Chieri, il caso di bullismo. “Spiegare al ragazzino che ha sbagliato è più efficace di una denuncia”
Non ci sono baby gang in giro per Chieri e il Chierese, l’episodio di bullismo in Piazza Duomo a Chieri di qualche giorno fa, protagonisti alcuni quindicenni uno dei quali sarebbe stato preso a schiaffi da un altro, è un fatto del tutto isolato. Ma bisogna monitorare con grande attenzione fatti come questo e, soprattutto, usare lo strumento giusto per prevenire e risolvere. Questa è la riflessione che il capitano Luigi Di Puorto, comandante della Compagnia Carabinieri di Chieri, propone a qualche giorno dall’episodio. “Premetto che, da quanto abbiamo rilevato, non è successo niente di grave: abbiamo ricostruito i fatti partendo dalla lettura di un post su facebook che la madre del ragazzo che ha ricevuto lo scappellotto ha pubblicato. Abbiamo invitato la signora in caserma e di lì, attraverso un esposto che la signora ha
presentato, siamo risaliti alla identità dei tre ragazzi protagonisti, con il figlio, del litigio. Uno è di Chieri, due sono di Baldissero. Sono ragazzi, come si dice in questi casi, di buona famiglia. Li abbiamo convocati in caserma con i genitori. E’ stato un diverbio tra adolescenti, niente di grave. Semmai, la cosa grave è che nessuno dei passanti sia intervenuto o ci abbia chiamati. Del resto, è la prima volta, da quando sono a Chieri, che succede una cosa del genere. Dunque, non vorrei che si pensasse alla presenza sul territorio di una baby gang o cose simili. Non è assolutamente così.”
Il fatto che non sia stata sporta denuncia non significa, però, che la cosa sia finita alla buona. “L’esposto – precisa il capitano Di Puorto – è un valido strumento intermedio previsto dalla legge per affrontare casi del genere. Il ragazzino, del resto, non percepirebbe neppure il significato e gli effetti di una denuncia e del conseguente procedimento penale: invece, essere chiamato con i genitori dal maresciallo ed essere diffidato dal tenere in futuro comportamenti analoghi serve molto di più. E’ un deterrente per far capire al ragazzo che ha sbagliato.” (G.G.)