PIEMONTE ARTE: GIO’ POMODORO, RIVOLI, BARD, DEGRANDI, RACCONIGI, ACCADEMIA ALBERTINA…

GIO’ POMODORO, L’OPERA SCOLPITA E IL SUO DISEGNO

Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto, Torino

14 luglio – 10 settembre 2017

A quindici anni dalla sua scomparsa e a sei dall’ultima importante personale, la Fondazione Accorsi – Ometto desidera omaggiare lo scultore marchigiano con la rassegna GIO’ POMODORO. L’opera scolpita e il suo disegno (Museo Accorsi – Ometto, 14 luglio – 10 settembre 2017).

In questo nuovo percorso espositivo, realizzato in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio, le sculture dialogano con una ricca selezione di opere pittoriche su carta, per sottolineare l’assoluta importanza che l’artista attribuiva al progetto e all’ideazione, fasi imprescindibili da cui partire per la creazione delle sue opere. Il Maestro dava assoluta importanza al progetto della scultura: l’opera disegnata (il progetto, appunto), sia concepita a mano libera, in totale libertà segnica, sia rigorosamente progettata a tecnigrafo, secondo le leggi della Sezione Aurea, è sempre stata, per lo scultore, un momento indissolubile della propria ricerca, tanto da divenire opera a sé stante, che vive di vita propria per l’alta qualità pittorica che contraddistingue il lavoro di Gio’ Pomodoro pittore.

I 57 capolavori in mostra, coprendo il periodo 1954 – 2001, offrono, pertanto, un esaustivo esempio di opere tri e bidimensionali dei cicli più importanti del Maestro (segni, tensioni, contatti, soli e opere architettoniche): accanto a 23 sculture in bronzo, marmo e pietra, sono esposti 30 disegni (alcuni dei quali inediti), fra i quali spicca il grande acquerello intitolato Nutritore, che rappresenta un maestoso Sole, di due metri per due.

Completano il percorso espositivo 4 preziose scatole-scultura, anch’esse inedite, in oro e pietre dure, a testimonianza del lavoro di Gio’ Pomodoro nel campo delle arti applicate e dell’oreficeria.

 

CASTELLO DI RIVOLI MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA – COLLEZIONE CERRUTI

Un importante accordo, siglato da Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte, conferisce al primo museo dell’Arte Contemporanea italiano la cura, lo studio, la valorizzazione e la gestione di una straordinaria collezione sconosciuta ai più restituendo in tal modo alla collettività un patrimonio inestimabile, frutto della vita discreta e riservata di Francesco Federico Cerruti (Genova, 1922 – Torino, 2015), imprenditore e collezionista scomparso nel 2015 all’età di 93 anni.

Un progetto ambizioso che prevede la ristrutturazione e la messa in sicurezza della villa che lo stesso Cerruti aveva fatto costruire a Rivoli, a pochi passi dal Castello, per custodire le sue opere e che diventerà nel gennaio 2019 la sede della Collezione Cerruti.

Quasi trecento opere scultoree e pittoriche che spaziano dal medioevo al contemporaneo, a cui si aggiungono quasi duecento libri rari e antichi, legatorie, fondi d’oro, e più di trecento mobili e arredi tra i quali tappeti e scrittoi di celebri ebanisti: un viaggio nella storia dell’arte, dai mobili alle arti antiche, dal Rinascimento all’Ottocento fino alla modernità, per una collezione privata di altissimo pregio, difficilmente paragonabile ad altre in Europa e nel mondo. Capolavori che vanno dalle opere di Segno di Bonaventura, Bernardo Daddi e Pontormo a quelle di Renoir, Modigliani, Kandinsky, Klee, Boccioni, Balla e Magritte, per arrivare a Bacon, Burri, Warhol, De Dominicis e Paolini.

