hokusai. A Londra le prime xilografie ukiyo-e comparvero all’Esposizione Universale del 1862. Aubrey Beardsley (1872-1898) possedeva una vasta collezione di arte shunga, da cui trasse ispirazione per le illustrazioni della Lysistrata di Aristofane. Le linee fluttuanti delle stampe giapponesi furono fonte di ispirazione anche per gli artisti Art Nouveau. Nell’ultimo decennio di questo secolo le xilografie shunga hanno incontrato un interesse particolare nella critica e nel pubblico occidentale. Molti musei hanno introdotto nelle loro collezioni di grafica queste incisioni. Sono state anche presentate in importanti mostre retrospettive come quella alla Kunsthal di Rotterdam nel 2005, a Palazzo Reale di Milano nel 2009 e al British Museum di Londra nel 2013. La mostra consiste in oltre cinquanta incisioni originali che vanno dalla fine del XVIII secolo fino agli inizi del XX secolo, oltre ad una quarantina di opere minori, fuori catalogo. La rassegna è curata da Gianni VURCHIO e Stefano LIBERATI che, con Pietro GOBBI firma il bel catalogo in policromia edito dall’ACCADEMIA D’ARTE ANTICA E MODERNA che accompagna la rassegna ed è in vendita presso l’IREL.

 

Orari dal martedì al sabato: dalle ore 16 alle ore 19 – Domenica e lunedì chiuso Chiusura sabato 28 gennaio 2017

 

CASTELLO DI RIVOLI, GUIDA “IL MUSEO…CHE EMOZIONE!”

rivoli-afasiaSabato 3 dicembre ore 16.30

Teatro del Castello di Rivoli

Piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (To)

Presentazione della guida

Il Museo…. Che emozione!

Il Museo… Che emozione!, progetto della Fondazione Carlo Molo Onlus giunto alla sua quarta edizione, nel 2016 è stato accolto al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, dopo le esperienze a Palazzo Madama, al Museo Nazionale del Cinema e al Borgo Medioevale.

La guida che ne deriva è frutto di una collaborazione tra il Laboratorio Sperimentale Afasia della Fondazione Carlo Molo Onlus e il Dipartimento Educazione Castello di Rivoli e narra il percorso emotivo di cinque persone afasiche attraverso le sale del Museo: uno sguardo inedito e molto personale che parte dai lavori di artisti contemporanei scelti liberamente per le suggestioni che hanno saputo provocare in ciascuno di loro, da Long a Eliasson, da Cattelan a Oldenburg, da Pistoletto a De Maria. L’intensità delle riflessioni di Aldo, Alfredo, Annalisa, Maria e Paolo emerge con forza come un tentativo di andare oltre il fossato di silenzio che l’afasia scava. Nelle pagine della guida emergono suggestioni che si intrecciano con il vissuto di ciascuna persona afasica.

La data scelta per la presentazione, non a caso è il 3 dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità organizzata da CPD Consulta Persone in Difficoltà, che insieme al Dipartimento Educazione Castello di Rivoli ha costituito il Tavolo Culturaccessibile: un unicum a livello nazionale che riunisce realtà del territorio particolarmente attive nella promozione della cultura accessibile a tutti, tra cui appunto la Fondazione Carlo Molo Onlus. La Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità promuove una più diffusa e approfondita conoscenza sui temi della disabilità, sostiene la piena inclusione delle persone disabili in ogni ambito della vita per allontanare ogni forma di discriminazione e violenza.

 

INSTALLAZIONE E DISEGNI ALLA CONSERVERIA-PASTIS

Dopo la mostra personale di Stefano Allisiardi, Premio della Giuria di «Io Espongo XVII», la Conserveria Pastis, in piazza Emanuele Filiberto 11a, Quadrilatero Romano, propone dal 1° dicembre il secondo appuntamento del ciclo d’arte «Fuoriclasse», a cura di Daniele Galliano. Si tratta delle opere della giovane artista viennese Lara Verena Bellenghi, che attualmente risiede a Venezia. Per questa occasione, espone la videoinstallazione «Towards a Progressive Future», corredata da una serie di disegni, che concorrono a mettere in evidenza la sua visione e interpretazione della realtà in una «costante ricerca di dialogo tra luogo e spettatore». In particolare, i disegni richiamano le forme di una giostra e, contemporaneamente, il retro-salotto della Conserveria-Pastis, in una sorta di racconto, di misura espressiva che esprime il clima di una puntuale e interiorizzata ricerca. Rassegna promossa dall’Associazione Culturale Azimut.

