Valfenera, la controreplica: “Due mezze verità, una ipocrisia…”

   “I cocci di due mezze verità, messi insieme, fanno una grande ipocrisia”. Così replica al sindaco di Valfenera la proprietaria della casa su cui pende da tempo un esproprio da parte del Comune:

 “E’ vero che io sono proprietaria di quel giardino, di quel portico e di quella casa solo dal 2011, semplicemente per averla ereditata, dopo averla frequentata con la mia famiglia fin da piccola.  E’ vero che il vincolo ad area servizi scaturisce dal PRG del 2004 e che, solo in sede di approvazione della variante nel 2016, ho potuto presentare “osservazioni” per cercare di far rimuovere un vincolo tanto invasivo.

La verità non detta è che, a norma di legge, l’Amministrazione comunale avrebbe dovuto provvedere entro 5 anni – dunque entro il 2009 – a produrre un progetto sull’utilizzo dell’area, o in alternativa a reiterare il vincolo. Non fu fatta né una cosa, né l’altra.

Viene totalmente omesso che durante un primo incontro informale avuto con il Sindaco – siamo nell’estate del 2015 – ebbi occasione di manifestare la mia intenzione di realizzare una Scuola di Danza per mia figlia. Naturalmente esposi le mie perplessità nell’avviare tale impresa conoscendo il vincolo che sussisteva. Fui ampiamente rassicurata dalle affermazioni del Sindaco che affermò l’assoluta mancanza di progetti su quell’area che, peraltro, nell’ambito della variante in previsione per l’anno successivo (2016) sarebbe stata oggetto di una probabile revisione, in seguito alla mia richiesta. E’ vero che il Sindaco ha sollecitato un incontro con me il 17 settembre 2016 nella sede del Comune per prospettarmi una “transazione bonaria”, che avrebbe limitato l’esecuzione del progetto a circa metà del mio giardino, oltre naturalmente al portico.  

    • Non è vero, invece, che si sia raggiunto un accordo nei termini che mi venivano prospettati con una transazione ridicola ed offensiva sull’ordine degli importi. In quella sede risposi al Sindaco che per un’offerta del genere avrebbe potuto darmi un appuntamento al bar e offrirmi un aperitivo, la qual cosa sarebbe stata più congrua.Pertanto la stretta di mano sanciva semplicemente un educato saluto di commiato, che rimandava ad una situazione interlocutoria che mi consentisse di valutare ogni mia possibile iniziativa.  Del resto non mi ero presentata in quella sede, mia sponte, come “parte venditrice” di una transazione commerciale da me non desiderata, ma semplicemente per capire se ci fossero margini per aprire uno spiraglio di buon senso nelle determinazioni del Sindaco.
    • In questo caso la mezza verità mancante è che, oltre al danno del giardino e del portico, tutta la mia casa subirebbe un significativo abbattimento di valore.
    • Non è vero che quei margini non esistano in assoluto, perché, in sede di delibera del dicembre 2016 sulla valutazione e approvazione delle “osservazioni” presentate, è stata rigettata ogni possibile alternativa alla realizzazione del “deposito mezzi” presentata da un Consigliere di opposizione.
    •  
    • Non è vero che l’indirizzo di un’Amministrazione debba tener conto del bene di tutti i cittadini a discapito di un solo cittadino, quando esisterebbero soluzioni utili semplicemente a “tutti” i cittadini, nessuno escluso. E quelle soluzioni per un “deposito mezzi” esistono ampiamente.
  • La planimetria dell’area interessata, che il Sindaco divulga, con tratteggi in blu e in rosso, è assolutamente fuorviante, perché avrebbe avuto significato solo se io avessi accettato la transazione capestro che mi veniva prospettata.  proprio per la successione degli accadimenti che ho descritto.    Dunque, ad ora, “tutta l’area tratteggiata nei due colori” rimane soggetta a vincolo,

 

  • Il ricorso al TAR ovviamente ha un margine di alea per tutti, anche per me, ma oltre al corpo delle Leggi, che regola la vita di una comunità, esiste anche il “diritto naturale alla legittima difesa” di una donna che si sente minacciata nel cuore della sua casa e dei suoi affetti e dunque userà tutti gli strumenti legali a sua disposizione. 

 

  • Infine lo “stile favolistico” aiuta molto a capire, perché può far sgusciare fuori dalle  

 

  • strette maglie dei linguaggi burocratici una “scintilla di verità”. Ogni favola ha una sua morale!”