ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati

RIVA PRESSO CHIERI (TO)- VOCI, SUONI E BALLI DELL’APPENNINO BOLOGNESE- Il terzo appuntamento “I suoni delle stagioni”, rassegna organizzata dal Museo del Paesaggio Sonoro”, domenica scorsa ha ospitato I Suonatori della Valle del Savena e la Compagnia del Maggio, ambedue riunite nell’associazione “… e bene venga maggio” con sede a Monghidoro (Bologna) che, fondata quarant’anni or sono, espleta un’ampia attivitĂ  didattica e di formazione a livello europeo, organizza, da oltre un ventennio interessanti mostre multimediali.

La danza dell’Appennino Bolognese è documentata fin dal secolo XVII° con la presenza, per esempio del Bergamasco, anticamente Bergamasca, che al giorno d’oggi risultata solo danzato in Emilia Romagna (valli dell’Appennino Bolognese e Faentino). Una tradizione nata grazie all’opera di alcuni musicisti semiprofessionisti, ma anche da suonatori di organetto, fisarmonica e strumenti a fiato da banda. Le loro orchestrine, quasi sempre di formazione familiare, hanno tramandato una ricca ereditĂ  musicale di cui possiamo rintracciare documenti e spartiti nelle biblioteche dei Conservatori, Cappelle di Corte, manuali di danze e in quelli per apprendere a suonare il violino o il liuto e infine la pratica tradizionale. I Suonatori della Vale del Savena hanno proposto una testimonianza della cultura delle valli bolognesi. I loro componenti sono nati da un apprendistato tradizionale, riuniti in un gruppo di tre generazioni di musicisti che eseguono il repertorio dei balli antichi “ad orecchio”, insieme al liscio elaborato attraverso le esperienze delle orchestrine piĂą moderne. Vantano un repertorio di 300 balli che vengono adattati alle differenti occasioni e agli stili dei diversi borghi. La Compagnia del Maggio, invece, ogni anno compie il tradizionale giro di questua augurale per i borghi del paese. Durante la stagione invernale, le veglie nelle case favorivano l’occasione per lavorare insieme, scaldarsi, raccontarsi e cantarsi. Un repertorio costruito su canti, serenate, stornelli, strofette da ballo e ballate. I due gruppi svolgono corsi e stages per conoscere e approfondire il ballo montanaro, la musica e il canto tradizionale. Si tratta di percorsi formativi che ormai vantano 24 edizioni. Inoltre, realizza convegni e conferenze per la formazione di operatori della ricerca etnografica e di antropologia culturale con attenzione particolare per la la trasmissione dell’interculturalitĂ . Organizza la rassegna “I borghi in festa”, attiva tutto l’anno, il cui scopo è il ritorno delle feste nei luoghi d’origine, promuovendo l’incontro e l’aggregazione sul territorio.

Fonte preziosa d’informazioni è il Centro Ricerca Documentazione della Cultura Montanara con sede a Monghidoro in via degli Olivetani che vanta un archivio imponente (allo stato attuale parzialmente digitalizzato) di 4.000 documenti tra manifesti, documenti istituzionali e di archivi privati, spartiti, libretti musicali, circa 1.000 spartiti del Fondo Suonatori Valle Savena e 200 spartiti del fondo Staro, una biblioteca specializzata di carattere musicologico, etnocentrico e di storia locale. Non manca il materiale audio per circa 18.000 ore di registrazione, tre fondi discografici, 3.500 documenti di storia locale e 800 inerenti il canto giĂ  trascritti, digitalizzati e catalogati. Un patrimonio di grande valore accessibile mediante pubblicazioni, mostre, raccolte ordinate e visite in sede su prenotazione.

Il concerto rivese ha avuto carattere itinerante con partenza dalla piazza della Parrocchia e arrivo, dopo una passeggiata nei campi, al break&fast Mulino della Torre. In apertura, di fronte all’ingresso di Palazzo Grosso, un coro e un’orchestra di undici violini delle classi quinta elementare dell’Istituto Comprensivo di Chieri 3 di Riva, in collaborazione con l’Associazione “Mozart” ha eseguito brani d’auguri primaverili con esito ammirevole per intonazione ed eccellente tenuta complessiva. I due gruppi bolognesi hanno offerto al pubblico una performance lontana dagli abusati percorsi del folk piĂą in voga dove, tramite il discutibile mezzo del crossover, si accalappia l’ingenuitĂ  dello spettatore. Qui, invece, si è in presenza del piĂą puro studio che il Museo del Paesaggio Sonoro va realizzando, servendosi degli strumenti piĂą seri e avanzati dell’odierna ricerca etnomusicologica.

L’autentica punta di diamante de “I suoni delle stagioni” è il convegno internazionale di Etnomusicologia visiva che avrĂ  luogo a Palazzo Grosso il 25 e 26 maggio. Organizzato dal Dipartimento Studi Umanistici dell’UniversitĂ  di Torino e quallo delle Arti dell’UniversitĂ  di Bologna, vedrĂ  l’intervento di autorevoli studiosi degli atenei di Cagliari, Bologna, Torino, nonchè quelli dell’Indiana University (Usa), UniversitĂ© de Rennes , Universidat de Valladolid e del National Museum of Ethnology of Japana.