PIEMONTE ARTE: LEVI, VELLY, GONG…

GRATTACIELO DI TORINO: TRENT’ANNI DOPO. PRIMO LEVI E LE SUE STORIE

mercoledì 1 marzo ore 21

GIOELE DIX LEGGE PRIMO LEVI: AUSCHWITZ

LA SERATA INAUGURA IL CICLO DI INCONTRI PROMOSSO

DA INTESA SANPAOLO AL GRATTACIELO DI TORINO

Mercoledì 1 marzo, alle ore 21, nell’auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo, inaugura il ciclo di letture TRENT’ANNI DOPO. PRIMO LEVI E LE SUE STORIE, a cura di Giulia Cogoli. Un omaggio voluto da Intesa Sanpaolo nel trentennale della morte di Primo Levi, narratore, uomo di scienza e pensatore di rango internazionale.

Protagonista della serata il grande attore Gioele Dix, che leggerà alcune pagine da I sommersi e i salvati, Così fu Auschwitz, Se questo è un uomo (Shemà, Ottobre 1944, I fatti dell’estate), La Tregua (Il disgelo). Il reading sarà preceduto da un’introduzione di Marco Belpoliti, e di Domenico Scarpa.

Trent’anni – l’arco di una generazione – sono trascorsi da quando Primo Levi è mancato a Torino, la città dov’era nato. Trent’anni durante i quali si è affermato come il testimone di Auschwitz per eccellenza. Trent’anni durante i quali è stato riconosciuto come un narratore, un uomo di scienza, un pensatore di rango internazionale. Le sue opere complete sono oggi disponibili non solo in italiano ma, caso unico tra gli autori italiani di tutti i tempi, anche in inglese, mentre a decine si contano le lingue nelle quali i suoi libri sono stati tradotti.

Se Primo Levi è divenuto un classico contemporaneo, letto e amato in tutto il mondo, lo si deve alle sue storie: storie, al plurale. Difatti, l’omaggio che Intesa Sanpaolo gli rende nella città dove ha trascorso l’intera sua vita («con involontarie interruzioni», come egli stesso osservava con spirito) è intitolato alle storie, perché Levi fu una persona dalle molte avventure e dai molti talenti. In tre serate, affidate ad altrettanti attori di prima grandezza, saranno dunque offerte tre letture tematiche, ciascuna delle quali esplorerà una delle storie di Levi scrittore e figura pubblica.

La prima fra le storie da rievocare riguarda naturalmente il Lager: il suo viaggio di deportazione, l’anno di prigionia in Auschwitz, il lungo ritorno a Torino attraverso un’ Europa sconvolta dalla guerra. La seconda storia, meno nota, ma altrettanto avvincente, riguarda le invenzioni di Levi come narratore di talento: i suoi racconti ispirati a una peculiare fantascienza o fanta-biologia o fanta-tecnologia, le sue poesie dal linguaggio ricco e arguto, chiare come cristalli e costruite a loro volta come racconti. Infine, la terza storia da ripercorrere riguarda la passione che Levi testimoniò per il proprio mestiere di chimico e per l’avventura del lavoro in generale: che ci parli degli elementi della tavola periodica legandoli alla propria vicenda personale, o ci racconti le peripezie di un operaio giramondo, al suo lettore-ascoltatore giungerà inalterata – e inconfondibile – la pronunzia della sua voce morale.

Gioele Dix, attore, autore e regista, milanese. La sua formazione e la sua carriera sono di origine teatrale, inizia con grandi maestri come Antonio Salines e Franco Parenti. Intraprende poi la carriera di solista comico: diventando protagonista in televisione con Mai dire gol e Zelig. La sua grande creatività e la sua capacità interpretativa unica si esprimono al loro massimo in teatro. Di grande interesse alcune sue interpretazioni fra classico e comico: Edipo.com, La Bibbia ha (quasi) sempre ragione; di assoluto rilievo gli spettacoli, in tournée per anni, come: Dixplay e Nascosto dove c’è più luce; attualmente è in tournée con Vorrei essere figlio di un uomo felice e Il malato immaginario. Fra le sue regie: Oblivion show, Sogno di una notte di mezza estate, Matti da slegare, Fuga da Via Pigafetta. Tra i suoi libri: Cinque Dix (Baldini e Castoldi, 1995); Manuale dell’automobilista incazzato (2007), Quando tutto questo sarà finito (2014), per Mondadori.

