Salone del libro. Il presidente del Senato Pietro Grasso: “Abbiamo fatto tanta strada nella lotta alla mafia”.
Il primo incontro che ebbi con il giudice Pietro Grasso – racconta il giornalista Francesco La Licata – fu durante il Maxiprocesso di Palermo. Gli chiesi se la mafia sarebbe mai stata sconfitta e lui mi rispose: “Per battere la mafia ci vuole una rivoluzione”. Allora, venivamo dagli anni ’70, quella parola ci piaceva molto. Ma oggi possiamo dire che una rivoluzione a Palermo c’è stata”.
Alla giornata inaugurale del Salone del Libro di Torino, il presidente del Senato, Pietro Grasso, 43 anni in magistratura, è venuto per presentare il suo libro “Storie di sangue, amici e fantasmi”. Arrivato al seguito della scorta, si è accomodato al tavolo della Sala Rossa togliendosi la giacca, atteso dal giornalista Francesco La Licata e da Pif, il regista palermitano del film “La mafia uccide solo d’estate”.
Nel segno del ricordo del 25° anno dalla strage di Capaci, Falcone e Borsellino, non possono che essere presenti nella conversazione. Ma non è una storia triste quella che i tre siciliani illustri vogliono raccontare.
Dopo la morte di Giovanni e Paolo – racconta il presidente Grasso, non potendo fare a meno di chiamarli per nome – pensavamo che non sarebbe cambiato mai nulla. Invece, da quei momenti tragici, tanta strada è stata fatta a Palermo. La città si è come svegliata. E’ cominciata quella rivolta morale di cui tutti noi dobbiamo essere protagonisti. Vi cito un esempio: quello di due ragazzine, figlie di un mafioso. Un tempo, a scuola, sarebbero state temute e ossequiate. In questi anni, invece, si sono sentite ghettizzate dai loro compagni di scuola, tanto da convincere la madre a collaborare con la giustizia e a cambiare vita. Nelle scuole, soprattutto, è stato fatto un grande lavoro educativo e per questo non posso smettere ringraziare gli insegnanti. Se ci sono insegnanti in sala, grazie!”.
Anche Pif contribuisce alla narrazione del cammino fatto dal 1992 ad oggi:
Per me il ’92 era l’anno della maturità, un momento che tutti gli studenti ricordano per tutta la vita. Ma io lo ricordo proprio per il risveglio di Palermo. Sono stato in chiesa per il funerale di Falcone e ricordo che piangevamo tutti e ci abbracciavamo. Siamo passati dall’indifferenza alla mafia alla consapevolezza nel giro di poche ore. E quando parlo della mia città, non cito le bellezze che tutti i palermitani raccontano per le lodi del viaggio in Italia di Ghoete. Parlo della città dove hanno vissuto ed operato dei veri rivoluzionari: eccoli! – dice indicando il presidente Grasso e Francesco La Licata”.
Persone che nei vari campi delle loro professioni si sono schierate dalla stessa parte: giudici, politici, esponenti delle forze dell’ordine, giornalisti e cittadini.
“Oggi non si può dire: “Io non sapevo” – ha esortato Pietro Grasso – Oggi tu sai e devi agire! Mi piace citare quello che Giovanni Falcone ripeteva sempre quando gli chiedevano perché non se ne andasse. Usava le parole di John Fitzgerald Kennedy: “Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi”.
Prima di congedarsi, il presidente Grasso, ha voluto citare un brano di Leonardo Sciascia (video) che ha inserito nel suo libro a proposito della presunta “pazzia” della moglie del professor Frangipane, personaggio de “Il giorno della civetta”. Pazzi venivano considerati coloro che non si piegavano all’indifferenza o alla collusione verso la mafia. “Io sono pazzo come la moglie del professore Frangipane”, ha concluso Pietro Grasso, suscitando un lungo applauso.
Carmela Pagnotta