Ospedale unico asl 5, Pro Natura: “Ecco perché a Sanda Vadò non va bene…”

Marco Cavaletto (Pro Natura)

Marco Cavaletto, Pro Natura Piemonte, è stato tra i primi ad intervenire nel dibattito sulla individuazione del sito per il futuro ospedale unico dell’asl TO 5. Gli abbiamo chiesto di ricostruire dal punto di vista della sua associazione una vicenda che entra ora nel vivo.

Ecco il documento che ci ha inviato.

 

“La Regione Piemonte ha stabilito con una delibera dell’ottobre scorso di collocare il nuovo ospedale della ASL TO5 su terreni agricoli di elevata fertilità a Moncalieri, in regione Cenasco.

Sgomberiamo subito il campo da due equivoci:

  • Le Associazioni ambientaliste piemontesi ritengono non più differibile la realizzazione del nuovo ospedale per l’ASL TO5 perché conoscono in profondità lo stato di degrado o di mal funzionamento dei nosocomi di Chieri (che risale in parte al 1400), di Carmagnola (che risale in parte al 1700) e di Moncalieri (che risale quasi interamente agli inizi del 1900), nonostante la bravura degli operatori, medici e personale paramedico, che in massima parte riescono a sopperire alle carenze strutturali.
  • la zona individuata è ubicata in territorio di Moncalieri e non di Trofarello, come taluni vogliono far credere, soprattutto perché i terreni di Trofarello adiacenti al confine con Moncalieri e separati da Moncalieri dal Rio Rigolfo e dalla adiacente via Mattei, son in gran parte incapsulati in ambiti di non edificabilità e in parte di questi terreni dovrà essere realizzata una vasca di laminazione (che consentirebbe appunto al Rio Rigolfo di allargarsi in caso di piena).

Come Pro Natura, insieme con le altre associazioni ambientaliste, abbiamo subito chiesto alla Regione, con una lettera datata 1° dicembre 2016, di considerare nuovamente tale scelta per non danneggiare gravemente l’attività economica di una dozzina di aziende agricole fiorenti specializzate in produzioni orticole di pregio.

Tale decisione ha suscitato molte riserve tra quanti conoscono la zona: molti cittadini si sono costituiti in Comitato, poi diventato Osservatorio, perché l’ospedale possa sorgere in altre località più idonee.

Pro Natura ritiene non idoneo il terreno su cui dovrebbe sorgere l’ospedale per i seguenti schematici motivi:

  1. Si tratta di aree agricole di seconda classe di fertilità;
  2. Queste aree sono ricomprese tra la zona industriale Sanda Vadò e la ferrovia. Nella zona industriale, ed esattamente a circa 700 metri dal luogo dove dovrebbe sorgere l’ospedale, vi è un’impresa catalogata nell’elenco nazionale delle imprese a rischio (Direttiva Seveso); il che significa che in caso di incendio o altro incidente grave (cosa che ci auguriamo non debba mai accadere) occorrerebbe evacuare 460 ammalati, oltre al personale medico e paramedico!
  3. all’interno dell’area vi sono alcuni tralicci dell’alta tensione (un cavidotto da 380 Kilovolt, e due cavidotto da 220 Kilovolt che s’intersecano ortogonalmente); ciò pregiudica la possibilità di accedere con elicotteri perché le regole da rispettare per la realizzazione di aviosuperfici non consentono di avere tralicci per l’alta tensione e tantomeno cavi a distanze così ravvicinate (salvo prevederne lo spostamento, ma con costi proibitivi a carico del pubblico).
  4. le aree prescelte periodicamente vengono interessate da fenomeni di allagamento; tali fenomeni sono dovuti in parte ad una falda superficiale (meno di 5 metri); ciò significa che le fondazioni dell’ospedale dovrebbero essere realizzate ad una notevole profondità, per trovare strati più duri e consistenti, la qual cosa richiederà però un ulteriore aggravio di costi a carico del pubblico.
  5. Gli allagamenti periodici sono causati anche dalla presenza di alcuni rii che, in presenza di elevata piovosità e di ingrossamento del fiume Po, non sono in grado di assorbire l’acqua in eccesso (fenomeno che si è ripetuto dopo il 1994 per almeno altre 3 volte). La questione della presenza o no dell’acqua a fine novembre 2016 ha suscitato più di una polemica. La questione però non dipende soltanto dal fatto che i terreni siano andati sott’acqua oppure no (questo semmai potrà comportare incrementi di costo per la costruzione), quanto il fatto che una parte preponderante del reticolo stradale per accedere alla zona interessata è stato sommerso per ore, causando danni notevoli alla circolazione automobilistica, con formazione di code che si sono ripetute ad intervalli anche nei giorni successivi all’evento; all’ospedale dobbiamo riuscire ad andare sempre, e non soltanto quando non piove!