Marco Belpoliti, saggista e scrittore, ha curato l’edizione delle Opere di Primo Levi presso Einaudi (1997) e la nuova edizione Opere complete (Einaudi, 2016), Domenico Scarpa, consulente del Centro internazionale di studi Primo Levi di Torino, per il quale cura la collana «Lezioni Primo Levi», pubblicata da Einaudi, e curatore di diverse pubblicazioni dello scrittore torinese.

L’ingresso è gratuito su prenotazione.

È possibile prenotarsi per l’appuntamento del 1 marzo a partire da mercoledì 22 febbraio

sul sito: www.grattacielointesasanpaolo.com   Sezione Eventi e News

 

 

I prossimi appuntamenti con Trent’anni dopo. Primo Levi e le sue storie:

giovedì 9 marzo ore 21

Sonia Bergamasco legge Primo Levi: invenzioni

Introduce Marco Belpoliti

giovedì 16 marzo ore 21

Fabrizio Gifuni legge Primo Levi: mestieri

Introduce Domenico Scarpa

 

 

PALAZZO MADAMA S’ILLUMINA DI MENO

Il 24 febbraio 2017 il museo partecipa alla tredicesima edizione di M’illumino di Meno, promossa da Caterpillar di Rai Radio2

Palazzo Madama aderisce venerdì 24 febbraio 2017 a M’illumino di Meno, la più celebre campagna di sensibilizzazione radiofonica sul Risparmio Energetico e sulla razionalizzazione dei consumi, lanciata dalla trasmissione Caterpillar di Rai Radio2.

M’illumino di Meno è giunta alla sua tredicesima edizione. L’invito consueto è quello di aderire ad un simbolico “silenzio energetico” e di accendere, laddove possibile, luci “pulite”, facendo ricorso a fonti rinnovabili e sistemi intelligenti di illuminazione.

A Palazzo Madama il 24 febbraio a partire dalle ore 18.00 verranno spente tutte le luci e i visitatori potranno partecipare ad una speciale visita guidata “a lume di torcia” alla scoperta di alcuni capolavori di arte barocca in un’atmosfera piena di fascino e mistero. La visita guidata è gratuita e i posti disponibili sono limitati, con prenotazione obbligatoria allo 011 4436999. Si richiede ai partecipanti di portare con sé una torcia, preferibilmente a risparmio energetico.

Il museo da tempo è impegnato in una politica di risparmio energetico volta a un progressivo passaggio dall’illuminazione alogena alla più moderna illuminazione a LED e l’edizione 2017 di M’illumino di Meno coincide con un nuovo importante risultato. Palazzo Madama ha infatti appena avviato una nuova collaborazione con ILTI LUCE by Philips – azienda italiana di riferimento per soluzioni “tailor made” e di alta tecnologia nell’illuminazione museale – che, attraverso una consulenza di audit energetico e una sponsorizzazione tecnica, doterà di nuove lampade a LED il Gran Salone dei Ricevimenti e la Corte Medievale del museo.

La nuova dotazione va ad ampliare il progetto di illuminazione a LED avviato dal museo nel 2013, consentendo di abbassare ulteriormente il consumo energetico delle lampade da 75 W a 78 W e di allungare la loro vita a 30-40.000 ore con un innegabile risparmio anche sulla manutenzione.

Palazzo Madama, luogo di arte e bellezza, conferma così anche per il 2017 la sua vocazione a esplorare nuovi percorsi di ricerca e sviluppo tecnologico e di dialogo con le imprese più innovative.

