PIEMONTE ARTE: FUTURISMO, ALBA, RACCONIGI, GALLIANO, CUNEO, AOSTA, RIVOLI

TORINO, FONDAZIONE ACCORSI: “DAL FUTURISMO AL RITORNO ALL’ORDINE –

PITTURA ITALIANA DEL DECENNIO CRUCIALE 1910-1920

Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto, Torino

2 marzo – 18 giugno 2017

Il Museo Accorsi – Ometto presenta una mostra che affronta e indaga, per la prima volta in una visione complessiva, la pittura italiana del decennio cruciale tra gli anni dieci e venti del Novecento.

Curata da Nicoletta Colombo e organizzata in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio, l’esposizione presenta 72 opere, di provenienza museale e da importanti collezioni private. La rassegna ripercorre il clima culturale italiano che segna la nascita dell’arte moderna ed esamina le nuove tendenze artistiche del decennio 1910-1920, dando seguito all’indagine sui fenomeni pittorici italiani del secolo XX, inaugurata dal museo con la passata mostra dedicata al “Divisionismo tra Torino e Milano. Da Segantini a Balla”.

La mostra prende idealmente l’avvio dal 1910 (anno emblematico segnato dall’uscita del Manifesto dei pittori futuristi e del Manifesto tecnico della pittura futurista), con opere degli autori del Futurismo storico: Filippo Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni (Case in costruzione 1910, L’antigrazoso 1912-13), Giacomo Balla (Figure+Paesaggio 1914 e Linee forza di un paesaggio+Giardino 1918, Carlo Carrà (Guerra navale sull’Adratico 1914-1915 e Lacerba e bottiglia 1914), Gino Severini (Natura morta 1918), Luigi Russolo (Chioma. I capelli di Tina 1910-1911), Fortunato Depero (Paesaggio guerresco. Esplosioni giallo e nero e tricolori 1916), Primo Conti (Interno di osteria 1917). Sono rappresentati anche gli esponenti dell’eterodossia futurista e gli indipendenti del movimento, da Enrico Prampolini (Danzatrice 1916) a Mario Sironi (Il borghese 1916) , Achille Funi (Autoritratto 1913), Leonardo Dudreville (Eroismo, tragedia, follia, ossessione, asfissia, 1914), Antonio Sant’Elia (Studio per edificio 1913-1914), Adriana Bisi Fabbri e Gerardo Dottori. La sezione futurista include la presenza di due fuoriusciti dalle fila futuriste, Romolo Romani, precursore delle tendenze astrattive, con due opere anticipatrici della poetica boccioniana (Ritratto di Giosuè Carducci 1906 e Ritratto d’uomo 1908)e Aroldo Bonzagni, testimone di un espressionismo di intonazione sociale, qui rappresentato dallo storico dipinto dal titolo Il tram di Monza 1916. Il percorso prosegue con la seconda sezione dedicata ai simbolismi che registrano una persistenza stilistica dal decennio precedente, ora rinnovati in chiave espressionista, di intonazione popolare. La sezione illustra inoltre i secessionismi che coinvolgono i linguaggi artistici giovanili italiani, segnali di un’avanguardia moderata che guardava all’arte coeva d’oltralpe: dai testimoni di Ca’ Pesaro ai partecipanti alle Secessioni romane, agli animatori della Secessioni bolognesi fino i movimenti giovanili napoletani degli anni a ridosso della Grande Guerra. Accanto alle opere di Alberto Martini e di Lorenzo Viani, voci rispettivamente di un simbolismo ed espressionismo maturato a contatto con la cultura europea, trovano spazio i linguaggi secessionisti e primitivisti di Felice Casorati (Marionette 1914), Tullio Garbari (Intellettuali al caffè 1916 e La madre 1916), Umberto Moggioli (Primavera a Mazzorbo 1912), Guido Trentini (Le perle del lago 1914 e La pianta rossa 1915 c.), Gino Rossi (Fiori e foglie 1913), Ubaldo Oppi, Galileo Chini, Cipriano Efisio Oppo (Ritratto di Rosso di San Secondo 1913), Ferruccio Ferrazzi (Le due madri 1913), Enrico Lionne, Carlo Corsi, Garzia Fioresi.

