ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati
TORINO- “MACBETH”: IL POTERE E’ DONNA– Grande attesa per la messa in scena del “Macbeth” di Verdi, ultimo spettacolo della stagione, affidata ad Emma Dante, artista, regista e drammaturga tra le voci più innovative del panorama teatrale internazionale. Il capolavoro di Shakespeare-Verdi offre tutti gli ingredienti all’artista siciliana: la maternità,, la passione, il corpo, il potere femminile, argomenti che ne sollecitano il potere seduttivo dell’immaginifico La regista anticipa che ha realizzato un “Macbeth” stregonesco dove i protagonisti hanno raggiunto la vittoria, mettendo in atto tutte le atrocità possibili. Macbeth viene immaginato come un uomo che si rivela inadeguato alla consorte (Lady). Scena chiave sarà quella del banchetto che presenta una serie di troni dorati il più alto dei quali raggiunge l’altezza di due metri e mezzo. Essi rappresentano il desiderio di Macbeth di approdare al potere dove tutto ciò che lo circonda scompare e lui resta solo. Nella scena del sonnambulismo di Lady ci sarà un’invasione di letti d’ospedale, mentre per il finale la foresta di Birnam, formata da pale di fichi d’india, assumerà il carattere di un luogo simbolico dove una natura selvaggia e pericolosa avrà la meglio sull’uomo.
L’interesse per Shakespeare accompagnò Verdi lungo tutto l’arco suo percorso artistico: Macbeth, Otello, Falstaff e progetti sognati, mai realizzati come “Amleto”, “La tempesta”, “Re Lear”, Tale attenzione non fu occasionale in quanto al compositore interessavano temi che aderivano al suo mondo interiore, ossia le problematiche morali della tragedia shakesperiana come il confronto dell’individuo con la propria coscienza e identità, la presenza del male nella natura umana e la lotta con esso, il rapporto con il potere. Verdi ebbe subito le idee chiare su cui doveva muoversi l’opera: una tragedia coincisa, violenta dove il protagonista, preso dall’ambizione, corre verso la propria condanna. Punto fondamentale è la richiesta, quasi ossessiva, al librettista Piave di una prosa forte e ricca di significato: la cosiddetta “parola scenica” che realizza con precisione la situazione drammaturgica. Le tenebre dominano la scena, unico colore è quello del sangue, mentre il gioco sulle dimensioni riguardanti la coscienza e l’elemento soprannaturale in partitura si traduce in un’attenzione straordinaria alle componenti timbriche e strumentali. Il canto di Macbeth è aderente alla parola, quasi alla situazione drammatica che fa uso di tutte le forme intermedie d’intonazione, mentre Lady Macbeth deve cantare con una “voce brutta” come scrisse lo stesso Verdi Un nuovo vertice di canto funzionale al contesto della scena.
Il direttore Gianandrea Noseda proporrà la versione del 1865, tranne nel finale che sarà presentato nella prima versione del 1847 con la morte di Macbeth in scena. Questa produzione di “Macbeth” verrà portata al festival di Edimburgo dove i complessi artistici del Teatro Regio saranno ospiti principali dal 18 al 27 agosto con il Requiem di Verdi e “La bohème”. Seguiranno altri impegni internazionali: il 1° settembre “Aida” a Gastaad (Svizzera) con la London Symphony e il coro del Regio, che verrà replicata a Muscat (Oman) dal 14 al 17 settembre; infine, ancora “Macbeth (in forma di concerto) il 24 ottobre al Théatre des Champs Elysées di Parigi.
Torino, Teatro Regio, p. Castello
22.25.27.28.29.20 giugno; 1.2 luglio
VERDI, “Macbeth” / direttore GIANANDREA NOSEDA, regia EMMA DANTE
Interpreti principali: DALIBOR JENIS / GABRIELE VIVIANI (Macbeth), ANNA PIROZZI, OKSANA DYKA (Lady Macbeth), VITALIJ KOWAIJOW (Banco), PIERO PRETTI / GIUSEPPE GIPALI (Macduff)
Allievi della Scuola dei mestieri dello spettacolo del Teatro Biondo di Palermo e attori della Compagnia di Emma Dante