Una collezione iniziata a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso che va vista nella sua interezza com’era nei desideri dello stesso Cerruti che, dopo una vita spesa a custodire gelosamente i suoi capolavori, affida ai posteri il compito di farla scoprire nella sua bellezza e complessità. Nello statuto della Fondazione, Cerruti ha scritto esplicitamente come avesse “deciso di volgere a beneficio della collettività nazionale e internazionale” la sua Collezione nell’auspicio “di poter perpetuare i valori che lo avevano animato, nonché il senso di mecenatismo, così da contribuire a rendere la Collezione Cerruti realtà sempre viva e motore di crescita culturale”.

Andreina Cerruti, Presidente della Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte, afferma: “Siamo felici che il sogno di Francesco Federico, di poter vedere la sua casa collezione aperta al pubblico, possa oggi avverarsi grazie all’unione con il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Questa iniziativa del Museo di Rivoli e della nostra Fondazione apre al mondo la straordinaria collezione d’arte di mio fratello – aprire al mondo così diceva e voleva lui –. La collezione è anche un racconto di vita, il dischiudersi della propria vita nel linguaggio esclusivo che è proprio dell’arte e della poesia”. Antonella Parigi, Assessora alla Cultura e Turismo Regione Piemonte, dichiara: “Si tratta di un accordo inedito e di grandissimo rilievo, che dimostra l’impegno della Regione Piemonte nell’ambito dell’arte e quanto il Castello di Rivoli si stia affermando sempre di più come un centro culturale di assoluta importanza, capace di dialogare efficacemente con numerosi soggetti e istituzioni. In questo contesto, la collaborazione con la Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte rappresenta un risultato straordinario, che restituirà alla collettività un patrimonio di immenso valore, nonché la testimonianza del punto di vista di un grande amante dell’arte. Il nostro lavoro, al fianco delle istituzioni coinvolte, proseguirà quindi per garantire la valorizzazione della Collezione e, grazie anche alla riapertura della villa rivolese di Francesco Federico Cerruti, amplierà l’offerta culturale e artistica del nostro territorio”. Il Castello di Rivoli, primo luogo di interscambio tra arte contemporanea e sperimentazione di nuovi linguaggi, vuole dimostrare proprio attraverso questa importante collaborazione che conferisce la gestione della Collezione e della casa al Museo, come sia possibile e fruttuoso il dialogo fra l’arte contemporanea e il suo passato. Questo importante lascito, come dice il direttore del Castello di Rivoli nonché della Fondazione stessa, Carolyn Christov-Bakargiev, sarà “un motore di creatività per il Museo, in un dialogo inedito tra antico e contemporaneo, attraverso programmi educativi, artistici e curatoriali. Dietro a questa straordinaria collezione c’è la figura ideale di un amante dell’arte come Francesco Federico Cerruti, un uomo discreto e riservato, poco incline alla rumorosità del mondo che ricercava nel silenzio del suo museo privato il trasalimento e lo stupore dinanzi all’enigma della creazione artistica. Pur frequentando la casa di Rivoli e curandone la disposizione delle opere e degli arredi in un equilibrio che facesse convivere la prossimità e la lontananza delle opere, Cerruti scelse di non abitarvi, continuando a vivere in un alloggio semplice nei pressi della sua fabbrica LIT (Legatoria Industriale Torinese) a Torino. La sensibilità e la generosità del collezionista Cerruti, la trama nascosta della sua passione sono ora parte integrante del nuovo polo museale, unico nello scenario italiano e internazionale, uno spazio straordinario che sarà aperto al pubblico con visite guidate e che vedrà la partecipazione di artisti, scrittori, filosofi, storici dell’arte, filmmaker, impegnati in un dialogo serrato per cogliere la voce nascosta, le sfumature, le vibrazioni che si celano nelle pieghe dell’arte capace di accogliere l’eredità del passato, il suo respiro, il suo ritmo e di collocarli nel cuore pulsante del tempo presente. Nella nostra era digitale, innovativa, tecnologica ma proiettata all’archiviazione acritica del passato, i musei enciclopedici come il Metropolitan a New York, l’Hermitage a San Pietroburgo e il Louvre a Parigi aprono sezioni dedicate all’arte contemporanea; il Castello di Rivoli sceglie un percorso diverso – nella consapevolezza del legame ineludibile tra le opere del passato e del presente, di un cammino come quello dell’arte che è oltrepassamento di ogni soglia spazio temporale – e vuole essere il primo museo d’arte contemporanea al mondo che, grazie a questo accordo, apre una sezione dedicata all’arte del passato”.