Un altro significativo segmento della rassegna è dedicato al primitivismo, tendenza volta al recupero del primordio inteso come azzeramento delle stratificazioni culturali per ritrovare la semplicità e il candore di espressioni popolari, ingenue, ispirate anche ai trecentisti e quattrocentisti italiani, Giotto e Paolo Uccello innanzi a tutti. In rappresentanza del clima primitivista suggestionato dall’opera di Rousseau il Doganiere e di André Derain, autori al tempo celebrati, si articolano le presenze dei dipinti di Carrà, Garbari, Gigiotti Zanini, Pompeo Borra, Alberto Salietti.

Il periodo segnato dalla Grande Guerra (1914-1918) dava corpo con maggiore incisività alla crisi delle avanguardie e tracciava il cammino verso il recupero delle forme e del cosiddetto Ritorno all’ordine, fenomeno di portata europea, qui illustrato nella terza e ultima sezione della rassegna. La Metafisica, “l’altra faccia della modernità”, che perseguiva in comune con le avanguardie la rivoluzione dei contenuti ma non quella delle forme, è illustrata in mostra da opere di Giorgio de Chirico (Composizione con biscotti e mostrine 1916), di Carlo Carrà (Le due sorelle 1917), Filippo de Pisis (Natura morta 1920), accostate a saggi della metafisica eterodossa, rappresentata da Mario Sironi e Achille Funi, per approdare alla poetica di “Valori Plastici”, che dal 1918 diffondeva il principio della supremazia culturale e artistica italiana.

Nel 1919, con la fine di secessionismi, simbolismi e primitivismi, si avviava una tendenza corale al recupero della classicità in ottica moderna, svolta cioè secondo stili e linguaggi aggiornati, rappresentati da saggi pittorici di Casorati (Le maschere 1921), Soffici (Mele e calice di vino 1919 e Pera e bicchiere di vino 1920), Sironi (Macchina e tram 1919), Rosai (Donne alla fonte 1922), de Chirico (Cocomeri e corazza 1922), Severini (Studio per maternità 1920), Funi (La sorella Margherita con brocca di coccio 1920), Guidi (Figura di donna 1919), De Grada (San Gimignano visto da sud 1922), caratterizzati dai principi di sintesi, costruzione e plasticità, e incamminati con differenti declinazioni verso la successiva temperie del Novecento Italiano degli anni venti.

 

ALBA: “TRA BALLA E I PINK FLOYD. L’OPERA VISIONARIA DI JACK CLEMENTE”

Intervengono Nicoletta Pallini Clemente, Francesco Tedeschi, Stefano Girolami, Ester Coen, curatrice della mostra FuTurBalla.

Mercoledì 15 Febbraio, alle ore 21, nell’ambito della mostra FuTurBalla, alla Fondazione Ferrero verrà presentato il documentario, Giacomo Balla et le Futurisme, diretto da Jack Clemente. Una produzione televisiva francese, appartenente a un ciclo dedicato a I grandi movimenti pittorici del XX secolo, che nel 1972 ottenne il Leone d’argento alla Biennale cinematografica di Venezia. Durante la serata, grazie alla cortesia e alla disponibilità di Nicoletta Pallini Clemente, che ha gentilmente concesso alla Fondazione il documentario del marito, ne sarà proiettata una riduzione, della durata di 32 minuti, doppiata in italiano. Spezzoni di Giacomo Balla et le Futurisme di Jack Clemente, si ritrovano anche nel film-documentario che accompagna la mostra FuTurBalla, realizzato da Priscilla Benedetti.

Il film racconta con gli occhi di un artista e in maniera assolutamente raffinata, l’itinerario pittorico e culturale di Balla: vi sono molte inquadrature effettuate con prismi e altri effetti ottici e vi è un uso del montaggio che asseconda la ricerca sulle dinamiche della luce e l’idea di riproduzione del movimento cui Balla si dedicò variamente con la sua opera.

Alcuni dati salienti della biografia dell’artista, sono direttamente ricreati e recitati in sequenze di “fiction” (come quella girata in notturna, a Roma, sotto lo striscione “Balla è morto”, che ricrea il corteo del 15 aprile 1913 con i futuristi inneggianti a Balla e all’«uccisione del chiar di luna»); un quartetto di attori recita le “Sconcertazioni di stati d’animo”, gioco teatrale tra surrealismo e avanspettacolo (il cui copione è esposto nella sala dei documenti della mostra FuTurBalla); la scenografia pensata da Balla per sole luci elettriche, destinata al balletto sulla musica di Igor Stravinskij Feu d’artifice, è allestita e filmata da Clemente in scala ridotta.