                                       Angelo Mistrangelo

 Conserveria Pastis, piazza Emanuele Filiberto 11a, Quadrilatero Romano, sino al 13 dicembre.

 

TORINO, CALDERARA E WOLF

Vernissage Giovedì 01 Dicembre 2016 dalle ore 18,00

02 Dicembre 2016 – 21 Gennaio 2017

PHOTO&CONTEMPORARY – Via dei Mille, 36 – 10123 Torino

011 889884 – photoco@libero.it

calderara-wolfPhoto&Contemporary è lieta di presentare alcune rare opere astratte di ANTONIO CALDERARA (1903-1978), relative al periodo della sua maturità, intorno alla fine degli anni ’60 – inizio deglianni ’70, in dialogo con gli Orizzonti di SILVIO WOLF (1952) nella mostra che avrà luogo in galleria a partire dal 1 Dicembre p.v. fino al 21 Gennaio 2017, come seguito ideale e approfondimento della mostra Origini. Gli Orizzonti nell’Idea di Luce di S.Wolf tenuta quest’anno presso la Fondazione Calderara a Vacciago di Ameno (NO), a cura di Cristina Casero. Calderara ha infatti realizzato dipinti ad olio su tela, acquarelli e serigrafie intitolati “Orizzonte”, nei quali l’uso della luce è finalizzato a forzare i limiti della visione per spingersi oltre il percepibile in una tensione verso il trascendente, oltre l’esperienza estetica e la misura umana. Entrambi gli artisti s’interrogano, attraverso tecniche e modalità di ricerca differenti, sulla soglia della percezione, giungendo ad individuare nella luce e nelle rare e determinanti linee ortogonali gli elementi di una sintesi astratta del mondo sensibile. Mentre Calderara parte dal referente visivo lacustre (l’amato lago d’Orta) con le nette linee di separazione tra acqua e cielo, sviluppando una ricerca volta a individuare i costituenti primari del rapporto tra realtà e astrazione, Wolf utilizza materiali di scarto del processo fotografico per rivelare scritture di luce auto-generate durante il processo di caricamento dell’apparecchio fotografico. Queste manifestazioni della luce impresse nella materia foto-sensibile sono immagini pre-fotografiche, forme latenti attive prima dell’incontro con lo sguardo e l’esperienza del soggetto. Gli obiettivi primari della pittura intimista, discreta, quasi segreta di Calderara sono la rappresentazione dello Spazio, la traduzione della Luce, l’espressione del Silenzio e la ricerca del Sublime; gli elementi tecnici e costitutivi per giungere a questa sua sottile magia pittorica sono la stesura omogenea su piccole tavole di legno molto levigate, la patina lucente e le delicate trasparenze. Per Wolf gli Orizzonti sono immagini ultimative dell’esistente visibile ridotto alle radici del linguaggio, in grado di offrire l’immagine fotografica più oggettiva e paradossalmente anche più astratta, dove -l’oggetto e l’immagine dell’oggetto- coincidono generando modelli di realtà al limite tra la luce e la sua assenza, tra materia e linguaggio.

La pratica pittorica di Calderara abbandona nel corso del tempo la figurazione e ogni altro soggetto per concentrarsi sulla rappresentazione del paesaggio, semplificando le architetture e gli elementi caratterizzanti fino a ridurli a poche linee orizzontali e verticali nello spazio, verso il conseguimento di un’immagine totalmente astratta, perché priva di legame retinico con la realtà. Wolf a sua volta s’interroga su cosa significhi il termine astratto, là dove gli statuti della fotografia mantengono un inscindibile cordone ombelicale con la realtà. A suo avviso esso indica l’astrazione dal fiume del tempo: un frammento temporale immoto e sospeso, immerso in un infinito e assoluto presente. Il mezzo fotografico può indicare una visione astratta dal Reale alludendo a interpretazioni non retiniche del visibile, forme sovra-sensibili, immagini mentali che in esso si riconoscono simbolicamente. L’opera di Calderara è unica per la sua silenziosa purezza, il rigore esigente, la capacità di tradurre lo spazio mentale della luce in toni impercettibilmente accostati. Quella di Wolf è pura interpretazione della luce fotograficamente rivelata: una soglia resa visibile, il luogo reale e immateriale rappresentato attraverso un processo d’esperienza e transizione, perché “tutta la vita è un continuo attraversamento di soglie”.