 

TORINO, MOSTRA “I MILLE VOLTI DI TORINO”

Mostra “I mille volti di Torino” a cura della Sezione Arti Visive del CRAL della Regione Piemonte.

Torino, Sala Mostre Regione Piemonte, Piazza Castello 165.

La mostra restera’ aperta fino al 30 luglio 2017.

Orario: da lunedì a domenica  10 – 18

 

AOSTA, VISITE GUIDATE ALLA MOSTRA “GIOVANNI SEGANTINI E I PITTORI DELLA MONTAGNA”

Aosta, Museo Archeologico regionale, Piazza Roncas, 12

Le visite guidate sono gratuite e sono comprese nel prezzo del biglietto.

Prenotazioni al n° 0165 275902

LUGLIO:

sabato 15 : visita alle h 17.00

domenica 16 : visita alle h 17.00

sabato 29 : visita alle h 17.00

domenica 30 : visita alle h 17.00

AGOSTO:

sabato 5 : 2 visite: la prima alle 16.00, la seconda alle h 17.00

domenica 6 : visita alle h 17.00

venerdì 11 : visita alle h 17.00

sabato 12 : 2 visite: la prima alle h 16.00 , la seconda alle h 17.00

domenica 13 : visita alle h 17.00

venerdì 18 : visita alle h 17.00

sabato 19 : 2 visite: la prima alle h 16.00, la seconda alle h 17.00

sabato 26 : visita alle h 17.00

SETTEMBRE:

venerdì 1 : visita alle h 17.00

sabato 2 : 2 visite: la prima alle 16.00, la seconda alle h 17.00

 

BARD, I CAPOLAVORI DELL’ACCADEMIA NAZIONALE DI SAN LUCA

Da Raffaello a Balla

Oltre 100 opere molte delle quali inedite esposte per la prima volta

Forte di Bard – Valle d’Aosta

1° luglio 2017 – 7 gennaio 2018

 

Fino al 7 gennaio 2018 il Forte di Bard ospita la mostra I capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca. Da Raffaello a Balla. L’evento espositivo nasce dalla collaborazione tra l’Associazione Forte di Bard e l’Accademia Nazionale di San Luca, una delle più antiche e importanti istituzioni culturali italiane attive a livello nazionale e internazionale nel campo dell’arte. In occasione della mostra è concessa in prestito una selezione ampia e rappresentativa della preziosa collezione dell’Accademia, costituitasi a partire dal Seicento principalmente grazie ai doni e ai lasciti di accademici o di collezionisti privati o attraverso i concorsi banditi dall’Accademia stessa. Oltre cento (115 per la precisione) le opere in mostra – olii su tela, tavole, bronzi, terrecotte e gessi – di notevole interesse storico e artistico, databili in un arco temporale dal XVI al XX secolo, con un nucleo particolarmente cospicuo composto da dipinti e sculture risalenti ai secoli XVII e XVIII. Per la prima volta un corpus così ricco di opere di proprietà dell’Accademia lascia la prestigiosa sede romana di Palazzo Carpegna per viaggiare verso Nord, permettendo ai visitatori del Forte di Bard di conoscere una parte cospicua di un patrimonio culturale di assoluta eccezionalità. Molte le opere inedite e mai esposte al pubblico provenienti dai depositi dell’Accademia. Di queste una trentina sono state oggetto di recupero; l’Associazione Forte di Bard, di concerto con l’Accademia di San Luca, ha promosso e supportato una vasta campagna di restauri delle opere che necessitavano di interventi. Tra queste capolavori di Benedetto Luti, Filippo Juvarra, Bronzino, Francesco Di Giorgio Martini e molti altri.