Per quanto riguarda la parte musicale, oltre al breve inserto stravinskiano, soltanto un altro brano musicale fornisce la colonna sonora a Giacomo Balla et le Futurisme: si tratta della suite Echoes dei Pink Floyd, da loro incisa e pubblicata nell’album Meddle, quasi contemporaneo al documentario.

Jack Clemente (Novara 1926 – Milano 1974) di padre italiano e madre irlandese, è stato artista e pittore. A 25 anni è a Parigi e comincia a muoversi e a presentare i suoi lavori sulla scena artistica europea. Nel 1958, a Milano entra in contatto con Fontana e con lo Spazialismo e nel decennio successivo le sue esposizioni e partecipazioni internazionali si moltiplicano. Nel 1969 comincia a collaborare con la TV francese: Giacomo Balla et le Futurisme è il suo primo film da regista autonomo (ne seguirà uno su D’annunzio e il dannunzianesimo; il suo ultimo, Rauschenberg e la Pop Art, non riuscirà a concluderlo, morendo prematuramente di malattia). Ma il legame con i Pink Floyd si instaura durante le riprese dello storico film-concerto di Adrian Maben Pink Floyd – Live at Pompeii del 1971 (uscito in sala nel 1974): Clemente è presente sul set.

Nicoletta Pallini Clemente dopo gli studi classici e la laurea in Filosofia, ha iniziato l’attività di curatrice di mostre in Italia e all’estero, tra cui Massimo Campigli, David Tremlett, Mark Lewis ed Eugenio Carmi. E’ stata giornalista free-lance nei settori arte, fotografia, arti decorative e applicate, design, mercato, antiquariato. Ha collaborato con rubriche fisse a vari quotidiani e periodici nazionali e internazionali.

Francesco Tedeschi è professore associato di Storia dell’arte contemporanea all’Università Cattolica di Milano, tiene corsi anche alla Scuola di Specializzazione in Storia dell’arte. E’ condirettore del master in Eventi d’Arte. I suoi studi principali riguardano la scultura italiana del secondo Ottocento, aspetti dell’arte delle avanguardie storiche (futurismo e dadaismo), l’arte italiana del secondo dopoguerra, in particolare il carattere ambientale della produzione di scultori e artisti interessati ai diversi aspetti dello spazio espositivo e pubblico, e altri temi e tendenze dell’arte più strettamente contemporanea. Stefano Girolami è giornalista, scrittore, appassionato di storia dello sport, del cinema e del documentario. Ha scritto per vari settimanali e periodici piemontesi. L’amore per la storia del rock e il collezionismo floydiano lo spingono a entrare nei Lunatici nel 2005. E’ il curatore generale del volume Pink Floyd, storie e segreti (Giunti, 2012) e del recentissimo Pink Floyd a Pompei. Una storia fuori dal tempo (Giunti, 2016).

La conferenza si svolgerà alla Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero di Alba, con ingresso da Strada di Mezzo, 44.

In occasione della serata, la mostra FuTurBalla rimarrà eccezionalmente aperta, per consentirne la visione al pubblico che prenderà parte al dibattito. La mostra, curata da Ester Coen, ha superato i 65 mila visitatori e resterà aperta fino al 27 febbraio 2017.

Per informazioni: 0173 295259 info@fondazioneferrero.it

 

TORINO, ARTE CITTA’ AMICA: TRE PERSONALI DI CARRASCO, LUCHINO E VINDIGNI

Via Rubiana, 15

3 personali di Mono Carrasco Francesco Luchino Claudio Vindigni

Inaugurazione venerdì 17 febbraio alle ore 18

La mostra resterà aperta fino al 28 febbraio 2017

Orario: lunedì – sabato dalle 16,00 alle 19,00 – domenica chiuso.

 

In questa mostra vi è il coinvolgimento di 3 artisti che con le loro opere hanno creato un esplosione di forme e di colore. In questa mostra ci sono tutti gli ingredienti necessari per stupire ed emozionare i visitatori. Esporranno gli artisti:

Eduardo “Mono” Carrasco – Eduardo “Mono” Carrasco, nome clandestino e provvisorio, il cui vero nome è Héctor Carrasco, (Santiago del Cile, 1954), grafico, muralista, promotore culturale, conoscitore delle tecniche di stampa e della comunicazione, fin da giovanissimo dedica la vita alla lotta per migliorare le condizioni di vita del suo popolo. Fondatore della Brigada Ramona Parra (gruppo muralista cileno), vive e lavora in Italia dal 1974, anno in cui è arrivato dal suo paese come rifugiato politico, dopo l’avvento della dittatura di Augusto Pinochet.