 

RIVOLI, PERSONALE DI CLAUDIO GIACONE

E’ stata inaugurata il 3 Febbraio la mostra personale di Claudio Giacone alla Casa del Conte Verde a Rivoli. La mostra è stata voluta dall’Amministrazione per celebrare l’opera e il lavoro di un artista rivolese al compimento dei suoi novant’anni.

La mostra è stata un omaggio riconoscente della sua città, orgogliosa dell’artista e dell’uomo Claudio. Un uomo semplice, ironico, spontaneo. Un sorriso accattivante e sincero, una vitalità e una creatività non comuni, che si sono conservate integre e che lo spronano a leggere e interpretare il mondo che ci circonda. Claudio Giacone ha speso la sua vita in una ricerca continua, sperimentando nuove tecniche con una rara capacità di “leggere” il nostro mondo. Un mondo pieno di contraddizioni,di repentini cambiamenti, di suggestioni. Un racconto di vita il suo, le sue opere preziosi documenti testimoni delle tempeste e delle bonacce del nostro tempo, un protagonista che spesso ha scelto di vivere nell’ombra, ma capace di esplorare la condizione umana , il disagio di vivere, le esperienze e i sentimenti.

3 – 26 Febbraio 2017

Casa del Conte Verde

mar. mer. gio. ven. 16-19

sab. dom. 10-13 e 16-19

lun. chiuso

 

TORINO: MOSTRA INCISIONI DI JEAN-PIERRE VELLY UN POINT, C’EST TOUT

a cura di Vincenzo Gatti

Mostra: dal 17 febbraio al 22 aprile

(martedì – sabato ore 10.30-12.30; 15-19)

Spazio Don Chisciotte, via della Rocca 37 – Torino

www.fondazionebottarilattes.it

Incisioni di Jean-Pierre Velly

Un point c’est tout

 

La vicenda umana e creativa di Jean-Pierre Velly si consuma nell’arco di pochi decenni, ed è la testimonianza di un’adesione totale, di una vera e propria precoce e costante devozione rivolta alla grafica incisa. Infatti, cosa meglio della calcografia poteva rappresentare l’immaginario nostalgico e febbrile, apocalittico e malinconico, del giovane artista francese? La determinazione fatale e crudele del bulino, l’alchimia dell’acquaforte, sono i due versanti della prassi ideale per una concentrata rappresentazione come la sua, esibita nello spazio di un tavolo, con pochi strumenti e un ambiente riparato. Dopo il cruciale episodio del Prix de Rome, Velly rifiuta il ritorno in Francia e trova il suo guscio tra le case di un antico borgo laziale, dove costruisce il suo privato labirinto nella wunderkammer dello studio, tra i reperti raccolti nella natura, lontano dagli ambienti mondani e dalle esasperanti dinamiche intellettuali.      In quel luogo favorevole ai sogni (e ai segni…) l’artista poteva costruire la propria immagine dell’universo, sospesa fra tradizione, critica della modernità e fiduciosa adesione a una disciplina, quella bulinistica in particolare, tanto intimamente vissuta da sciogliersi, purificarsi da ogni esibito virtuosismo e sublimarsi nell’immaginazione.

Come egli stesso dichiarava a proposito della dedizione al disegno e all’incisione: “la visione in bianco e nero è un fatto mentale, non esiste in natura e nel bianco e nero si scatena tutta la mia ansia e sete di libertà espressiva, senza inseguire le mode, senza voler essere contemporaneo in tutti i modi”.

Basta un punto (“Un point c’est tout” è il titolo di un’incisione del 1978) per avviare sulla lastra l’atto creativo, un punto che diventa traccia quando il bulino, strumento d’elezione, penetra nel metallo a evocare distese nudità femminili contrapposte a resti di urbani naufragi oppure a scatenare vortici di detriti, concitati marosi di oggetti e allucinate sarabande.

La tensione continua, logorante, verso l’essenza delle cose e il loro intimo significato genera forme lucidamente immaginate, ma presto destinate a disgregarsi in una gloriosa e sofferta totalità, pur conservando mirabilmente percettibilità e identità.