La mostra è ospitata nelle Cannoniere – la sede espositiva più prestigiosa del Forte di Bard, dotata delle caratteristiche climatologiche e illuminotecniche adatte ad accogliere opere d’arte – e segue un andamento cronologico, impaginato nelle sette ampie sale che le costituiscono. Il percorso prende l’avvio da quella che è senza dubbio l’opera più preziosa della mostra, un affresco staccato raffigurante un putto, dipinto da Raffaello Sanzio. Accanto a Raffaello, capolavori che documentano i due centri rinascimentali più influenti nella penisola, la Toscana e il Veneto, con opere di Agnolo Bronzino, Giambologna, Jacopo da Bassano e Palma il Giovane.

Il Seicento è rappresentato in tutto il suo splendore da opere di Guido Reni, Guercino e Gian Lorenzo Bernini, del quale viene presentato il modello in terracotta per il ‘Leone’ della Fontana dei Quattro Fiumi.

Capolavori di Rubens e Van Dyck, che soggiornarono a lungo in Italia, e di esponenti della pittura fiamminga e olandese – come Jan De Momper e Michiel Sweerts, – testimoniano il respiro internazionale della collezione.

Giovan Battista Piazzetta e le splendide vedute archeologiche di Giovanni Paolo Pannini documentano la sezione dedicata al Settecento, che si chiude con il bellissimo olio di Angelika Kauffmann, L’Allegoria della Speranza.

L’Ottocento si apre nel segno del ritratto: Andrea Appiani, Elisabeth Vigée-Lebrun, i gessi di Canova e Thorvaldsen, e l’imponente Atleta Trionfante di Francesco Hayez.

La parte finale della rassegna è dedicata al movimento milanese degli Scapigliati, con dipinti di Tranquillo Cremona e Federico Faruffini; due olii di Giacomo Balla, un Autoritratto e il grande Contadino del 1902 concludono l’amplissimo excursus fra i capolavori della storia dell’arte dal Quattrocento al Novecento.

 

SACRO MONTE DI VARALLO, LE SCULTURE DI MARIAGRAZIA DEGRANDI

Accanto al Santo Sepolcro, cuore e sancta sanctorum del Sacro Monte di Varallo, dal 15 al 23 luglio i visitatori potranno ammirare le forme perfette create in marmo da Mariagrazia Degrandi.

La mostra “Lapides aquae” sarà inaugurata sabato 15 luglio, alle 11, naturalmente al Sacro Monte di Varallo. L’Oratorio, che accoglie le opere di Mariagrazia Degrandi è di origine settecentesca e affianca il quattrocentesco Sepolcro, fulcro ideale del Sacro Monte.

Mariagrazia Degrandi, artista quaronese, ha frequentato corsi formativi a Carrara. In questa mostra, si avvicina agli antichi capolavori qui presenti, con la massima umiltà e riverenza.

Quelle che l’artista propone sono forme moderne e astratte, assolutamente pure, la cui nitidezza dialoga armonicamente con la spiritualità dell’ambiente sacro.

Come si evince dal titolo, è l’acqua a costituire il filo conduttore della mostra. Le sue sono gocce, cerchi e onde che trovano nel marmo l’assoluta purezza data dall’acqua sia come ispiratrice di forme sia come levigatrice serica di ruvida pietra.

La mostra è stata resa possibile grazie alla disponibilità di padre Giuliano Temporelli, Rettore del Sacro Monte, e alla collaborazione della Riserva speciale del sacro Monte di Varallo (Ente di gestione dei Sacri Monti).