Nel 1971 in un quartiere popolare di Santiago dipinge, con il famoso artista Roberto Sebastian Matta, un’importante opera murale, coperta più volte negli anni dalla dittatura, oggi restaurata e resa Patrimonio Culturale del paese. In Italia e in Europa dipinge centinaia di murales: nelle piazze, sui muri delle città, nei teatri, nelle scuole e nelle palestre di grandi e piccoli paesi.

Ha creato numerosi gruppi di pittura collettiva con i giovani, in diverse città, realizzando opere che oggi rimangono come testimonianza visiva del suo percorso nell’arte popolare collettiva della pittura murale. Nel Luglio del 2004 l’Ambasciata del Cile a Roma gli conferisce la Medaglia Pablo Neruda, onorificenza governativa promossa dalla Fundación Pablo Neruda.

 

Francesco Luchino – Francesco Luchino vive e lavora a San Mauro Torinese.

«L’arte di Francesco Luchino si estrinseca con la visione metafisica surreale, fuori dal tempo e immersa al tempo stesso in un contesto normale esistenziale.

Luchino medita molto sulle sue opere, esse non nascono dal nulla e sono espressioni di una verità filtrata oggetto di interiorizzazione su di un contesto sociale ben analizzato, visto con il filtro della sua sensibilità di artista che opera nel contemporaneo.

Tonalità basse, tagli voluti per aprire un varco in uno spicchio di cielo, figure passanti di donne, inserite nel contesto pittorico della coralità espressiva.

Luchino da l’impressione di essere un ricercatore. In un primo istante ha bisogno di interiorizzare le immagini per poi riversarle su supporti appositi, adatti al suo modo di dipingere.

La tonalità bassa di cui fa molto uso, intersecata da tagli di luce, servono all’artista per raccontare momenti visivi intimi come dei flashback….»

Vito Cracas

 

Claudio Vindigni – Si forma all’Accademia Albertina di Torino. Ha presentato la propria ricerca estetica in mostre personali nel 1969 a Pozzallo, nel 1971 a Catania e nel 1973 a Torino.

Dal 1972 è stato insegnante nei Licei Artistici. Vive e lavora a Torino.

«Da Claudio Vindigni non puoi fare a meno di lasciarti trascinare, a tratti travolgere: la creatività che gli è propria si esprime attraverso un vortice di segni, in cui significante e significato sembrano seguire le peculiarità tipiche della cosiddetta “opera aperta” e visualizzata da Umberto Eco alla fine degli anni Settanta del Novecento.

Sottraendosi a ogni retorica, Claudio imposta la sua ricerca effettuando anche trancianti esperimenti di iconoclastia; rimodella status visivi e suggerisce percorsi diversi che fanno dell’alterità una risorsa, una prospettiva nuova, inattesa, che sa sempre sorprenderci, chiedendoci di guardare oltre le secche dell’apparenza.»

Massimo Centini

 

RACCONIGI: “COME FIORI NEL VETRO”, ALLESTIMENTO AL CASTELLO IN RICORDO DEGLI EBREI DEPORTATI

Allestimento fino a domenica 19 febbraio 2017

Castello di Racconigi – Salone d’Ercole (Via Francesco Morosini, 3)

357 nomi di ebrei deportati dal Cuneese ad Auschwitz nel 1943, ciascuno conservato simbolicamente all’interno di 357 barattoli di vetro, proprio come fece la polacca Irena Sendler con i nomi dei 2500 bambini ebrei di Varsavia che riuscì a salvare dalla morte. Per ricordare le esistenze di queste 357 vite spezzate e rendere omaggio a tutti i deportati e al coraggio della giovane Sendler, in occasione del Giorno della Memoria Progetto Cantoregi cura l’allestimento scenico “Come fiori nel vetro” al Castello di Racconigi (che promuove l’iniziativa). “Come fiori nel vetro”, il cui titolo rimanda alle esistenze che la memoria riporta alla vita, è stata inaugura venerdì 27 gennaio nel Salone d’Ercole del castello di Racconigi (prenotazione obbligatoria, ingresso libero). Sarà visitabile fino a domenica 19 febbraio. Orari: da martedì a domenica dalle ore 9 alle 18. Al Salone d’Ercole si accede con il biglietto di ingresso al castello (5 euro).