 

MOMBERCELLI, MOSTRA” PRESEPI E ALTRO”

mombercelli-presepiIl Museo Civico di Mombercelli ospita dal 3 dicembre la 4^ edizione della mostra “Presepi e altro”. Sono esposti presepi di : Francesco Casorati, Eugenio Guglielminetti Emanuele Luzzati                     Carmen Barucchi Michele Acquani Massimo Berruti Rosanna Campra Gian Carlo Ferraris Bruno Ferrero Giovanna Gaveglio Rino Gonella Alessandra Mighetto Renato Milano Piero Oldano Sonja Perlinger Brenno Pesci Vera Quaranta Gabriella Rosso Renza L. Sciutto Silvia Secco Adelaide Scavino Vittorio Zitti Scuola Primaria “G. Monticone”, Mombercelli Scuola Media Statale “Zandrino”, Mombercelli

INAUGURAZIONE sabato 3 dicembre 2016, ore 16.30

Presso la parrocchia di San Biagio altri presepi in mostra.

MUSEO CIVICO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA MOMBERCELLI

Orario di apertura Domenica: dalle ore 15.00 alle ore17.30 per visite settimanali e fuori orario: 338 4246055, 346 4798585 musarmo@gmail.com   www.musarmo.comune.mombercelli.at.it     facebook.com/musarmo

Via Brofferio, 21 (vicino caserma carabinieri) dal 3 dicembre 2016 al 26 febbraio 2017

 

BIELLA, “TRACCE DI TERRA”, PERSONALE DI SANDRA BARUZZI.

Biblioteca di Città Studi, Biella. Corso G. Pella, 2/b 6 dicembre 2016 – 31 gennaio 2017 Inaugurazione 6 dicembre ore 17:00

biella-tracce-di-terraLa mostra “Tracce di terra” dell’artista Sandra Baruzzi è uno dei primi appuntamenti di “Città di Terre. Ronco e il Biellese per la ceramica”. Un progetto diffuso che parte da Ronco Biellese, comune che vanta una lunga tradizione di artigianato della terracotta con la produzione delle “bielline”, per coinvolgere altri comuni della provincia. L’intento della manifestazione è quello di documentare e approfondire, attraverso mostre, conferenze e workshop, il tema della ceramica. La città ospite di questa prima edizione di “Città di Terre” è Castellamonte, uno dei centri della ceramica più rinomati del Piemonte. In questo comune del Canavese, ricco di storia e di tradizioni legate alla lavorazione dell’argilla, vive e lavora Sandra Baruzzi. La mostra “Tracce di terra” sarà ospitata presso la Biblioteca di Città Studi, nell’ambito della rassegna “Crossing Art & Books”, uno spazio non convenzionale a disposizione di artisti del territorio e non che espongono in linea con una selezione tematica di opere letterarie e cinematografiche. La proposta di lettura che dialoga con le opere esposte si intitola: “Fare casa. Bibliografia che indaga i molti aspetti dell’abitare umano”.

“Tracce di terra” offre al pubblico uno spaccato sul lavoro dell’artista castellamontese e sulla sua maestria nell’utilizzare l’argilla in modalità differenti e nuove, rispetto a quelle più consuete e conosciute. L’artista presenta alcune tele dove la terracotta macinata di Castellamonte si posa sulle superfici come fosse colore. Inconsuete “pennellate“ di terra sulla tela, a coronamento di un momento di ricerca e sperimentazione con questo materiale così duttile e ricco di suggestioni. Completano l’esposizione due sculture in terracotta e alcuni disegni, che vanno a comporre una sorta di mappa tracciata su carta, in grado di condurre il visitatore attraverso il lavoro che precede la realizzazione ultima delle sculture. Vere e proprie opere che testimoniano e segnano il tempo dove l’idea dell’artista ha preso forma. Uno dei temi ricorrenti nella poetica di Baruzzi è l’immagine della casa, simbolo femminile e archetipo della madre, che ci accoglie tra le sue pareti come fossero braccia pronte a darci conforto. Abitazioni, torri e città, dove la figura umana non compare mai. Non sono però edifici disabitati, chiusi o inviolabili. Le architetture scaturite dalla creatività operosa dell’artista sono ricche di citazioni, rimandi poetici e allusioni simboliche. Architetture in bilico su pennellate di colore o su potenti onde del mare, arroccate su promotori o colline appuntite dal vento. Edifici solo all’apparenza fragili e in procinto di crollare, che in realtà comunicano un senso vivo di solidità. Sono fortezze che non vanno in frantumi di fronte alle avversità della vita. Esili scale appoggiate alle costruzioni ci conducono ad aperture pronte a indicarci il luogo del sicuro rifugio da un mondo spesso a noi ostile. Fili metallici uniscono gli edifici alla luna o alle stelle. Perché in fondo, tutto è collegato. Così come era riportato in un testo sapienziale, ormai non più ermetico: “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una”.

