Asti Teatro 39 chiude domenica 2 luglio con Andy Warhol Superstar.

A trent’anni dalla scomparsa del grande artista americano, Asti Teatro 39 chiude domenica 2 luglio alle 22.30 alla Cascina del Racconto con uno spettacolo dedicato ad , in prima nazionale, con protagonista Irene Serini.

Ideazione e regia di Laura Sicignano, che firma anche il testo insieme ad Alessandra Vannucci, scene e visioni di Emanuele Conte. E’ una coproduzione Teatro della Tosse – Fondazione Luzzati / Teatro Cargo.

Con Andy Warhol si apre l’epoca dell’arte contemporanea, così come la intendiamo oggi. Se nel calendario della musica pop c’è un ante e un post Beatles, l’unico fenomeno culturale e mediatico degli anni Sessanta in grado di rivaleggiare con Warhol, allo stesso modo in quello dell’arte dobbiamo parlare di un “Before Andy” e di un “After Andy”. Warhol è stato capace di intuire e anticipare i profondi cambiamenti che la società contemporanea avrebbe attraversato a partire dall’era pop, da quando cioè l’opera d’arte comincia a relazionarsi quotidianamente con la società dei massmedia, delle merci e del consumo. Nella Factory, a New York, non solo si producevano dipinti e serigrafie: si cambiava la storia del costume, si faceva cinema, musica rock, editoria, si attraversavano nuovi linguaggi in una costante ricerca d’avanguardia.

Lo spettacolo indaga la biografia intima di Andy a confronto con quella pubblica: la sua curiosità per tutto ciò che era trasgressivo ed estremo e la sua fede cattolica, il rapporto con la madre, con gli USA, con i soldi e il potere, con il sesso e la castità. La sua vita è una fiaba sinistra in cui un bambino povero è trasformato in un principe delle tenebre che soccombe alla solitudine e alla tristezza, in mezzo ad una folla stravagante di cortigiani pazzi. Oppure Andy fu uno straordinario self made man capace di costruirsi un’immagine pubblica in grado di vendere milioni di dollari?

Facevano parte di lui ed erano al tempo stesso sue opere le “Superstar”, ovvero i personaggi spesso votati all’autodistruzione, che popolavano le pazze feste alla Factory: Edie, la fragile ereditiera anoressica, morta suicida nell’indifferenza dell’adorato Andy. Freddi Herdko, gettatosi dalla finestra durante una sua performance. Brigid, l’amica di sempre, che lo perseguitava con ossessive telefonate di inutili ciance, per entrambi un modo per riempire il vuoto dell’affollata solitudine delle loro vite. Gerard Malanga, il fedele amante e assistente, che gli regalò idee e aiuto, senza chiedere nulla. Nico, la teutonica venere, glaciale icona dei Velvet Underground, da lui scoperti e prodotti, in un intreccio tra droga, glamour, sadomasochismo, sperimentazione artistica. Queste e altre comparse popolano lo spettacolo, come palloncini d’argento destinati all’effimero.

In futuro – la sua citazione più famosa – ciascuno sarà famoso per quindici minuti. E senza dubbio il nostro tempo preferisce l’immagine alla cosa, la copia all’originale, la rappresentazione alla realtà, l’apparenza all’essere”.

Lo spettacolo non vuole, non può, rappresentare Andy Warhol o la sua opera, ma si ispira liberamente ad entrambi in forma non narrativa, ma libera, non logica, ma analogica, come una serie di quadri di un’esposizione POP. Le scene sono titolate come alcune sue opere. Si procede in disordine poetico. Dalla morte alla madre, anch’essa chiusa in una scatola time capsule. Warhol nello spettacolo è infantile e violento, amorale più che immorale, un buffone e un genio. Per noi non muore, ma si rende immortale e iconico, self made man, prototipo americano riproducibile all’infinito, che ascende in apoteosi, ma senza Grazia. Superstar, ma come Jesus Christ, quello del musical, avendo gettato via il Sacro e la profondità.

Biglietti: 10 euro intero, 7 euro ridotto abbonati stagione Teatro Alfieri e over 65, 5 euro ridotto studenti under 25 e Open card.

Informazioni e prenotazioni: 0141.399057-399040 (Biglietteria Teatro Alfieri, aperta tutti i giorni con orario continuato 10-16). www.astiteatro.it