Velly non nascondeva l’ascendenza nordica dei propri fantasmi e fantasie, ricordando Durer, Shongauer, Seghers, Rembrandt. Egli però appartiene a buon diritto anche alle estreme propaggini della sottile vena visionaria che percorre tutta la storia dell’incisione francese, da Jean Duvet nel XVI secolo, agli incisori della Scuola di Fontainebleau, a Jacques Bellange nel Seicento, fino a giungere nell’Ottocento a Charles Meryon e alle romantiche accumulazioni di Rodolphe Bresdin, esplicitamente indicato tra i suoi maestri.

Il romanticismo dell’incisore trapela appena in certi panorami, nei cieli variamente corruschi, in penombre comunque prive di pericolosi languori tanto è robusta la tecnica, raffinata e potente nel contempo. Si renderà più evidente quando l’artista vorrà dedicarsi quasi esclusivamente alla pittura, discostandosi da un mondo tanto ardentemente esplorato fino a conoscerne vastità e incognite.

Potrà allora smarrirsi nelle lontananze di misteriosi crepuscoli e abbandonarsi a quelle ombre che aveva sempre lambito e che forse lo avrebbero atteso per accoglierlo nelle profondità di un lago, in un giorno di tarda primavera.

 

 

Vincenzo Gatti

 

TORINO, LUCE GALLERY: GREG GONG, NEW WORKS

Luce Gallery è lieta di ospitare la seconda personale in galleria dell’artista californiano Greg Gong, che presenterà una nuova serie di dipinti.
Partendo da un punto in cui il segno richiama il gesto naturale della mano del disegnatore in cui effettua un cerchio, i dipinti di Greg Gong celano in realtà una complessa tecnica di svariati strati di pittura, su tela o pannelli, che svela l’assenza di contaminazione della purezza dell’immagine finale.

Il linguaggio formalista usato pare il tentativo dell’artista di imparare un esercizio che passa attraverso l’uso della ripetizione del disegno, del cerchio e di linee rette, nel contrasto tra la rappresentazione orizzontale e verticale.
I colori sono istintivamente riferiti a quelli primari, che l’artista mischia sapientemente per arrivare a tinte raramente usate in una composizione che non nasconde velature e trasparenze. A volte l’immaginario appare come sfocato in richiamo alla natura del movimento.

Alcuni dipinti contengono la struttura del disegno in colori vibranti e non controllati in cui l’evoluzione artistica continua e ridefinisce la propria rappresentazione quasi a non arrivare mai alla fine. Questo continuo ripetersi di strati di pittura sono scelte ed indecisioni che influenzano l’artista, come la vita di ogni giorno, fatta di impercettibili ma significative deviazioni che formano il nostro destino. Nei colori di Gong non c’è contaminazione della sua franchezza, semmai troviamo esperienza e dolore, ma alla fine ogni strada e buona perché abile a ricordarci che nulla è veramente soddisfacente, anche quando la scelta è fatta ed il dipinto è terminato, è possibile trovare un altro punto, dubbio o progetto.

Greg Gong vive e lavora a Los Angeles. Nel 2014 ha esposto la sua prima mostra personale in Italia a Luce Gallery. Nello stesso anno ha anche esposto in un two person show alla Shane Campbell Gallery di Chicago. Il suo lavoro é anche stato esposto in un group show al Museo di Capodimonte, Napoli.

