Asti Film Festival: anteprima con Gianni Amelio e le emozioni della lettura.
Ogni città ha avuto o ha ancora un cinema Politeama. Ed è questo il titolo del romanzo di Gianni Amelio, ospite della seconda anteprima dell’Asti Film Festival ieri sera, mercoledì 7 dicembre, all’enoteca La Buta. In veste di scrittore ha animato la sezione dedicata ai libri del Festival astigiano. In una piacevole conversazione con Roberta Bellesini, presidente della Biblioteca Astense, con Mauro Gervasini, direttore della rivista Film Tv e con Riccardo Costa, direttore del Festival, il regista ha descritto la genesi del suo nuovo lavoro lontano dalla macchina da presa.
Questo libro è stato scritto in 28 giorni. La prima stesura, naturalmente. Il libro, rispetto al cinema, è la libertà totale. Il cinema è libertà condizionata: è qualcosa che si fa, che diviene, si muove e subisce i condizionamenti di molte componenti, il produttore, i costi e persino le condizioni atmosferiche che ti costringono a cambiare una scena all’ultimo momento. Scrivendo sono io che decido tutto. Non sento la solitudine della “pagina bianca”. Se su un foglio scrivo una sola parola, la pagina bianca non esiste più e da lì vado avanti. La solitudine della scrittura è una bella sensazione”.
Volendo fare una sintesi delle motivazioni del romanzo, Amelio dice che è un tentativo di mettere a nudo il lato materno di un uomo.
Ho cercato di fare un salto narrativo per raccontare la maternità di un uomo, che naturalmente non può essere come quello di una madre, mancando dell’esperienza del partorire un figlio. Ma può esserci una componente femminile e materna anche negli uomini. Questo è un libro che parla anche della diversità, della doppia natura, maschile e femminile, presenti nella stessa persona. Ho attinto non alla mia storia, ma ai miei sentimenti per raccontare il protagonista”.
Mauro Gervasini ha stuzzicato lo scrittore sulla componente fiabesca presente nel romanzo: “Ci ho visto molto Collodi in questo libro – ha detto – e poi ci sono le streghe, gli orchi…”
La fiaba c’è anche nei miei film, anche se qualcuno mi ha descritto con mio sommo dispiacere come un regista “neo neo realista”, cosa che considero quasi una bestemmia. Questo romanzo mi sembra che continui le cose che ho raccontato al cinema. E’ il mio vero film. Oggi il cinema si fa con tanti strumenti nuovi. Io ho scelto uno strumento antico, il libro, per fare un film”.
Abbiamo chiesto ad Amelio che cosa pensa che troverà il lettore nel suo romanzo:
Se avete visto i miei film dico che il lettore deve farsi un po’ più di coraggio per affrontare la storia. Il capitolo 24 è quasi insostenibile, duro. Ma il premio per chi si avventurerà nella lettura sono le emozioni. Il lettore deve essere spregiudicato, cioè senza pregiudizi. Troverà una prosa molto “sorvegliata”. Odio le descrizioni pedantesche. Ci sono libri dolciastri. Questo invece è un libro dolce. E’ scritto in modo che non sia prevista la pausa del primo tempo né quella per la pubblicità. Nonostante la durezza, penso si possa leggere tutto d’un fiato”.
Carmela Pagnotta