Santo Stefano Belbo. Quale futuro per la Barbero snc? Trentatre dipendenti attendono risposte.

Lo stabilimento della Barbero di Santo Stefano Belbo

Sono soprattutto i 33 dipendenti, tra cui dieci donne, ad interrogarsi sul futuro della Barbero di Santo Stefano Belbo, l’azienda di trasformazione di nocciole entrata in crisi dopo la morte del proprietario all’inizio di maggio. Ezio Barbero, 68 anni, si era ammalato ed era stato dichiarato incapace di intendere e di volere nel gennaio di quest’anno. Il tribunale aveva nominato un tutore, ma da allora l’attività della sua azienda aveva subìto un sostanziale stop dell’attività produttiva. La morte del titolare ha complicato ulteriormente le cose.

Il più grosso stabilimento di sgusciatura nocciole d’Italia rischia di chiudere per l’incertezza venutasi a creare all’apertura del testamento. Barbero lascia un’unica erede, la sua compagna di vita e di lavoro Miriam, la quale ha accettato il lascito con beneficio d’inventario. La cura dell’inventario è affidata allo studio di consulenza Pascale di Alba che sta valutando la vendita dell’azienda e il ripianamento della situazione debitoria: 4 milioni di euro a fronte di un patrimonio di 8 milioni.

Nel frattempo però, i dipendenti si trovano in un limbo senza paracadute. Secondo Gerardo Curcio della Flai Cgil di Cuneo e Carmela Gaito della Cisl Fisascat, l’assenza di un proprietario impedisce di ipotizzare la messa in atto di qualunque ammortizzatore sociale.

E’ stata richiesta la Fis (fondo di solidarietà del terziario) – dice Curcio – ma è stata negata dall’Inps. Abbiamo proposto ricorso, ma in questo momento i lavoratori della Barbero non hanno alcun supporto al reddito. Se fosse dichiarato il fallimento avremmo almeno la possibilità di ricorrere alla Naspi, l’assegno di disoccupazione. Invece questa incertezza blocca qualunque soluzione”.

Sembra che ci siano due cordate interessate all’acquisto della Barbero. Una fa rifermento alla triestina Illy, intenzionata a subentrare con un contratto di affitto quinquennale, periodo che avrebbe permesso la programmazione di investimenti in vista dell’acquisto, ma la proposta di un contratto di locazione di un solo anno ha fatto recedere gli imprenditori.

L’altra cordata interessata all’acquisto fa capo ad imprenditori albesi  ma il tempo è nemico delle decisioni.

Se non si fa in fretta – spiega Gerardo Curcio – si rischia di perdere la campagna delle nocciole di agosto. Il danno aggraverebbe ulteriormente la situazione della Barbero”.

Per ora ogni tentativo di mediazione non ha sortito risultati. Tre tavoli di trattativa organizzati dal sindaco Luigi Icardi non hanno raggiunto una definizione della vicenda, nonostante la disponibilità dello studio Pascale e del dottor Rampini del Tribunale di Asti.

I sindacati per ora hanno evitato azioni di forza per non surriscaldare il clima e hanno sospeso l’intenzione di presidiare lo stabilimento, ma è necessario dare al più presto delle risposte alle 33 famiglie, in maggioranza monoreddito, che dipendono dall’attività della Barbero.