“Come fiori nel vetro” è un suggestivo allestimento scenografico con 357 barattoli di vetro che custodiscono al loro interno i nomi degli ebrei italiani e stranieri deportati ad Auschwitz il 21 novembre 1943: ebrei provenienti dal sud della Francia che cercarono la salvezza in Italia al seguito della Quarta Armata dell’esercito italiano, ormai allo sbando, e che furono rinchiusi nel campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo. In parte già raccontate nello spettacolo di Progetto Cantoregi “Il Prete Giusto” (2009), le loro identità sono state riportate alla luce nel volume “Oltre il nome. Storia degli ebrei stranieri deportati dal campo di Borgo San Dalmazzo” (Le Château Edizioni, 2016), grazie al lavoro di Adriana Muncinelli ed Elena Fallo, ricercatrici legate all’Istituto Storico della Resistenza cuneese. All’inaugurazione dell’allestimento letture dal vivo riproporranno alcune di queste storie, tra cui quella di Gerard Zynger, che a sette anni, dopo un ricovero in ospedale per un attacco epilettico e a seguito di un’ordinanza della Procura della Repubblica di Cuneo, si ritrovò nel manicomio di Racconigi, mentre i genitori, ebrei di origine russa, trovarono la morte ad Auschwitz. A Racconigi Zynger dimorò fino al 1960, anno in cui venne trasferito all’ospedale psichiatrico di Volterra. Il libro “Oltre il nome” è stato presentato mercoledì 8 febbraio alle ore 18, nella Sala Cinema del castello di Racconigi alla presenza di Adriana Muncinelli.

 

TORINO: FUORICLASSE #3 APPUNTAMENTI D’ARTE A CURA DI DANIELE GALLIANO

Leandro Agostini @ Spazio Espositivo Conserveria Pastis Piazza Emanuele Filiberto 11 a Mercoledì 22 febbraio Dalle 19.30 Fino a lunedì 27 febbraio

Si chiama Fuoriclasse il nuovo progetto con cui Daniele Galliano si sveste temporaneamente dei suoi panni di artista e diventa curatore d’eccezione per una serie di mostre e iniziative che si terranno nello Spazio Espositivo Azimut nella Conserveria Pastis del Quadrilatero Romano.

Fuoriclasse, perché si tratta di autentici talenti, ma fuori dai circuiti ufficiali.

Il terzo appuntamento d’arte curato da Daniele Galliano propone le opere di Leandro Agostini:

Leandro Agostini disegna. Vede, pensa e si esprime in forma di segno. Un segno che prende varie declinazioni, come corpo, messaggio, contesto. Un flusso continuo che non pone distinzioni né confini tra la figura dell’artista e quella del professionista. La partenza è il gesto, e quasi sempre la matita. L’essenzialità ne è la caratteristica primaria, quel racchiudere tutto in pochi tratti forti e sempre evocativi. Una figurazione concettuale e poetica insieme, efficace nella sua rarefazione, nel ridurre la segnatura a quel minimo perfetto e armonico, misura delicatissima e permeabile, sotto e sopra la quale ci sarebbe mancanza o eccesso. È un autore di haiku.

Guardando i suoi lavori sembra sempre di vedere la mano che segna con un gesto rapido e immediato. Pochi tratti per scolpire, senza il peso della materia o della definizione compiuta. La linea accenna una forma liquida, non la fissa ma la apre, trattenendola prima che si risciolga in altre formalizzazioni. E attorno ognuno ne vede il paesaggio e gli altri dettagli, in libere composizioni personali. Per questo i suoi segni respirano e scivolano, escono dalla carta e invitano dentro ad altri mondi. In mostra una galleria di ritratti femminili a matita su carta, le Nàiadi, che ben rappresentano la sua naturale appartenenza alla tradizione antica del disegno, a quella scuola virtuosa e colta che educava al segno e valorizzava la mano felice del talento. Le sue creature sono evanescenti immagini che condensano il senso profondo della femminilità, ninfe e donne senza tempo, per questo sensuali e irrequiete.