Greg Gong NEW WORKS

Inaugurazione 23febbraio 2017 ore18.30

Luce Gallery

Corso San Maurizio 25, Torino

dal martedì al sabato 15.30 – 19.30

www.lucegallery.com

 

BORROMEE 2.0: ORA ANCHE PER FRANCESI E TEDESCHI

Dall’avvio dalla prossima stagione turistica, il 24 marzo, l’Isola Bella, l’Isola Madre e la Rocca di Angera saranno visitabili con la guida di una app in 4 lingue: oltre all’italiano e all’inglese, già disponibili, si aggiungono il francese e il tedesco. Scaricando l’app, il visitatore accede ad una ampia gallery fotografica che gli anticipa il percorso. Quindi, telefonino alla mano, sarà accompagnato nella visita, sala per sala, luogo per luogo, da un ampio corredo di informazioni artistiche, storiche, botaniche e di curiosità. Non solo: verrà anche aiutato a visualizzare meglio particolari architettonici, arredi o opere d’arte che, per la loro collocazione, possono risultare non perfettamente analizzabili dal vivo”. Molteplici i livello di approfondimento disponibili per personalizzare la visita calibrandola su interessi e curiosità personali.

Se il visitatore dovesse distrarsi e avere dubbi sul percorso, nessun problema: il geolocalizzatore gli indicherà la sua posizione e lo riporterà lungo il migliore itinerario di visita.

Lo scorso anno, al suo debutto, l’app Borromee ha mostrato di incontrare il favore del pubblico, in particolare di quello più giovane. Le app scaricate sono state diverse migliaia.

Sino alla stagione appena conclusa, le app erano disponibili esclusivamente in italiano e in inglese.

L’analisi dei flussi di visitatori, che evidenzia una presenza media annuale di almeno cento mila visitatori di lingua tedesca e francese, ha spinto ad offrire il servizio nelle due ulteriori lingue a questi ospiti.

Con questa applicazione, il visitatore ha a disposizione un ventaglio di modalità attraverso cui personalizzare la “sua” visita alle Isole a alla Rocca. Può sceglier di effettuare il percorso “in libertà”, ovvero semplicemente ammirando le meraviglie in mezzo alle quali passa, limitandosi a leggere le indicazioni offerte lungo il percorso. Oppure può farlo accompagnato da una guida professionale, o ancora affidandosi alle informazioni trasmesse da una tradizionale audioguida o, infine, usufruendo della nuova app. A seconda dell’interesse, del tempo e delle propensioni di ognuno, per far si che la visita divenga una esperienza veramente indimenticabile.

 

www.isoleborromee.it

 

TORINO, G.A.M.: VISITE GUIDATE ALLA MOSTRA “DALLE BOMBE AL MUSEO”

In occasione della mostra Dalle bombe al museo, in corso fino al 14 maggio 2017, la GAM organizza una serie di visite guidate speciali in mostra, con l’intento di approfondire alcuni argomenti trattati nella mostra: dai temi legati all’architettura nell’Italia degli anni Cinquanta alla storia di Torino, dai movimenti artistici del secondo dopoguerra alle arti applicate, alla letteratura.

Ogni 2 settimane, il giovedì pomeriggio alle 17, i curatori della mostra insieme a illustri ospiti esperti di Storia e Architettura e con l’eccezionale presenza dell’architetto Carlo Bassi che nel 1952 progettò la nuova Galleria d’Arte Moderna di Torino insieme a Goffredo Boschetti, accompagneranno il pubblico in un percorso, interno ed esterno al museo, che svelerà segreti e aneddoti di un edificio che è entrato nella storia della museografia moderna.

GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO ore 17

Riccardo Passoni, Vice Direttore della GAM, curatore della mostra.

Ricostruire un museo e costruire una collezione

Riccardo Passoni, dopo la laurea e il dottorato di ricerca in Storia e Critica dei beni Artistici e Ambientali insegna Storia dell’Arte all’Accademia Albertina dal 1987 al 1990. In quell’anno entra in organico alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino (poi GAM) con il ruolo di Conservatore e, dal 1999, di Dirigente di Raccolta d’Arte Moderna; dal 2003 ricopre l’incarico di Vice-Direttore. Ad esso affianca l’incarico di Dirigente della Biblioteca d’Arte e dell’Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei, di cui la GAM fa parte. Dalla fine del 2015 è stato incaricato anche della direzione del Borgo Medievale.

