PASSIONE FUMETTI di Giancarlo Vidotto – Arriva MERCURIO LOI, dalla “Roma dei pazzi” e dei Papa re al Salone del Libro di Torino
Dopo essere stato presentato al Salone del Libro di Torino – nell’incontro del 19 maggio a cui hanno partecipato il creatore Alessandro Bilotta, il disegnatore Matteo Mosca, il copertinista Manuele Fior e il Direttore Editoriale della casa editrice, Michele Masiero – il 23 maggio è uscito in edicola il numero uno della nuova serie della Sergio Bonelli Editore dedicata al Professor Loi, Mercurio Loi.
No, non è un agente segreto come James Bond. Anche se, il sempre elegante professore, vive avventure rocambolesche e affronta nemici temibili e tenaci usando si, soprattutto, il cervello ma senza disdegnare le maniere forti, solo se occorre e, ovviamente, cercando di non sgualcire il mantello.
Davide Bonelli nell’editoriale di presentazione del personaggio (dal nr. 1) si chiede invece “e se Sherlock Holmes vivesse a Roma? E’ questa la domanda che Mercurio Loi mi suggerì, quando lo incontrai, nel gennaio del 2015, sulle pagine della collana Le Storie”.
Mercurio Loi è nato sulle pagine del numero 28 della collana antologica Le Storie – intitolato appunto “Mercurio Loi” – realizzato dagli stessi autori, Alessandro Bilotta e Matteo Mosca. Il personaggio si è conquistato una propria serie mensile grazie al gradimento ottenuto, in particolare per la personalità e il fascino che emana, ma anche per le potenzialità dell’ambientazione storica, peraltro piuttosto inconsueta. “Leggendo quella prima storia, abbiamo trovato il personaggio così convincente da indurci a chiedere a Bilotta di farne una serie” ha dichiarato Michele Masiero, il quale, rispondendo poi ad una domanda del pubblico, ha aggiunto che “non parte come una mini-serie, ma la sua durata dipenderà dal gradimento dei lettori nel tempo”. Inoltre, rispetto alla prima avventura de Le Storie, la nuova serie è ora a colori.
Alessandro Bilotta ha precisato che “l’episodio apparso su Le Storie non era stato concepito per essere un prologo. Si può dire che Mercurio Loi si è reso autonomo da se” e, parlando del suo lavoro come sceneggiatore, “non amo il didascalismo nei fumetti, ossia raccontare e spiegare tutto dall’inizio alla fine. Mi piace invece lasciare qualcosa fuori campo, come se chi legge si affacciasse ad una finestra e scorgesse solo una parte di un racconto più ampio. Tutto questo contribuisce anche a dare un maggiore realismo a quello che si legge. La prima storia di Mercurio Loi è partita così, dando l’impressione che fosse sempre esistito, quasi a insinuare il sospetto di essersi perso una puntata precedente”. Meccanismo narrativo che Bilotta ripropone, se pure in un contesto completamente diverso, nuovamente nel numero 1 “Roma dei pazzi”.
“Avevo già scritto altri albi per Le Storie, ma qui volevo raccontare un mondo strutturato” ha dichiarato l’autore parlando della particolare ambientazione della serie, la “Roma papalina” degli inizi dell’800, dove il Papa era un vero e proprio re e governava con durezza. “Roma in quegli anni è qualcosa di surreale. Rivoluzioni, sette, le paranoie del Papa stesso. Un’epoca densa di storia misteriosa e stravagante, anche un po’ folle, che si presta a racconti e indagini inquietanti sull’essere umano, che è poi quello che fa Mercurio Loi. Per me la Roma di quell’epoca è Gotham City. Io pensavo a qualcosa come Batman & Robin incontrano Dostoevskij, ma anche ad un modo per ragionare su temi universali, filosofici e sociali. Ad esempio ce n’è uno di cui oggi si parla spesso, la scomparsa della classe media. In quell’epoca – come raccontato anche in un film piuttosto cinico come “Il Marchese del Grillo” – c’era un grande stacco tra le classi sociali. Il mondo, soprattutto Roma dove il potere ruotava tutto intorno alla chiesa, si divideva tra chi conosceva tutti e chi non conosceva nessuno.”
