Pralormo e il museo degli animali imbalsamati: regalato a Pisa, in Piemonte non lo voleva nessuno

Nelle foto di Pierangelo Cauda: scorci del museo

C’era una volta a Pralormo un museo privato con 280 animali imbalsamati, cimeli di caccia dell’imprenditore Giorgio Barbero. E c’è ancora, nella grande villa sopra il Lago della Spina, nella grande villa di famiglia chiusa da tempo e in vendita. Ma per poco, pochissimo tempo. Perché dopo la morte di Barbero, i suoi eredi hanno deciso di vendere la casa e cedere il museo. Si è fatta avanti la Certosa di Calci, sede del museo di storia naturale dell’università di Pisa: avrà gratis l’intera collezione. Sembra che in Piemonte nessuna istituzione si sia fatta avanti, nemmeno il Museo Regionale di Scienze Naturali, che pure, a prima vista, sarebbe il naturale conservatore di questo patrimonio. Roberto Barbuti, direttore del museo calcesano, ha spiegato: «Si tratta di una donazione eccezionale che arricchirà il nostro museo. L’atto di donazione voluta dalla fondazione Giorgio Barbero di Torino è stato firmato dal rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella, e dalla presidente della fondazione, Virginia Barbero, lo scorso dicembre. Nell’atto il museo s’impegna a mantenere la collezione indivisa, conservarla in modo adeguato e ad indicare la provenienza degli animali mediante targhe opportune. Tutto il trasferimento nella seconda metà di questo mese”. Un trasloco già iniziato: si svuotano quattro capannoni con ambientazioni esotiche, pieni di animali esotici, come giraffe, squali, elefanti, leoni, orsi polari.

A Pralormo, non l’hanno Presa bene: i cittadini hanno anche creato una pagina su facebook per difendere la collezione. Ma sembra che sia davvero troppo tardi.