Asti. Inaugurazione del nuovo allestimento del Museo Paleontologico con la mostra Cetacea.

Apre questo pomeriggio, venerdì 7 aprile alle 17,  la mostra “Cetacea – Atlante immaginario di balene e altri animali” al Museo Paleontologico. La mostra è l’evento che segna l’inaugurazione del nuovo allestimento del museo a Palazzo Michelerio.

Lavori ispirati all’antico mare che ricopriva anche l’Astigiano a cura di Sergio Brumana, artista astigiano, che espone le sue creazioni.

Forse – dice Brumana saggiando il suolo con la scarpa – poggiamo su scheletri fossili di balene, e quello era il mare di un tempo. Adesso il nostro è un mare verde di colline: il mio Atlantico, che attraverso in bicicletta, va da Santo Stefano Belbo a Castino o da Moncalvo a Roccaverano. La Langa è più ubriacante e faticosa. Sono paesaggi belli che, guardando con attenzione, rimandano a immagini fortemente evocative di balene”.

La mostra rimarrà aperta fino al 21 maggio (da lunedì a giovedì 10-16; sabato, domenica e festivi 10-13/16-19). Grandi protagoniste le balene: la prima, per la precisione, un capodoglio; poi tutte le altre. Brumana lavora nel  suo laboratorio di via Bonzanigo dove ha borse e borse traboccanti di scarti e di strani pezzi che hanno perso l’originaria identità. Un gruppo ormai allargato di amici e appassionati (“spacciatori abituali di pezzi di roba”) gli consegna legnetti che raccoglie in riva al mare, mozziconi di matite colorate, vecchi arnesi di campagna, resti di plastiche variopinte, centimetri consumati. A volte è lui stesso casuale scopritore di oggetti o arredi improbabili. L’opera stampata sull’invito di “Cetacea”, per esempio, è una porta finestra di legno azzurro senza vetri, d’altri tempi.

Era in un cassonetto dei rifiuti, son passato di lì, non potevo non fermarmi a prenderla. Ci ho infilato una balena partendo da un semplice pezzo di legno, diventato coda”.

Apprezzato artista dagli altri, lui una definizione di sé sembra ancora cercarla. Forse è solo ritrosia:

Un artista deve avere un certo pelo e un’alta considerazione di sé. Mi piacciono le cose belle… e poi vado per la mia strada”.

Di ogni strano pezzo – di legno, ferro, plastica o non importa cosa – può tracciarne la storia: quando è arrivato a lui, dove è stato disperso, perché lo ha raccolto, come lo ha ripulito – sempre che l’abbia fatto – e trasformato. O anche solo raccontare l’espressione gioiosa degli spacciatori abituali di roba che, dopo la consegna, si mettono in paziente attesa (a volte anche di anni) per vedere cosa mai uscirà dalle mani di Brumana. 

Ma cosa troveranno i visitatori nel nuovo museo? Anzitutto un rinnovato allestimento, nella sala sotterranea del Palazzo del Michelerio in cui funziona anche l’acquario preistorico, che valorizza ulteriormente i reperti fossili dei grandi cetacei, alcuni unici al mondo nel loro genere: grazie alla loro presenza il centro espositivo astigiano si distingue come la struttura aperta al pubblico più importante del Piemonte. E c’è una sorpresa. In occasione del taglio del nastro, il Parco paleontologico astigiano, che gestisce il museo, esporrà per intero il delfino di quattro milioni di anni ritrovato nel letto del Tanaro in secca (loc. Belangero): un esemplare molto raro per la sua provenienza in sedimenti argillosi. Nelle ultime settimane si è lavorato a lungo per ripulire i quattro blocchi che conservano parte del torace e il cranio mai mostrati finora:

A partire dal 7 aprile – spiega Piero Damarco, conservatore paleontologo del museo – il delfino, lungo circa due metri, si farà vedere così come è stato ritrovato nel 2003 a Belangero: abbiamo ricostruito la situazione in affioramento”.

Distesa sulla sabbia anche la Viglianottera, la balenottera di Vigliano fulcro del Paleontologico, uno degli esemplari (otto metri) più completi esistenti al mondo. Osservandola si percepisce chiaramente l’importanza che la paleontologia ha da sempre per il territorio astigiano. Unici rappresentanti al mondo delle specie cui appartengono anche il delfino di Settime e la balena Tersilla: un’altra avvincente testimonianza di quando nell’Astigiano c’era il mare.

Tutte le collezioni del museo, da parecchie centinaia di conchiglie ai grandi cetacei risalenti all’epoca pliocenica – ricorda Gianfranco Miroglio, presidente del Parco paleontologico – hanno dai 5 ai 3 milioni di anni, quando tutta la Pianura Padana era occupata dal mare. Siamo custodi di esseri eccezionali, verso cui abbiamo da sempre rispetto e affetto. Speriamo, in futuro, di poterli affiancare agli altri reperti che vorremmo far rientrare dai musei fuori Asti in cui sono conservati”.

Da non dimenticare, tra gli esemplari esposti, la balena di Portacomaro, scoperta su una collina di fronte a quella in cui vivono alcuni parenti di Papa Francesco: tra le sue vertebre è stato ritrovato un dente di squalo, il che fa supporre che, come Tersilla, sia stata cibo per pescecani.

Informazioni: www.parchiastigiani.it