ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati

TORINO- SUICIDIO D’AMORE IN AMBITO CLAUSTROFOBICO– Il Regio mette in scena “Kat’a Kabanova” (foto)con la regia di Robert Carsen. Dopo “La piccola volpe astuta” della stagione scorsa, prosegue con questo titolo il progetto Janacek-Carsen che per ogni stagione prevede un titolo del grande compositore ceco. “Kat’a Kabanova” è la sesta opera composta da Leos Janacek, andata in scena a Brno nel 1921 con successo, è oggiAggiungi un appuntamento per oggi riconosciuta come uno dei vertici della sua produzione. Il libretto è dello stesso compositore che lo ricavò dal dramma “Il temporale” di Ostrovskij di cui tagliò molte parti originali, riuscendo così a comprimere gli originali cinque atti in tre che scandivano i momenti chiave del dramma. Janacek rilascia un tragico e terribile quadro del chiuso mondo di fine Ottocento dei contadini del Volga. Kat’a, sposa di Tichon, è costretta a subire le angherie della suocera Marfa e del marito. Benchè fortemente religiosa, Kat’a cede alla tentazione e tradisce il marito con l’aitante Boris. La protagonista, prigioniera del senso di colpa e del giudizio della comunitĂ  claustrofobica in cui vive, confessa al marito di averlo tradito il quale, comunque inammorato la perdona. Il gesto non basta a redimere il peccatoe Kat’a, in preda alla disperazione, si getta nelle acque del Volga. Il fondamento dell’intera opera è dato dall’uso di melodie tratte dal linguaggio parlato e da una profusione di temi affidati all’orchestra che svolgono una sorta di ruolo guida nel caratterizzare stati d’animo, presentimenti, fino a mutare la stessa musica in “una vera e propria radiografia degli eventi psichici di cui è cifra e simbolo” (Michele Girardi), L’opera ruota intorno a due elementi: il conflitto sociale e quello della tragedia interiore.Robert Carsen firma la regia dell’allestimento, una produzione della Vlaanderen Opera di Anversa e Gand (Belgio). Il suo teatro, costruito sull’essenzialitĂ , è uno scavo drammaturgico sui lavori che mette in scena. Per Kat’a, immagina una scena fomata da passerelle che galleggiano su uno specchio d’acqua. Tale instabilitĂ  rimanda al ruolo della protagonista, alla sua spiritualitĂ  e alla sua intimitĂ  che vengono a trovarsi in conflitto tra le convenzioni e i complessi della sua comunitĂ . L’opera si esegue in lingua originale ceca con sopratitoli in italiano e viene rappresentata per la prima volta a Torino.

Torino, Teatro Regio, p. Castello15-18-19-21-23 febbraio

Janacek, “Kat’a Kabanova”, opera in tre atti

Interpreti principali: Andrea Dankova (Kat’a), Stefan Margitta (Tichon), Rebecca de Pont Davies (Marfa), Misha Didyk (Boris)direttore d’orchestra, MARCUS ANGIUS; m° del coro, Claudio Fenoglio; regia di Robert Carsen

TORINO- LE VETTE DEL CAMERISMO DI SCHUMANN– Il Quartetto “Modigliani” e la pianista Beatrice Rana sono impegnati per la stagione dell’Unione Musicale in un concerto monografico dedicato a Schumann. Il fatto che i suoi Quartetti per archi siano poco frequentati risulta davvero un mistero e tanto piĂą lo si nota a cominciare dal Quartetto in la maggiore op. 41 n. 3, che aprirĂ  la serata, in cui è assente alcuna debolezza d’ispirazione o di disegno formale. Una partitura che si regge su un’energia creativa e intensa sorretta da un mirabile gioco di rimandi tematici. IL Quintetto in mi bemolle maggiore op. 44 per pianoforte e archi è un vero capolavoro dove il senso romantico pervade ogni fibra, esponendo la sfera emozionale a una capillare analisi mossa dalla sorpresa della scoperta. I Temi sono intensi e si fanno ammirare per la loro armonica costruzione, la struttura è compatta e l’ordito delle parti strumentali sembra seguire il percorso di una logica naturale.

Torino, Conservatorio, p. Bodoni

Unione Musicale

Mercoledì 15 febbraio, ore 21.00

QUARTETTO “MODIGLIANI”: Amaury Coeytaux, Loi Rio (violini), Laurent Marfaing (viola), Francois Kieffer (violoncello)BEATRICE RANA (pianoforte)

Musiche di Schumann

TORINO- DUE FUORICLASSE DEL PIANOFORTE– L’incontro tra due straordinarie pianiste quali Martha Argerich e Lilya Zilberstein  risale a vent’anni or sono nell’ambito del festival progetto “Argerich” di Lugano. Entrambe hanno fatto irruzione sulla scena internazionale, vincendo il concorso “Busoni” di Bolzano: la Argerich nel 1957 e la Zilberstein trent’anni dopo: affermazione che le schiuse uno strepitoso cammino artistico. Uno degli aspetti che accomuna le due artiste è la dedizione ad un’intensa attivitĂ  nel campo della musica da camera. Entrambe in passato sono state piĂą volte ospiti dell’Unione Musicale, ma mai insieme come accadrĂ  all’Auditorium del LIngotto. In apertura si ascolteranno i Sei pezzi in forma di canone di Schumann, trascitti per due pianoforti da Debussy. SeguirĂ  il Concet Pathètique di Liszr, versione ampliata di un pezzo per pianoforte solo, Il Grosses Konzertsolo scritto nel 1850. PiĂą volte trascritto e riscritto nel corso di un secolo fino al 1952, registrò un clamoroso insuccesso alla prima esecuzione. Lavoro per certi aspetti interessante, ma irrisolto circa problemi compositivi che solleva. La ragione è presto detta: Listz dopo aver concepito un’estetica che aveva del rivoluzionario, si rese conto di dover rifare i conti con il bitematismo classico. Piero Rattalino scrisse vent’anni or sono: “Alla fine le immaturitĂ  della versione originale non vengono superate e come avrebbe potuto esserlo se non smontando il tutto e rimontarlo in altro modo? Il Concert PathĂ©tique diventa un magnifico pezzo da concerto, in cui due virtuosi possono giostrare come antichi cavalieri”. Congedo dal pubblico con le Danze sinfoniche op. 45 di Rachmaninov. Scritte nella primavera del 1940, vennero trascritte dallo stesso autore nella versione per due pianoforti. Forse anche per un progetto coreutico che avrebbe voluto realizzare con il grande Michele Fokine. Rachmaninov stesso dotò la partitura di un programma extra musicale che non chiarì mai al di lĂ  dei sottotitoli apposti ai singoli movimenti: Mattino, Mezzogiorno, Crepuscolo e Mezzanotte. Comunque le danze hanno soliditĂ  ritmica e narrativa dove viena citata la sequenza medievale del Die Irae, quasi un motto che segna la sua produzione.

TORINO, Auditorium “Agnelli” del Lingotto. v. Nizza, 246

Unione Musicale (fuori abbonamento)

Venerdì 17 febbraio, ore 21.00

Musiche di Schumann, Liszt, Rachmaninov

MARTHA ARGERICH, LILYA ZILBERSTEIN, pianoforti