Le sue case, fatte di creta impastata di sogni, si popolano così delle nostre parole, dei nostri dialoghi interiori e delle nostre proiezioni. In un continuo fluire di immagini ed emozioni. Risentono dei moti dei pianeti, contengono suoni, ma sono anche il luogo del silenzio, dove poter udire la sola voce della coscienza e della bellezza che ci chiamano a sé. Il gesto estremo nell’arte di Sandra Baruzzi coincide proprio nel suo invito ad abitare le sue case, anche solo per un momento, con la fantasia. A prendervi dimora per ritrovare noi stessi. Sarebbe un peccato, non cogliere questo invito.

La mostra sarà aperta sino al 31 gennaio 2017, da lunedì a venerdì con orario continuato dalle 8.00 alle 19.00 e il sabato mattina dalle 8.30 alle 12.30. L’ingresso è libero e accessibile a tutti. Per ogni ulteriore informazione è possibile contattare Città Studi al numero 015 85511107 o scrivere a: biblioteca@cittastudi.org – cittaditerre@gmail.com.

 

 

TORINO, MOSTRA FOTOGRAFICA “SOUS LE CIEL DE PARIS!”

Inaugurazione: giovedì primo dicembre 2016 alle ore 18.00

Carpe Diem, Via Po 28, 10123 Torino

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sous-le-ciel_evento-euphrasieValerio Minato è un giovane fotografo torinese d’adozione, in quanto è nato in provincia di Biella. Nel 2006 si è trasferito a Torino dove si è laureato. Seguendo la sua passione per la fotografia, che ha avuto inizio quattro anni fa, egli ha visto da allora la pubblicazione di molti progetti fotografici su Torino in diversi siti web (Repubblica.it , ilovetorino.it, torinotoday.it, vivatorino.it). Valerio è anche l’autore di un calendario molto noto sulla città, giunto alla quarta edizione, che è sempre accolto con entusiasmo dai Torinesi. Ha esposto le sue opere in diversi contesti della città (Caffè del Progresso, Toro Verde, Gran Bar) e ha partecipato a Paratissima sia nel 2014 che nel 2015.

Valerio Minato propone, insieme a Euphrasie, di seguirlo a Parigi dove ha cercato di mettere in rilievo non la Parigi turistica e scontata alla quale siamo abituati, ma quella insolita e meno conosciuta. Lo scatto della Torre Eiffel è inevitabile, ma anche questo è personalizzato dallo sguardo accurato dell’artista. Dal primo dicembre 2016 al 31 gennaio 2017 proponiamo una mostra intitolata Sous le ciel de Paris! nei locali nel Coffee and Food Carpe Diem(link is external) in via Po 28. Durante l’inaugurazione un audiovisivo presenterà più di cinquanta scatti del fotografo.

Una bella occasione per rinnovare l’amicizia sempre viva tra le due realtà che intendiamo rappresentare: Torino e Parigi, l’Italia e la Francia, in uno spirito di condivisione, di apertura e di fratellanza.

 

TORINO, LE OPERE DI BERRUTI PER PAIDEIA E ADISCO

berruti-paideiaPer il quarto anno consecutivo, Fondazione Paideia e ADISCO – Sezione Piemonte realizzano insieme un progetto di raccolta fondi per offrire ai bambini assistiti e alle loro famiglie un bellissimo viaggio a Eurodisney. L’artista coinvolto nel progetto di quest’anno è Valerio Berruti (Alba 1977) che da sempre disegna, dipinge, scolpisce bambini. La mostra con le sue opere, curata da Marcorossi artecontemporanea e allestita presso lo Spazio Ersel in Piazza Solferino 11, sarà visitabile dal 28 novembre 2016 al 20 gennaio 2017.

