Chieri, ex Tabasso: “Nessuna rigidità, lo scambio tra casette e opere pubbliche si può fare”
L’operazione ex Tabasso non si ferma: semmai, si deve aggiustare il tiro. Claudio Campagnolo, a nome della cordata che si è proposta per realizzare alcune importanti opere pubbliche nell’ex fabbrica (la piazza coperta, la piazza scoperta e il salone polivalente) in cambio della acquisizione delle casette fatiscenti su Via Vittorio da trasformare e vendere ai privati, aveva nei giorni scorsi paventato uno stop legato ad un problema non semplice da risolvere: “La valutazione che in base ad una perizia il Comune fa delle casette – aveva in sostanza dichiarato Campagnolo a 100torri – è quasi il doppio del loro vero valore commerciale, e quindi il nostro progetto sul piano finanziario non può stare in piedi. Il Comune, se vuole, venda le casette e faccia i lavori in proprio.” L‘assessore ai lavori pubblici e urbanistica, Massimo Ceppi, ha approfondito la questione con gli uffici tecnici, c’è stato anche un incontro con la controparte privata e sembra che la soluzione sia a portata di mano.
“La stima fatta – dice Ceppi – parte da una valutazione dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare e si riferisce alla pura e semplice vendita di quell’immobile, valutato sul milione di euro. Ma il nostro caso è diverso: i proponenti devono presentarci un progetto in cui quantificano le opere pubbliche che intendono realizzare (le due piazze, la sala polivalente) secondo i canoni che dovrebbe rispettare il Comune se le volesse realizzare in proprio. Se il Comune volesse vendere le casette e con il ricavato fare l’appalto per la realizzazione delle opere, spenderebbe con ogni probabilità molto di più di quel che spenderanno i proponenti privati. Di questo la cordata di Campagnolo deve tenere conto, nell’atto di presentare la proposta. Questo non vuol dire che le perizie che abbiamo siano sbagliate: solo, si riferiscono ad una modalità diversa da quella che vogliamo seguire. Una modalità che non ha funzionato per vendere altri immobili comunali e che, pensiamo, non funzionerebbe nemmeno per la ex Tabasso. Se mettessimo in vendita le casette, l’asta andrebbe con ogni probabilità deserta. Noi, invece, con la cordata di imprese chieresi, vogliamo realizzare uno scambio: le casette per le opere pubbliche. Basta ritarare i valori e l’equilibrio si trova. Non lo vedo come un ostacolo insormontabile. Non ci sono rigidità.”
La vecchia storiella del cane valutato un milione scambiato con due gatti da mezzo milione l’uno, in fondo. Se davvero le parti lo vogliono, lo scambio, alla pari anche se a valori più alti, si farà.