La sua attività critico-scientifica, inizialmente puntata sull’arte antica, si è orientata in seguito soprattutto sull’arte del Novecento e contemporanea (Casorati, Licini, Hartung, Saroni, Scarpitta, Pistoletto, Mainolfi, arte torinese degli anni novanta), e soprattutto sulle relazioni tra arte straniera ed italiana negli anni Cinquanta – Sessanta. Negli ultimi anni ha curato, tra l’altro, le mostre in GAM dedicate a “Strangers. Tra Informale e Pop dalle collezioni”, “Renoir dalle collezioni del Musée d’Orsay e dell’Orangerie”, “Julião Sarmento. Lo sguardo selettivo”, e “Dalle bombe al museo 1942-1959. La rinascita dell’arte moderna. L’esempio della GAM di Torino”.È stato Vice Presidente e membro del Consiglio Direttivo dell’AMACI dal 2009 al 2015.

 

 

TORINO, DATEMI UNA MASCHERA…

Sfilata / evento carnevale in via Roma e Piazza S. Carlo a Torino domenica 26 febbraio 2017 ore 16:00 / 18:00

sessanta artisti interpretano le maschere

sessanta studenti le indossano

Una maschera bianca, anonima, ma connotata – è veneziana! – è proposta alla creatività di 60 artisti torinesi, pittori e scultori. E’ l’occasione di un confronto sullo stereotipo maschera – Venezia – Carnevale – travestimento – doppia identità e quant’altro. Sarà un gioco, un esercizio di stile, uno svelamento, un’operazione concettuale? Oppure un trucco, un’illusione, una magia, una citazione… Coinvolgente quanto imprescindibile è il fascino ambiguo e il potere taumaturgico del travestimento.

Rosanna Greco

 

TORINO, COLLEGIO SAN GIUSEPPE: PROROGA MOSTRA SUL FEMMINILE

Presso le sale del Collegio resterà in atto sino all’ 8 marzo 2017 la mostra Femminile plurale

Il tema del femminino in sessanta artisti piemontesi del Novecento curata da Donatella Taverna, Alfredo Centra, Francesco De Caria.

Lunedì-Venerdì 10.30-12 e 16-18.30; Sabato 10.30-12

Sono esposte opere di Evangelina Alciati, Lorenzo Alessandri, Adriano Alloati, Elvio Arancio, Guido Bertello, Alda Besso, Anacleto Boccalatte, Stefano Borelli, Mario Caffaro Rore, Michelangelo Cambursano, Nello Cambursano, Rosanna Campra, Lucia Caprioglio, Luciana Caravella, Eugenio Carmi, Sandro Cherchi, Enrico Colombotto Rosso, Margherita Costantino, Isidoro Cottino, Giuseppe Danieli, Xavier de Maistre, Cristoforo De Amicis, Monica Dessì, Fernando Eandi, Nick Edel, Eugenio Gabanino, Mario Gamero, Massimo Ghiotti, Golia, Mario Gomboli, Mario Gramaglia, Giovanni Grande, Anna Jarre, Lia Laterza, Giovanni Macciotta, Laura Maestri, Pino Mantovani, Marazia, Ottavio Mazzonis, Elena Monaco, Gigi Morbelli, Mary Morgillo, Vito Oliva, Anna Maria Palumbo, Carla Parsani Motti, Franco Pieri, Mina Pittore, Luisa Porporato, M. Teresa Prolo, Emma Pugliese, Augusto Reduzzi, Adriano Sicbaldi, Giacomo Soffiantino, Giovanni Taverna, Michele Tomalino Serra, Almerico Tomaselli, Felice Tosalli, Tatiana Veremejenko, Elisabetta Viarengo Miniotti, Daniele Zenari, Antonio Zucconi, sul tema dell’immagine non solo e non tanto della donna, quanto dell’idea di femminile nella sua complessità, quale si riflette nella cultura artistica del ‘900 in Piemonte.