Personalmente, quando ho iniziato a leggere il numero 28 de Le Storie, mi è venuto da ricordare il professor Indiana Jones, spesso vittima di trappole diaboliche da cui si liberava grazie all’ingegno e a risorse personali fuori dal comune. Eppure non è a Indiana Jones, ne a James Bond, ne a Sherlock Holmes, che Bilotta si è richiamato per creare Mercurio Loi, ma bensì al mondo dei supereroi americani, di cui si è parlato in particolare a proposito delle copertine. “Non riesco a immaginare questo progetto senza le copertine di Manuele Fior” ha dichiarato Bilotta, “con cui definisco chi è il personaggio. Il suo disegno è realistico, ma allo stesso tempo è favola. Reale e surreale che si fondono e incarnano in pieno lo spirito del personaggio”.
Manuele Fior – autore di splendide graphic novel come “Cinquemila chilometri al secondo” (miglior album al Festival internazionale di Angoulême del 2011) e “Le variazioni d’Orsay” – ha dichiarato di essere stato soprattutto un lettore di supereroi e che questo è stato di stimolo per il personaggio. “Con Alessandro abbiamo iniziato a guardare alcuni autori americani degli anni ’80, come Charles Vess, un autore dal tratto gentile ed europeo (disegnatore ad esempio della graphic novel dell’uomo ragno “Spiriti della Terra”), ma anche a pittori come Ippolito Caffi e il Canaletto. A me piacciono i fumetti colorati, ma non dipinti, non pitturati. Inoltre lavoro completamente a mano. Ho fatto fumetti con tanti stili diversi, ora sto cercando di trovare una cifra che sia una sintesi, utilizzando soprattutto tempera e china nera.”
“La realizzazione della prima copertina è stata complicata” ricorda Alessandro Bilotta, “siamo partiti dalla 2ª, 3ª, 4ª e poi siamo tornati alla prima, che inizialmente doveva essere quella del libro che ha ristampato Le Storie 28 a colori e poi è stata scambiata. Il fatto è che Mercurio Loi non fa cose da copertina, non è un personaggio tipico bonelliano. Le sue avventure raccontano molto del caso, dei casi del destino. Sono le storie che vengono a cercare lui.”
Leggendo le due avventure ad oggi pubblicate, ne ho apprezzato molto l’originalità nella costruzione del racconto e la particolare capacità di stimolare la curiosità, caratteristica tipica della personalità di Mercurio Loi – come ha ricordato lo stesso Bilotta nell’incontro – che traspare anche dal frontespizio del primo albo (sempre di Manuele Fior) in cui noi lettori vediamo/spiamo Mercurio e Ottone da una qualche fessura e, allo stesso tempo, loro guardano noi.
Matteo Mosca – disegnatore del numero 28 de Le Storie e del primo numero della serie – ha parlato della realizzazione grafica del personaggio, “non doveva essere bello, ma con una faccia particolare e molto espressiva” e, riferendosi all’aiutante Ottone, “un ragazzo giovane e carino, emaciato e un po’ misterioso. Il lavoro è partita da delle fotografie, ma poi si è evoluto in modo autonomo”. La Roma degli inizi dell’800 “è stata in parte ricostruita partendo da acquerelli degli autori romani dell’epoca e in parte inventata, reinterpretando stili e altre parti della città”.
Gli altri disegnatori all’opera sulla serie saranno: Giampiero Casertano (disegnatore del nr. 2 “La legge del contrappasso”), Onofrio Catacchio, Sergio Gerasi, Andrea Borgioli, Sergio Ponchione, Massimiliano Bergamo e Francesco Cattani. Ad affiancarli i coloristi: Francesca Piscitelli (colorista del nr. 1), Erika Bendazzoli, Nicola Righi e Andrea Meloni.