Lo stesso segno prende spessore in una serie di chine nere in cui la percezione sfuma continuamente dall’astratto al figurativo, suggerendo soggetti senza mai darne conferma. Lo sguardo ruota su questi Mappamondi e corsari, dentro cui sono impastati e appaiono come bagliori stralci letterari che parlano di viaggi e avventure. Tutto si condensa e accelera nelle esplosioni di colore del gruppo di tre lavori di Fantomatica figura,pastelli su carta che raccontano di un super eroe. Superfici colmate da una ossessiva segnatura a mano, piena e pop, dove il personaggio di Phantom – non a caso l’uomo fantasma, senza volto perché celato dalla maschera, che si aggira ma di cui non si è certi – si anima in un visionario virtuosismo che diventa iperbole dell’idea di segno

 

MUTABILIS ARTE: MOSTRA “HAIKU” DI PIERGIUSEPPE ANSELMO

Mutabilis Arte ospita dal 21 febbraio al 4 marzo 2017 la personale di Piergiuseppe Anselmo dal titolo “Haiku”. Inaugurazione martedì 21 febbraio dalle ore 19.00 nello spazio di via dei Mille 25/c a Torino.

Soot leaves di Piergiuseppe Anselmo

“Haiku: poesie brevi che usano linguaggi sensoriali per catturare un sentimento o un’immagine. Spesso ispirati da elementi naturali, un momento di bellezza o un’esperienza emozionale.”

Per informazioni:

MutabilisArte

via dei Mille 25/c Torino

T +39 348 604 86 54

info@mutabilisarte.com

www.mutabilisarte.com

Orario di apertura:

da martedì a venerdì 15:30-19:30

sabato 10:30-13:00 / 15:30-19:30

domenica e lunedì chiuso

 

TORINO, ALLA CONSERVERIA PASTIS IL SEGNO E LA FOTOGRAFIA

Lo Spazio Conserveria Pastis, in piazza Emanuele Filiberto 11 a, Quadrilatero Romano a Torino, ospita mercoledi 15 febbraio, a partire dalle 19,30, la rassegna «Io Espongo» incontra «IED» Torino con il Concorso Fotografico a cura di Bruna Biamino e Roberto Maria Clemente. E i 17 fotografi delle IED, che partecipano alla XIX rassegna di Io Espongo, promossa dall’Associazione Azimut, esprimono le valenze di una personale ricerca: da Bello a Pedalà, da Valentini a Tripodi, Fiou, Donatiello, Mohamed, Ferraris, Disderi, Ranalli, Cari, Gemmino, Lovisolo, Viale, Iussi, Piseddu, Nitto.

E tra questi autori, sarà il pubblico a votare i due vincitori della serata di selezione.

In questo stesso Spazio Espositivo, mercoledì 22 febbraio, alle 19,30, s’inaugura la mostra di Leandro Agostini: terzo appuntamento d’arte del ciclo «Fuoriclasse #3», a cura di Daniele Galliano.

Gli «Appunti» di Agostini sono momenti, testimonianze, riflessioni che fluiscono attraverso l’incisiva declinazione del segno: messaggio, memoria, genesi ed essenzialità primaria.

I suoi lavori – osserva Olga Gambari – sono l’energia di «Pochi tratti per scolpire, senza il peso della materia o della definizione compiuta»

Le chine nere e le impalpabili cromie dei pastelli, risolti tra astratto e figurativo, diventano documenti di un racconto interiore che unisce i ritratti femminili, le «Nàiadi», ai «Mappamondi»(mostra aperta sino al 27 febbraio).

 

                                           Angelo Mistrangelo

 

CUNEO, I SAVOIA IN VALLE GESSO: UN VOLUME DI TESTI E IMMAGINI INEDITE CHE RACCONTA UN SECOLO DI STORIA LOCALE

Venerdì 17 febbraio, alle ore 17.30, presso il salone d’onore del Comune di Cuneo (Via Roma 28) sarà presentato il libro di Walter Cesana «I SAVOIA IN VALLE GESSO. Diario dei soggiorni reali e cronistoria del distretto delle Alpi Marittime dal 1855 al 1955», edizioni Primalpe.

La ricerca storica e la pubblicazione sono state promosse dall’Ente di gestione Aree protette Alpi Marittime e dall’Ecomuseo della Segale con il patrocinio del Centro Studi Piemontesi.

Per circa un secolo, tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, la Valle Gesso ospitò nel periodo estivo e, a volte, anche in autunno la famiglia reale.

Il testo a cura dello storico Walter Cesana offre, per la prima volta, una ricostruzione cronologica precisa e dettagliata dei soggiorni sabaudi nelle Alpi Marittime.