L’itinerario si svolge dai ritratti “classici” (Gigi Morbelli, Emma Pugliese, Evangelina Alciati, Mina Pittore, Anacleto Boccalatte, Alda Besso, Nello Cambursano, Adriano Sicbaldi e – per la Scultura – di Augusto Reduzzi, Stefano Borelli, Giovanni Taverna, ai ritratti elaborati in senso espressivo, forzando alcuni tratti, di Maria Teresa Prolo, Mario Gamero, Rosanna Campra, Laura Maestri, Michele Tomalino Serra, Pino Mantovani, Lucia Caprioglio, Giovanni Macciotta, Daniele Zenari e, per la scultura, di Sandro Cherchi, di Adriano Alloati ) al nudo “d’accademia” (Ottavio Mazzonis, Gigi Morbelli, Cristoforo De Amicis, Anacleto Boccalatte, Antonio Zucconi, Nello Cambursano – ai nudi variamente elaborati di Adriano Alloati, Stefano Borelli, Michelangelo Cambursano, Giacomo Soffiantino, Maximo Ghiotti, Guido Bertello), al Femminile universale, che coinvolge la Natura tutta, dalla donna-Aracne, Neptunia, Cèrise, di Golia, alle Maternità di significato religioso (Giovanni Grande, Margherita Costantino, Golia) delle Pietà da interpretarsi anche e soprattutto come pianto di una madre sul figlio torturato e ucciso (Giovanni Taverna,Tatiana Veremejenko, Laura Maestri); e ancora maternità floreale (Alda Besso), maternità animali (Felice Tosalli, Nick Edel, Xavier de Maistre). E’ in mostra la scultura sperimentale di Anna Jarre, vi è poi la donna serpente, Melusina, di Carla Parsani Motti e vi è la donna come destinataria o amante delle rose, nelle opere del de Maistre e della Parsani; la donna come misteriosa presenza evocata da antichi segni di Mario Gomboli. E – parte dolorosamente di attualità – c’è la deformazione della figura femminile, sfigurata da una cultura povera e senza ideali (Cherchi, Colombotto Rosso, Marazia, Tomaselli) o suicida, vittima di falsi ideali (Monaco), accanto alla Venere sorgente dalle acque della Viarengo Miniotti. E poi la Beatrice del Gabanino e la Suora dell’Alciati, opposta alla Donna di notte in una città ridotta a lettere più o meno luminose e lacerti di parole incomprensibili di Nando Eandi. E compare la femminilità offesa delle piccole migranti della Laterza e delle bambole infrante – correlativo della violenza sulle minori – di Tomaselli e di Marazia, di cui si presentano vari disegni inediti. E c’è infine la considerazione della donna ammaliatrice, oggetto di contesa fra l’arlecchino e il cavaliere catafratto, o della donna come ballerina da avanspettacolo con qualche suggestione brechtiana del Sicbaldi. E infine la surreale considerazione della donna come demonio, arpia,libellula, strega, implicito riconoscimento di timore nei suoi confronti, nel dipinto di Vito Oliva alessandrino che opera nei nostri giorni.                                                                                                                                                                                                                                                 Francesco De Caria

 

TORINO: IL “CANTIERE BONATTI” IN PIENA ATTIVITÀ AL MUSEOMONTAGNA

Il Museo Nazionale della Montagna di Torino lo scorso ottobre è stato protagonista di una straordinaria acquisizione, quella delle collezioni dell’archivio di Walter Bonatti.

Un’eredità fondamentale per la storia dell’alpinismo, dell’esplorazione e dell’avventura. Un patrimonio davvero ingente, il cui ammontare è stimabile in circa 250.000 pezzi, composto da circa 7000 foto di montagna, attrezzature alpinistiche, dattiloscritti, appunti, relazioni tecniche, testi per conferenze, interventi e discorsi pubblici, libri, pellicole e registrazioni audio e video, fotocamere. Circa 70.000 diapositive realizzate da Bonatti nel corso dei viaggi di esplorazione, oltre ai materiali preparatori per le avventure in terre lontane. E ancora, sessant’anni di ritagli stampa e di corrispondenze.