Il fronte delle opposizioni nel corso degli ultimi due mesi si è allargato in modo significativo: infatti, dopo che le tre associazioni ambientaliste di livello regionale (Lega Ambiente, Italia Nostra e Pro Natura) hanno inviato la lettera di considerazioni e critiche al Presidente Chiamparino e a tutta la giunta regionale (lettera sottoscritta anche dalla Associazione Salviamo il Paesaggio e dall’”Osservatorio per la realizzazione dell’ospedale unico” di Trofarello-Cambiano), anche i sindacati agricoli (Coldiretti e Confagricoltura) hanno sottoscritto documenti di dura critica alla individuazione dell’area su terreni ad alta produttività agricola come quelli di Moncalieri.

I comuni di Villastellone e Carmagnola, infine, guidano una pattuglia di amministrazioni comunali della zona con un ricorso al TAR avverso la deliberazione della Regione Piemonte di metà ottobre.

Il Piano Territoriale di Coordinamento (strumento urbanistico che viene realizzato dall’ente intermedio – Provincia o, come nel nostro caso, dalla Città Metropolitana –non consente l’utilizzazione di superfici agricole, a meno che nei dintorni non vi siano aree alternative (come aree industriali dismesse, o comunque non più utilizzate ai fini agricoli). Nella zona baricentrica (individuata dalla Regione tra Trofarello, Cambiano e Santena) vi sono altre aree che però nono sono state prese in considerazione.

Come può la Regione Piemonte ignorare le disposizioni da essa stessa impartite ai comuni e alla città Metropolitana?

Inoltre, come la città Metropolitana ha recentemente sottolineato, come può la Regione individuare una area come quella di Moncalieri senza le necessarie VAS (Valutazioni ambientali strategiche): la VAS è un processo finalizzato ad integrare considerazioni di natura ambientale nella progettazione di opere di questa rilevanza, per migliorare la qualità decisionale complessiva, introducendo l’esame degli aspetti ambientali già nella fase strategica che precede la progettazione e la realizzazione delle opere.

Anche per questi motivi alla Regione Piemonte vorremmo porre pacatamente qualche domanda.

1) perché non sono state prese in considerazione le aree alternative presentate dai comuni di Cambiano, Chieri e Villastellone e dai privati proprietari di un’area industriale dismessa che, essendo posta a livelli altimetrici più alti non si trova a dover subire periodiche inondazioni

2) Chi dovrebbe sobbarcarsi l’incremento degli oneri derivanti dal fatto che si intende costruire nello “stagno” di Moncalieri: oneri dovuti alla protezione dell’edificio da allagamenti, per doverlo sopraelevare, per dover spostare le linee di alta tensione al fine di consentire agli elicotteri di poter raggiungere l’ospedale?

3)   Per quale motivo la Regione Piemonte impone a privati e ad enti locali il rispetto a norme e regolamenti regionali (dalle direttive Alluvione, al Piano territoriale di Coordinamento, alle indicazioni del PAI che hanno imposto la revisione in termini restrittivi dei PRGC), provvedimenti, questi, che sono costati molto lavoro e denaro, e poi è la stessa Regione Piemonte a non rispettarli, con una Deliberazione che contraddice tutte le norme regionali in materia?

La responsabilità di quanto deliberato è politicamente da attribuire alla Giunta regionale e al suo presidente, ma i direttori e o i dirigenti regionali che l’hanno sottoscritta non hanno minori responsabilità.

Eppure sarebbe sufficiente che il presidente Chiamparino o qualche suo assessore alzasse il telefono per convocare quella riunione che abbiamo chiesto sin dal 1° dicembre scorso.

Un primo risultato alla nostra attività di contrasto alla decisione della Giunta regionale lo abbiamo comunque ottenuto: la Città Metropolitana è schierata al fianco delle associazioni ambientaliste proponendo alla Regione di avviare la Valutazione ambientale strategica; inoltre, abbiamo ricevuto, per ora solo in via informale, l’assicurazione da parte delle Quinta Commissione Ambiente del Consiglio Regionale di una convocazione per una Audizione (che dovrebbe tenersi entro marzo) al fine di consentire alle associazioni ambientaliste di esprimere le doverose valutazioni, nell’interesse dell’ambiente!”