Perché i Savoia scelsero la Valle Gesso per i loro soggiorni? Oltre al re quali altri componenti la famiglia reale, la corte e l’entourage nazionale ed internazionale furono presenti a Sant’Anna di Valdieri e in Valle Gesso? Quando e come si svolgeva il soggiorno reale? Quali erano le attività quotidiane? Qual era il rapporto con la popolazione? Qual era il contesto ambientale naturale e antropico locale? Quale ricaduta ha avuto sul territorio la presenza dei Savoia? Come si chiuse la vicenda della riserva reale, dalla quale nacque il Parco Naturale Alpi Marittime? Quale memoria è rimasta oggi?

Walter Cesana, attraverso una vasta pluralità di fonti scritte, orali e fotografiche e, soprattutto, attingendo ad inediti documenti d’archivio, da una risposta a tutte queste domande. Dalla sua ricerca emerge un quadro circostanziato che, a distanza di oltre settant’anni dalla conclusione dei soggiorni reali, intende fare chiarezza circa eventi fino a oggi poco indagati, salvare la memoria e restituire nuova luce a una vicenda che per un secolo ha visto, con la presenza dei Savoia, passare nella Valle Gesso la storia d’Italia e d’Europa.

«Esprimo viva gratitudine all’Ente Aree Protette delle Alpi Marittime per aver promosso questa ricerca e sostenuto la pubblicazione, evitando che la polvere del tempo coprisse una grande pagina di storia, che tratta la genesi stessa del Parco e che pone questo territorio su un livello nazionale ed internazionale, ed allo stesso tempo auspico che questa rilettura possa contribuire a consolidare l’amore per la propria terra da parte degli abitanti e costituire un nuovo richiamo per i turisti che vorranno diventare ospiti di questo regale territorio alpino» dichiara l’autore.

Alla presentazione interverranno:

Federico Borgna, Sindaco Città di Cuneo e Presidente Provincia di Cuneo;

Paolo Salsotto, Presidente Aree Protette delle Alpi Marittime;

Ezio Bernardi, Presidente Associazione Primalpe;

Gustavo Mola di Nomaglio, Vicepresidente Centro Studi Piemontesi.

In apertura intervento musicale di Michelangelo Pepino e Giovanni Cerutti.

 

AOSTA, MOSTRA “ROCCO SCHIAVONE. FOTOGRAFIE DI SCENA DI DANIELE MANTIONE

A cura dell’Assessorato dell’istruzione e cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta giovedì 9 febbraio, presso la sede espositiva Hôtel des États, in piazza Chanoux ad Aosta, è stata inaugurata la mostra Rocco Schiavone. Fotografie di scena di Daniele Mantione.

L’esposizione propone una selezione di fotografie di scena della fiction Rocco Schiavone, fortunata serie televisiva coprodotta da Cross Productions e Rai Fiction in collaborazione con Beta Film. Diretta da Michele Soavi e con protagonista l’attore Marco Giallini, la serie televisiva è andata in onda su Rai 2 nell’autunno del 2016, ottenendo successo di pubblico e vincendo tre premi al Roma Fiction Fest 2016.

«Sono lieta di presentare, nell’ambito del programma espositivo dell’Assessorato regionale – commenta l’Assessore Emily Rini – la mostra fotografica Rocco Schiavone, la cui serie televisiva, che ha ottenuto un grande share, ha fatto conoscere al pubblico i luoghi della Valle d’Aosta, con particolare riferimento ai nostri straordinari beni culturali, primo fra tutti il Teatro Romano di Aosta, dove sono state girate alcune scene della fiction».

Rocco Schiavone è il protagonista dei romanzi polizieschi di Antonio Manzini, pubblicati da Sellerio. Schiavone, vicequestore della polizia di Stato, romano doc, viene trasferito ad Aosta per motivi disciplinari. Personaggio ruvido e sopra le righe, è un uomo dal passato oscuro. Ma dietro l’immagine dura che si è costruito si nasconde un evento doloroso: la scomparsa della moglie Marina, avvenuta 7 anni prima in circostanze tragiche. Marina continua a vivere nella fantasia di Rocco, che la vede viva e più bella che mai accanto a sé tutte le sere quando torna a casa. La presenza della donna rende a Rocco sopportabile la vita ad Aosta e sottolinea la nostalgia per Roma e gli amici di sempre. Nella sua nuova vita tra le montagne Rocco passa attraverso omicidi mascherati, finti suicidi, cadaveri non identificati, rapimenti e assassini che tornato dal passato a reclamare vendetta. Casi intricati e avvincenti che, dopo la prima ingannevole impressione, si riveleranno quasi sempre omicidi da risolvere.