Il riordino delle collezioni, un lavoro lungo e complesso, ha avuto inizio e il “Cantiere Bonatti” è già in piena attività. Da qualche settimana si stanno via via aprendo le casse in cui sono stati riposti i materiali alpinistici, la corrispondenza, i documenti, le fotografie e le diapositive di Walter Bonatti.

In questa fase si sta procedendo a un vero e proprio scavo “stratigrafico” nei contenitori, rispettando con rigore la successione cronologica dei vari elementi imballati. Ogni singolo pezzo viene esaminato, datato, messo in relazione con gli altri e situato nel suo contesto, in attesa di essere digitalizzato (nel caso dei documenti e delle fotografie), e infine sottoposto a catalogazione definitiva.

Parte dei “ritrovamenti” verrà presentata al pubblico durante una serie di piccoli eventi espositivi itineranti che accompagneranno i lavori di studio dei materiali. Anche nel corso di questo lavoro preliminare, il personale del Museomontagna si trova con frequenza di fronte a vere e proprie sorprese: immagini, scritti e oggetti inaspettati che saranno utilissimi, una volta ricostruito il contesto degli anni delle grandi scalate di Bonatti e dei suoi successivi viaggi nelle regioni più selvagge del pianeta, a ricostruire uno dei capitoli più importanti dell’alpinismo contemporaneo e del mondo dell’avventura.

Per permettere a tutti gli appassionati di montagna e di esplorazione di farsi un’idea dei lavori in cantiere, a partire dalle prossime settimane, il Museo posterà sui social e sul Web immagini e brevi filmati, comunicando “in diretta” alcuni dei momenti più significativi delle operazioni in corso, in attesa di organizzare, in tempi relativamente brevi, le prime mostre collegate agli anniversari delle imprese più importanti di Bonatti.

Rimanete dunque incollati al monitor del computer o a quello del cellulare, per condividere in anteprima, con i ricercatori del Museomontagna, lo stupore che può scaturire dal rinvenimento di un oggetto simbolo, di una cartolina o di una fotografia di particolare interesse. Le occasioni per emozionarsi non mancheranno.

TORINO, MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA

Piazzale Monte dei Cappuccini 7, 10131 Torino

Tel. 0116.604.104 / stampa.pr@museomontagna.org / www.museomontagna.org

FRANCESCO LOTORO OSPITE DI RICORDI FUTURI 2.0

2 marzo 2017, ore 18

Sala Novecento – Palazzo San Daniele – Polo del ‘900

Via del Carmine, 14 – Torino

Ingresso libero fino a esaurimento posti

In occasione del Giorno della Memoria 2017, è stata inaugurata presso gli spazi del Polo del ‘900 Ricordi futuri 2.0, una mostra organizzata dal Museo Diffuso della Resistenza, a cura di Ermanno Tedeschi, sulla memoria della Shoah e sulla sua rielaborazione nell’arte contemporanea.

L’oggetto principale dell’esposizione è la memoria della tragedia della Shoah così come la memoria che lega ogni uomo alle proprie origini e tradizioni. La mostra inoltre, affronta il tema della musica concentrazionaria, simbolicamente rappresentata da un piccolo violino ritrovato in un campo di sterminio, attraverso l’esplorazione del lavoro del maestro Francesco Lotoro. Massima autorità della ricerca musicale concentrazionaria, il Maestro è autore dell’Enciclopedia KZ Musik contenente la produzione musicale nei campi di prigionia, di concentramento e di sterminio del Terzo Reich e di altri Paesi dal 1933 al 1945.

Giovedì 2 marzo, alle ore 18,00, il Maestro sarà ospite della mostra e si esibirà in un repertorio pianistico che si rifà ad alcune delle 8000 opere musicali recuperate e inserite nell’Enciclopedia.

Il pianoforte su cui suonerà Francesca Lotoro è stato messo a disposizione da Piatino Pianoforti dal 1910

INFO: Sala Novecento – Palazzo San Daniele – Polo del ‘900 – Via del Carmine 14 www.museodiffusotorino.it – tel.: 011 011 20780