Chieri e l’ex Ghetto ebraico messo all’asta: “Raccogliamo fondi per difendere questo bene comune”

In una lettera aperta ai media, alcuni personaggi rappresentativi della cultura e dell’associazionismo chierese prendono posizione sulla possibile (certa?) prossima vendita all’asta di alcune parti dell’ex Ghetto Ebraico di Via della Pace, a seguito del fallimento della ditta proprietaria.

“Abbiamo letto che alcune parti dell’ex ghetto ebraico di via della Pace andranno all’asta e verranno aggiudicate al miglior offerente. Ci stupisce e ci preoccupa che la notizia sia caduta nel silenzio. Riteniamo un gran peccato perdere la possibilità di un uso pubblico di un luogo simbolico che ha esercitato un ruolo culturale di grande importanza per Chieri e non soltanto. Le memorie del ghetto si concentrano nel cortile, dove è esposta una sorta di mostra permanente sulla storia delle comunità ebraiche piemontesi. Ma sono anche nella sinagoga, attualmente proprietà privata inaccessibile e bisognosa di restauro, e nel salone a pian terreno: quel salone e l’edificio tutto sono state la residenza temporanea del Re di Francia Carlo VIII nel 1494 e l’anno seguente; quel salone e il cortile sono diventati in questi ultimi anni la “casa” che ha ospitato il Giorno della Memoria e il Giorno del Ricordo; quel salone, sede per un quindicennio della Galleria Il Quadrato, che ha goduto di un meritato prestigio a livello nazionale, ha ospitato negli anni, grazie alla disponibilità dei titolari, decine e decine di incontri: molte persone hanno condiviso letture, filmati, conferenze e si sono scambiate testimonianze, hanno “fatto cultura”. Per questo ci domandiamo se non sia opportuno e doveroso difendere questo “bene comune”. Siamo consapevoli che oggi al Comune non è possibile acquistare nuove proprietà. Ciò non toglie però che Sindaco e amministratori non possano farsi carico di ricercare, promuovere e favorire l’iniziativa di fondazioni, associazioni, comunità (a partire da quella ebraica)o singoli imprenditori  disposti ad acquisire quei locali dell’ex ghetto, garantendo nel contempo la possibilità di un loro uso pubblico. Simbolicamente a questa ipotetica iniziativa potrebbe accompagnarsi il sostegno di un crowdfunding (per dirla semplice, una raccolta fondi) che coinvolga i cittadini interessati alla storia, alla cultura, alla bellezza della città. Sarebbe davvero un controsenso ambire a essere “meta turistica” e poi non saper conservare, utilizzare, valorizzare le opere che possono fanno di Chieri un “museo diffuso” a cielo aperto.”