 

 

RACCONIGI, UN CONVEGNO TRA MITOLOGIA E CONDIZIONE POSTUMANA

Il Convegno sul tema «Hybris»: ogni resistenza è inutile, si è tenuto il 1° luglio nella sala conferenze del «Centro Cicogne» di Racconigi secondo un programma culturale ricco di interventi e relazioni. Organizzata da Mario Abrate, presidente dell’Associazione Culturale Umanistica «All’ombra del Monviso»», la manifestazione ha offerto una serie di interessanti spunti sulla questione del mito di «hybris», che, nella trama della tragedia greca, rappresenta un «evento accaduto nel passato, che influenza in modo negativo gli eventi del presente».

In questa angolazione, si coglie il senso di un pomeriggio quanto mai denso di interpretazioni, di documenti, di singolari personaggi che «sono portati a commettere crimini o subire azioni malvagie».

Insieme al volumetto degli atti del convegno, pubblicato con la collaborazione di Gabriele Abrate, è stata anche presentata una preziosa stampa del dipinto «La luce è speranza» di Carlo Sismonda, tirata in 100 esemplari, e corredata da un testo critico di Anna Cavallera.

E dallo scrittore e letterato Piero Flecchia alla docente e storica dell’arte Martina Corgnati, dalle poesie di Beppe Artuffo e Beppe Mariano all’«idolatria insorgente» del teologo Umberto Casale, si è sviluppato un percorso sociale e creativo legato al valore di una cultura intensamente e interiormente vissuta.

E così la sequenza delle relazioni ha stabilito un determinante dialogo tra le diverse tesi con il mito e le forme della materia nella scultura di Riccardo Cordero, gli interventi di Ugo Volli e Paolo Aldo Rossi, l’elegia del luogo natale di Guido Turco e i lavori di Luigi Pampana Biancheri, Joseph Carletto, Ida Li Vigni con «Faust e Golem: i confini dell’Hybris».

E insieme all’indagine intorno alla rete mediatica reinterpretata da Vanna Pescatori, si è potuto entrare in diretto contatto con gli «artisti alla guerra» di Renato Coda, l’altro Occidente di Enrico Cardesi e l’«Hybris della politica» di Sergio Soave.

L’appuntamento è per il prossimo anno, con nuove relazioni, riflessioni e intuizioni per «elaborare – suggerisce Mario Abrate – modi alternativi per la concettualizzazione della soggettività postumana».

 

Angelo Mistrangelo

 

ACCADEMIA ALBERTINA, “SECRET ACADEMY”

L’Accademia Albertina mette in mostra i lavori di fine anno degli studenti delle sue Scuole

Pittura, Scultura, Decorazione, Scenografia, Grafica, Progettazione Artistica per l’Impresa e Nuove Tecnologie. Quest’estate sarà possibile entrare in punta di piedi nelle aule, alla scoperta delle opere realizzate dagli allievi nell’anno accademico appena terminato. Le visite guidate partono dalla Pinacoteca Albertina, con la mostra “Corpi di carta” recentemente inaugurata, e raggiungono i laboratori, normalmente inaccessibili al pubblico. Tutti i sabati e le domeniche di luglio e agosto, alle ore 16.00.

La visita guidata dura 1h30m ed è compresa nel normale biglietto d’ingresso della Pinacoteca Albertina (INTERO 5.00 euro, RIDOTTO 2.50 euro, GRATIS con l’Abbonamento Musei Torino Piemonte). È consigliata la prenotazione al numero 011.0897370 o scrivendo a pinacoteca.albertina@copatitalia.com

Pinacoteca dell’Accademia Albertina

via Accademia Albertina 8, Torino

 

CON LA PERFORMANCE «TO CATCH THE GESTURE OF SPEAKING IN TO SEE THE WORLD GLOW» NINA SILLA INTERVIENE ALLA CONSERVERIA PASTIS.