Le fotografie di scena presentate in mostra sono state realizzate da Daniele Mantione. Nato ad Aosta nel 1976, Mantione è membro fondatore di A.P.A. VdA, Associazione dei Professionisti dell’Audiovisivo della Valle d’Aosta; esordisce sugli schermi della sede regionale Rai come autore dei documentari Sostenibilmente, Vita da Cani e Jours d’Hiver. Si occupa di fotografia e audiovisivo.

La mostra Rocco Schiavone, con ingresso gratuito, resterà aperta sino al 12 marzo 2017, con orario 10-13 e 14-18, da martedì a domenica, chiuso il lunedì.

 

TORINO, GIORNO DELLA MEMORIA: CINEGIORNALE E LEGGI RAZZIALI

Proiezione della versione integrale restaurata del cinegiornale sulle leggi razziali nell’Italia fascista

“Mussolini a Trieste”

(anno 1938, durata 40’)

Giovedì 16 febbraio, ore 18.00

Palazzo San Celso – Sala conferenze – corso Valdocco 4/A – Torino

Nell’ambito delle iniziative per il Giorno della Memoria 2017, il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale con l’Archivio nazionale cinematografico della Resistenza, ha organizzato la proiezione del cinegiornale Luce sulla visita di Benito Mussolini a Trieste, del 18 settembre 1938, nel corso della quale annunciò, con un discorso in piazza Unità d’Italia, la decisione di adottare la legislazione razziale antiebraica.

Dopo i saluti di Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio regionale, il film sarà introdotto e commentato da Fabio Levi (direttore del Centro studi Primo Levi) e da Franco Prono (Università di Torino).

 

CASTELLO DI RIVOLI, WEEKEND’ARTE PER LE FAMIGLIE, ABITARE I SENSI

A cura del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Castello di Rivoli, Sabato 18 febbraio ore 10 e ore 15.30, Domenica 19 febbraio ore 15

 

Le famiglie sono di casa al Castello di Rivoli: i Weekend’Arte, sempre molto amati da bambini e ragazzi di tutte le età, sono occasioni per incontrare l’arte contemporanea in modo divertente e coinvolgente insieme a mamme, papà, zii o nonni. Ogni terzo weekend del mese, da ottobre a giugno (oltre a ulteriori occasioni speciali) l’appuntamento prevede la visita al Museo d’Arte Contemporanea e il workshop in relazione alla Collezione e alle mostre in corso: i genitori possono scegliere se accompagnare i bambini nell’attività oppure proseguire la visita.

Le attività di febbraio sono pensate per “allenare” i sensi, la vista, ma anche l’udito, l’olfatto e il tatto, nella relazione con l’arte contemporanea che per sua natura è multisensoriale.

Costo 4 Euro per ogni bambino o adulto.

Il Museo è family and kids friendly: si può entrare con passeggini e carrozzine, fotografare, sfogliare libri per adulti e bambini al bookshop che dispone di un settore dedicato alla letteratura per l’infanzia. Inoltre sono presenti un angolo allattamento e servizi attrezzati per il cambio dei bebè.

NOVITA’ 2017: Progetto ALTRO TEMPO 0 – 3 anni

Il terzo sabato del mese, da gennaio a marzo 2017, il Dipartimento Educazione istituisce un orario speciale di visita e laboratorio per le famiglie con bimbi da 0 a 3 anni alle ore 10 . Su prenotazione

Sabato 18 febbraio 2017 ore 10 Abitare i sensi

Sabato 18 marzo 2017 ore 10 Microrganismi

SPECIALE CARNEVALE

Martedì 28 febbraio 2017, Castello di Rivoli

Carnevale Pop. Omaggio a Andy

Dopo lo straordinario successo delle precedenti edizioni, torna la Festa di Carnevale a cura del Dipartimento Educazione, che nel 2017 è ispirata alla Pop Art e al lavoro del grande Andy Warhol, a 30 anni dalla sua scomparsa.

INFO e PRENOTAZIONI

educa@castellodirivoli.org Tel. 011.9565213 www.castellodirivoli.org/dipartimento-educazione

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