I bambini sono la sua fonte di ispirazione, inconsapevoli strumenti visivi per parlare di tematiche importanti ed attuali, per indurci a riflettere. I bambini di Valerio Berruti, infatti, rappresentano l’infanzia per definizione, ma parlano anche di molto altro, di arte, tempo, vita. Le sue immagini possono sembrare molto rasserenanti a prima vista: eppure tanta armonia, tanta perfezione sembra nascondere un che di indefinibile, una forza metaforica, un pensiero serio e talvolta perturbante.

Oltre ad esporre le opere del suo ultimo ciclo di lavori, Valerio Berruti ha ideato per Fondazione Paideia e ADISCO – Sezione Piemonte un progetto particolare che consiste nella realizzazione di un prezioso bassorilievo in ceramica, in 200 esemplari, che viene proposto insieme a due libri d’artista realizzati da Berruti. Il primo che si intitola Paradise Lost, curato da Marco Enrico Giacomelli e edito da Silvana Editoriale, è dedicato all’ultima produzione artistica di Berruti, dove prosegue l’indagine sul tema dell’infanzia con un forte elemento di discontinuità: per la prima volta, infatti, accanto ai bambini è disegnata la loro ombra, simbolo di gioco ma anche di oscurità. Il secondo è un Flipbook intitolato Come il vento tra i salici, edito da Gallucci, un progetto legato alle Langhe, che nasce da una vecchia copia del romanzo di Kenneth Grahame del 1908, sulle cui pagine Berruti ha disegnato 71 tavole che animano il Flipbook, accompagnate dai versi e, nella video animazione, scaricabile da Vimeo, dalla musica del cantautore amico dell’artista, Gianmaria Testa. A fronte l’ormai introvabile traduzione del libro di Beppe Fenoglio, in cui la storia è trasposta nella sua terra. L’esposizione e la vendita delle opere proseguiranno fino al 20 gennaio 2017 dal lunedì al venerdì (ore 10-18) e il ricavato sarà devoluto alla raccolta fondi per la vacanza nel parco divertimenti Disney della capitale francese.

 

 

 

VERBANIA 8 / 11 DICEMBRE 2016: SI INAUGURA LO SHOW ROOM DI NINO VENTURA

verbania-venturaSarà inaugurato l’8 dicembre 2016 il nuovo showroom di Nino Ventura a Verbania sul lago Maggiore. La galleria con le opere dell’artista italiano, sarà aperta a Intra, in piazza Castello n.27, nella zona pedonale. Nino Ventura ha collaborato e collabora con molte gallerie italiane e straniere ma, in questo caso, il fascino della bella città piemontese l’ha convinto ad aprire questa vetrina sul Lago Maggiore. In realtà la decisione da parte dello staff di Ventura deriva dalla considerazione che Verbania ha, in questo momento, delle notevoli potenzialità turistico culturali ed è in grado di attirare un pubblico internazionale, attento alla varietà e alla qualità dell’offerta. Una scommessa per l’artista che ha il suo studio a Chivasso (TO) ma anche un contributo per lo sviluppo delle potenzialità di una città che ha investito molto in strutture culturali come l’imponente progetto “Stones” dell’architetto madrileno Salvador Perez Arroyo recentemente inaugurato sulla rive del lago. Le tre grandi vetrine saranno allestite per permettere una visione completa delle opere esposte e sarà possibile organizzare visite su appuntamento contattando i numeri telefonici riportati sulle vetrofanie della galleria. In occasione dell’inaugurazione Nino Ventura sarà presente nello Show Room dall’8 all’11 dicembre dalle ore 9 alle 12 e dalle ore 15 alle 18.

LA PRIMA MOSTRA PERSONALE DI GABRIEL BALTOC AL BANCO AZZOAGLIO DI CEVA

Al Banco Azzoaglio di Ceva, da sempre attento a valorizzare le produzioni artistiche del territorio, la prima mostra personale del pittore Gabriel Baltoc. L’artista romeno padroneggia molteplici tecniche pittoriche, raccontando terre lontane attraverso acquerelli, carboncini, matite e olio. L’esposizione, intitolata “Sguardi sul mondo”, esprime gli stati d’animo dei protagonisti: madri africane, donne orientali, bimbi della Mongolia, anziani cinesi, etc. L’inaugurazione sarà venerdì 2 dicembre alle ore 18 presso lo spazio espositivo del Banco Azzoaglio in Via A. Doria 17 e rimarrà aperta fino al 30 dicembre negli orari di apertura dell’istituto di credito..…