Nell’ambito del progetto #Fuoriclasse, a cura di Daniele Galliano e promosso dall’Associazione Culturale Azimut, mercoledì 12 luglio, alle 19, l’artista Nina Silla di Zagabria tiene la performance «To catch the gesture of speking is to see the world glow», mentre alle pareti della sala espositiva sono esposti una serie di disegni che sembrano evocare i versi di Jorge Luis Borges: «Ci son sempre altri crepuscoli, altra gloria;/

io provo il logorarsi dello specchio/ che non si placa in una sola immagine.

E il lento stemperarsi dell’immagine sul foglio di carta

annuncia inusitati approdi della memoria, rivela volti, espressioni, atmosfere rarefatte, inconsuete.

Atmosfere che esprimono il rapporto tra Nina Silla e la propria segreta interiorità, l’essenza di una parola altamente evocativa e la profondità di incommensurabili silenzi. E il segno fissa sulle superfici di un taccuino uno sguardo, un sorriso appena accennato e una serie di emblematici autoritratti.

E la performance «To catch the gesture of speking is to see the world glow» appartiene a uno spazio in cui si misura l’incontro fra l’artista e le persone, in una sorta di dialogo circoscritto, esclusivo, che fluisce attraverso infinitesimali percezioni dello spirito, secondo emozioni purissime, immateriali, insinuanti come una parola non detta, mai trascritta sulle pagine di un personalissimo diario per immagini e interni, oggetti, luci, segnali.

Una performance che è ricerca, trasmissione del pensiero, momento percorso da impercettibili fremiti, sensazioni, inquietudini.

E dalla scrittura del «Bestiario» di Julio Cortàsar allo spazio espositivo della Conserveria Pastis, si declina il senso di una visione che attraversa il tempo, le stagioni dell’esistenza, il concetto stesso di rivelazione per comunicare e comunicarci le ragioni dell’essere e del divenire.

E l’intervento-performance di Nina Silla, che ha studiato Scienze della Comunicazione e frequenta il corso di azione teatrale presso la Performing Arts University Torino, appare un luogo alternativo alla realtà, al sogno, all’ambiente, nel segno di una creatività che si ricollega ai versi della raccolta «Conseguito silenzio» di Paul Celan: «Più profonde ferite che a me/ inflisse a te il tacere,/ più grandi stelle/ ti irretiscono nella loro insidia di sguardi,/ più bianca cenere/ giace sulla parola cui hai creduto».

                                             Angelo Mistrangelo

 

Torino, Conserveria Pastis, Piazza Emanuele Filiberto 11/a, 12 luglio 2017.

 

«STUDI PIEMONTESI», E’ USCITO IL FASCICOLO SEMESTRALE

giugno 2017, vol. XLVI, fasc. 1, pp. 390, ill.

Da quarantasei anni, tra la festa di San Giovanni e quella dei Santi Pietro e Paolo, si verifica puntuale un

evento bibliografico, la pubblicazione del primo fascicolo semestrale di «Studi Piemontesi», la rivista di storia, arti, lettere e varia umanità edita dal Centro Studi Piemontesi. Nel numero uscito in questi giorni la notizia, minima per sé, che può incuriosire i lettori riguarda Rousseau: LUISA CLOTILDE GENTILE prova che non nel palazzo di via San Domenico 11, come credeva il Cibrario, ma nel palazzo Trucchi, all’angolo tra via Alfieri e via XX Settembre (oggi sede della Banca Nazionale del Lavoro) Rousseau servì nel 1730 in casa Solaro di Govone. E proprio a Luigi Cibrario (1802-1870), a come si venne formando nel decennio dopo la

morte il suo personaggio di uomo del Risorgimento, storico devoto della monarchia sabauda, è dedicato il saggio di PIERANGELO GENTILE. Ancora in ambito risorgimentale si muovono ROSANNA ROCCIA (Direttore della rivista) che pubblica due lettere inedite di Quintino Sella; CARLO M.FIORENTINO che delinea alcuni tratti del carteggio dei fratelli Visconti Venosta e STEFANO APOSTOLO che rievoca la partecipazione alla prima guerra d’Indipendenza dello scrittore renano Friedrich Wilhelm Hackländer. Dagli eroi all’antieroe: MATTEO TRAVERSO mostra come Giorgio Orsolano (1803, impiccato nel 1835) divenne nella letteratura dei frenologi la «iena di San Giorgio». SIMONETTA TOMBACCINI ricostruisce gli ultimi mesi di vita di Paganini a Nizza e le penose vicende che tormentarono le sue spoglie. ALESSANDRO ZUSSINI tratta di Gaspare Deabbate, primo Console (1819-1825) del re di Sardegna negli Stati Uniti. Quando Napoleone arruolava i soldati dell’armée, un benestante poteva sottrarsi alla coscrizione pagando qualcuno che lo sostituisse: FERDINANDO SOBRERO presenta due lettere di un remplaçant, Carlo Domenico Bosio di Baldissero. CECILIA RUSSO delinea la figura dell’ambasciatore Benoît Cise de Grésy e pubblica una sua lettera nella quale

informa Maria Cristina di Francia in merito all’incontro con Mazzarino. Quasi una rubrica, le schede di onomastica piemontese a cura di ROSSEBASTIANOPAPA-CACIA, sono questa volta dedicate ai vari esiti del latino cauda. STEFANO BALDI illustra l’opera di ricerca di Alberto Basso sulla musica e gli spettacoli nella Torino di Antico Regime, ora riunita nei due monumentali volumi L’Eridano e la Dora festeggianti.

Nel settore della storia dell’arte, varie ‘riscoperte’: ROBERTO ANTONETTO informa sul ritrovamento di una favolosa gabbia per uccelli, dono per le nozze fra il secondogenito di Carlo Alberto, Ferdinando di Savoia, ed Elisabetta di Sassonia nel 1850; la descrive e ne ricostruisce le vicende. ARABELLA CIFANI e FRANCO MONETTI presentano un dipinto sconosciuto di Angelo Bartolomeo Vacca senior (1746-1834) e nuovi documenti per la biografia. THOMAS WILKE illustra alcuni disegni di Ascanio Vittozzi per la cappella della

Sindone, ritrovati nello Staatliche Graphische Sammlung di Monaco di Baviera. FRANCESCA FAVARO descrive l’appartamento dei bagni del castello di Agliè e PAOLO SAN MARTINO si sofferma sulla valenza scenografica dello scalone juvarriano di Palazzo Reale e le sue suggestioni interpretate dal cinema moderno: Craig, Hitchcock, Greenaway. Alla scultura del primo Novecento sono dedicate le pagine di ALICE GUIDO che pubblica documenti relativi al tentativo fallito di acquisire al Museo Civico di Torino il

Pensatore di Rodin; e di CHIARA A. LANZI su due cere di Edoardo Rubino (1871–1954) conservate alla GAM, preparate per la fusione poi non realizzata. GIAN SAVINO PENE VIDARI ricostruisce la storia dell’edizione 1978 (integrale) dei disegni ottocenteschi di Clemente Rovere e presenta quella (selettiva) edita recentemente dall’Artistica Savigliano, Viaggio in Piemonte di paese in paese. Il settore letterario offre lo studio di GIANNA CERUTTI sulla figura femminile nella narrativa di Sebastiano Vassalli, e la presentazione di un mannello di lettere di Giovanni Bernardo De Rossi a Tommaso Valperga di Caluso, a cura di MILENA CONTINI. Infine, i profili: PAOLO BAGNOLI illustra la formazione del pensiero politico di Alessandro Passerin d’Entrèves; e i congedi: PIETRO TERNA e RENATA ALLÌO ricordano Sergio Ricossa (1927-2016); LAURA GALLO la figura di Gianni Carlo Sciolla (1940-2017). Chiudono il fascicolo le fitte pagine dedicate al «Notiziario bibliografico», allo spoglio delle riviste, all’informazione sull’attività del Centro Studi Piemontesi, alle notizie di mostre convegni e altre iniziative riguardanti la cultura regionale.